Il dream team è stato schierato: Emporio Armani, MM6 Maison Margiela, Prada e Moschino. Tutto è sembrato partire con la nonchalance che ci si aspetta dagli eventi di moda, ma è risultato impossibile non ammettere che fosse difficile concentrarsi, considerata la guerra in atto. La Milano Fashion Week non è rimasta in silenzio.
Una stilista e direttrice creativa ucraina, Anna Mazzhyk, ha detto di essere stata svegliata dai suoi genitori di lei alle sette del mattino. Questo per scoprire che la Russia stesse attaccando l’Ucraina proprio in quel momento. “Ho pianto prima del primo spettacolo perché è difficile per me”, ha detto la 22enne nativa di Kiev, vestita con un gilet over di Prada e circondata dai suoi amici in mood da Fashion Week. “Indossiamo tutti occhiali da sole per coprire i nostri occhi gonfi”, ha detto. La modella belga Louise Robert ha detto che i bookmaker ucraini nel backstage di Prada fossero visibilmente sconvolti.
Mentre provavano a capire quando e come potessero tornare a casa. In Prada, i co-designer Miuccia Prada e Raf Simons hanno abbinato semplici canotte bianche con gonne a sigaretta strette e a strati ornate con lustrini, pelle o pannelli trasparenti sulle cosce. Le spalle erano oversize su abiti neri che incorporavano catene ad angolo al collo, mentre i soprabiti di tweed offrivano un tocco di fantasia con sbuffi di lana d’agnello riccia sui bicipiti in verde, rosa o blu. E mentre la bomba emotiva esplodeva. “Cerca di essere tagliato fuori da ciò che accade nel mondo”, ha detto la make up artist Chiara Tipaldi. “Penso che la maggior parte delle persone sia schiacciata”, ha detto. “Ma non possiamo fare politica qui dentro”. In effetti, le passerelle hanno offerto molte distrazioni agli ospiti. Tra queste Kim Kardashian – finora la più grande celebrità della settimana della moda – in prima fila da Prada.
Inguainata in avocado e pelle nera, per guardare la sorella dai capelli rossi, Kendall, in passerella. Per chi ama la moda urlata in faccia, Roberto Cavalli ha presentato mercoledì sera una collezione teatrale di quelli che lo stilista Fausto Puglisi chiamava “abiti a gabbia”. Con fasce di tessuto che ricoprono a malapena parti strategiche del busto, insieme alla firma dell’etichetta sopra -le stampe animalier in alto. Body da ghepardo. Mantelli in finto rettile. Leopardo, pelle e frange insieme alla Milano Fashion Week. Ma la domanda è cosa si può amare quando il mondo sta andando in pezzi?