x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Riapertura ristoranti, Cracco: «Prima di distanziare i tavoli, tamponi a cuochi e camerieri»

Riapertura ristoranti, Cracco: «Prima di distanziare i tavoli, tamponi a cuochi e camerieri»

Riapertura ristoranti, sul tema interviene anche lo chef star Carlo Cracco. Il pluripremiato cuoco, star televisiva da quando ha debuttato a Masterchef, in un’intervista a La Repubblica dice la sua e pone l’accento sulla sicurezza di chi lavora in cucina. «Prima di distanziare i tavoli – afferma Cracco – si pensi a fare i tamponi a chi lavora, in cucina e nel servizio ai tavoli». Insomma, la sicurezza prima di ogni altra cosa. «Solo così i clienti che torneranno nei nostri ristoranti si sentiranno sicuri», afferma lo chef. Poi nella breve ma incisiva chiacchierata con il quotidiano romano Carlo Cracco affronta il tema della difficile ripartenza anche sul piano commerciale. «Noi cuochi dobbiamo usare la creatività per reinventare», afferma.

Italia fase 2, riapertura ristoranti: ecco quando

riapertura ristoranti carlo cracco

Carlo Cracco: la sicurezza sempre al primo posto

All’interlocutore che gli chiede se le misure previste dal governo – il distanziamento sociale prima di tutto – non vadano già nelle direzione del ritorno al lavoro in sicurezza, anche nei ristoranti, Cracco risponde in modo scettico. «Ma quale distanza – dice – Voi pensate che si risolva tutto così? Bisogna prima di tutto fare i test ai dipendenti dei ristoranti. A tutti, prima di cominciare il lavoro. Perché io devo assicurare a chi viene da me la massima sicurezza sanitaria così come gliela assicuro sul cibo. Stiamo parlando di trasparenza, di salute. C’è gente che ha perso i propri cari, chi sta soffrendo per amici in difficoltà. E la risposta per ripartire è la distanza?».

Difficile dargli torto, ma sarà davvero possibile effettuare i tamponi a tutto il personale della ristorazione entro il 1° giugno? Noi, come Cracco, pensiamo sia un dovere. Il ministero della Salute ora ha un mese di tempo, senza contare quello perso finora: si parla di effettuare tamponi a tappeto da troppo tempo, ma non si vede ancora nulla di concreto. «Capisco che possa essere complicato da organizzare. Ma che cosa dà più sicurezza alla gente della certificazione ufficiale? Io devo garantire chi verrà da me. E se non ho patentini veri, reali, mi crede sulla parola? E poi, pensate ai dipendenti che in questo momento vedono a rischio il posto di lavoro, il futuro. Anche a loro io devo offrire garanzie. Magari uno per paura non confessa di aver la febbre e se lo si scopre poi in sala diventerebbe la fine», aggiunge lo chef.

Riapertura ristoranti, Cracco: «Usare la creatività per reinventare»

La ripartenza, per la ristorazione come per tutto il settore turistico, sarà molto difficile. Anche Carlo Cracco lo sa e dice la sua su come vivere questo passaggio. Cercando di immaginare il futuro, un futuro positivo. «Ci vorrà tempo, tanto  – dice – Sbaglia chi non ha orizzonti, chi pensa solo a ripartire subito. Bisognerà tutti quanti diventare consapevoli che nulla sarà più come prima, che ci vorranno un paio di anni almeno per ripartire bene. Ma non per questo ci dobbiamo fermare. A me spiace tantissimo non poter essere nel ristorante perché è la mia vita, però proprio in questo momento si deve trasformare l’esperienza in forza, la pausa forzata in pensiero costruttivo, inventandosi delle cose».

riapertura ristoranti carlo cracco

E Carlo Cracco non è stato fermo in questi giorni, cercando di mettere a frutto la sua creatività. «Mi sono messo a cucinare per gli operai che stavano allestendo l’ospedale in Fiera, qui a Milano – dice – L’ho proposto ai miei ragazzi e tutti hanno subito detto sì, erano entusiasti. E’ stata una bellissima esperienza. E poi ho scoperto il mondo digitale». Come, il digitale solo adesso? Cracco spiega meglio: «Il digitale come strumento per far conoscere il nostro cibo ovunque, senza la presenza fisica. Sarà una delle sfide future, il negozio online, noi delle grandi città dovremo fare i conti per un po’ con la sparizione del turismo che tanto ci aveva dato. Se la gente non può venire da noi dobbiamo essere noi ad arrivare da loro. Penso a un delivery nazionale e internazionale». 

I migliori ristoranti di Roma secondo… gli americani!