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Versace in causa contro l’azienda americana Fashion Nova: “hanno copiato il Jungle Dress”

Versace in causa contro l’azienda americana Fashion Nova: “hanno copiato il Jungle Dress”

“Ora Google però mostrami il vero jungle dress” Donatella Versace

In realtà si chiama “Green Versace dress of Jennifer Lopez e racconta la storia e la fenomenologia del “jungle dress” indossato dalla cantante e attrice di origine portoricana ai Grammy Award del 23 dicembre del 2000. Disegnato da Donatella Versace, si tratta di un vestito in chiffon di seta trasparente con maniche lunghe, apertura sulla schiena e scollatura profondissima fermata da una spilla all’altezza dell’ombelico che lascia scoperta la parte della gonna.

Originale

Jennifer Lopez sorprende tutti, indossando 20 anni dopo il Jungle Dress alla Milano Fashion Week, ma questa volta i riflettori non sono puntati su di lei. Infatti, il brand Versace è in causa con un’azienda fast fashion americana Fashion Nova, per aver messo in commercio “copie deliberate e imitazioni dei disegni, marchi, simboli e altri elementi più famosi e riconoscibili”, compreso l’abito di J.Lo. La casa di moda italiana ha presentato davanti a un tribunale federale di New York, affermando che: Fashion Nova ha copiato le sue stampe “Pop Hearts” e “Barocco – 57” protette da copyright e le ha replicate sui propri articoli in violazione della legge federale sul diritto d’autore.

Fashion Nova

“la capacità di Fashion Nova di sfornare nuovi vestiti così rapidamente e così a buon mercato è dovuta in gran parte alla sua capacità di copiare i disegni, i marchi e scambia elementi di abbigliamento di noti designer e sfrutta i loro sforzi creativi per rafforzare la sua linea di base”.

A titolo informativo, va aggiunto che Fashion Nova, marchio di fast fashion americano, si è conquistato il primato senza una sfilata, senza uscite su riviste di settore, senza campagne di marketing tradizionale e senza tattiche Seo forzate. Sarebbe semplice descrivere Fashion Nova come un ‘Instagram brand’. Il suo fondatore, nonché Ceo, Cfo e Cmo Richard Saghian, preferisce definirlo come un “marchio virale”, ma qualcosa in entrambe le descrizioni rischia di far apparire l’azienda vagamente effimera e illegittima.