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Mod VS Rocker: adolescenti ribelli e nemici giurati, uno stile esplosivo tra ’50 e ’60

Mod VS Rocker: adolescenti ribelli e nemici giurati, uno stile esplosivo tra ’50 e ’60

8 gennaio 1935: nasce Elvis Aaron Presley.
25 maggio 1958: nasce The Modfather, al secolo John William Paul Weller.
1964, Hastings, East Sussex: centinaia di rocker e di mod intavolano scontri che andranno avanti per tre giorni e tre notti lungo le spiagge.
1967: Ponyboy, Johnny e Dallas danno vita alle peripezie dei Ragazzi della 56′ Strada
1979: esce il film Quadrophenia, sulla battaglia di Brighton, regia di Roddam e produzione The Who

Qual è il punto d’incontro tra tutto ciò? Ogni riferimento ha a che fare con la più grande diatriba social-fashion-musicale mai esistita. Siamo in Inghilterra, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, quando  la figura dell’adolescente è appena andata delineandosi, dando vita a due fazioni, opposte, ribelli ed entrambe dallo stile esplosivo. I rocker ed i mod daranno vita ad una guerra sociale che contaminerà tutto quello che la scena musical-modaiola vedrà nascere in futuro.

Il termine rocker nasce come dispregiativo, ma il movimento lo elegge ad etichetta, sigillo che li descrive alla perfezione: giubbotti di pelle nera, basettoni incolti, capelli impomatati dalla brillantina, cotonature folli ed esagerate. Spericolati, selvaggi, motociclisti violenti che intraprendono vere e proprie sfide in città con moto esclusivamente American Style. I Levi’s diventano un’icona, come l’immancabile berretto di cuoio nero.

Le ragazze si atteggiano con rossetti esagerati, sigaretta sempre in bocca e facce da dure. Sposano dunque tutto quello che la scena Rock ‘n’ Roll americana propone. Ovvio l’amore folle per Chuck Berry, Bo Diddley ed Elvis. Le prime contaminazioni arrivano nel ’79 dalla scena Punk Americana che vede nascere gli Stray Cats per i quali il successo arriva nel Regno Unito grazie all’omonimo album che supererà ogni aspettativa, il tutto fomentato dall’influenza del movimento rockabilly.

I mods, dal canto loro, sono per un’immagine molto più minimal chic: raffinati ed economicamente benestanti, amano la ricerca estetica per eccellenza. Scarpe e sartoria made in Italy sono il top per loro; la Vespa e la Lambretta non possono mai mancare, sfoggiate e lucidate come se fossero opere d’arte. Il pantalone a sigaretta e la gonna di taglio perfetto, abbinata a stivali di pelle di grandissima qualità, diventano dei must. Perché mod sta per modernist. Si cerca, nell’innovazione, l’eleganza ostentata, sempre spalleggiata da atteggiamenti ribelli.

Musicalmente parlando mescolano tantissimo: amano tutte le contaminazioni violente, perché appunto si sentono modernist fino al midollo. Impazziscono per il Modern Jazz, ma anche per il Soul, per lo Ska e venerano il Beat. Who, Small Faces, Kinks, The Yardbirds ed i Beatles i gruppi più ascoltati, gruppi che proponevano lo stesso fashion style. Nel maggio del ‘58 nasce Paul Weller che ridefinisce tutto il movimento mod. Il suo soprannome gli rende pienamente giustizia: the Modfather; solo per lui andrebbero scritte pagine e pagine, ma la copertina di Café Bleu fa capire chi sia!

Concludendo, si può solo rimarcare il fatto che i due movimenti abbiano attinto da vari mondi e contaminazioni continuando e reinventarli, migliorandoli, musicalmente ed esteticamente; il Punk ha preso tantissimo dai rocker e la musica British anni ‘90 ha attinto certamente dai Mod.

Personalmente ho sempre amato il mod style in toto, anche in ambito musicale. Ancora oggi considero pantaloni a sigaretta e dolcevita must have per la vita, ma ho sempre strizzato l’occhio ai rocker, ai loro chiodi e alle loro motociclette. E voi chi amate di più?

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