Le novità di Ferdinand Alexander Porsche
Uno dei nomi oggi più ambiti nel mondo dell’orologeria è senza dubbio “Porsche“. Sono infatti sempre di più i marchi che, in una maniera o nell’altra, tentano di usarlo a loro esclusivo vantaggio, non disdegnando nessuna delle tante possibili “entrate secondarie” che il mondo mediatico odierno ci regala.
Assistiamo così a segnatempo che si ispirano a macchine particolari realizzate dalla Casa di Stoccarda, oppure collezioni dedicate a questo o quel campionato riservato esclusivamente alle autovetture tedesche… In realtà, pur di accaparrarsi il favore dei tanti driver che guidano queste auto, oppure degli ancora più numerosi che ne sognano una, diversi marchi anche blasonati sono stati disposti a ricorrere a più di un espediente comunicativo. Nel frattempo Porsche Design, quella vera, voluta e fondata nel 1972 da Ferdinand Alexander Porsche, “Butzi” per gli amici, il padre della 911 per tutti gli altri, continua nella sua strada orologiera.
La ricerca, abbastanza evidente e decisamente riuscita, è quella di creare dei segnatempo dove il design si integri perfettamente con la funzione, senza sovrastarla e senza apparire troppo vistosi al polso. L’integrazione avvenuta poi in questi anni all’interno del gruppo orologiero Eterna, ha fatto sì che le velleità tecnologiche si siano trasformate sovente in realtà manifatturiere, riuscendo a coronare dei piccoli sogni meccanici, come il celebre Indicator, pietra miliare della cronografia moderna.
Oggi Porsche Design punta, nell’orologeria, a rafforzare la sua collezione senza dubbio più importante, la Flat Six, proponendo nuovi colori, materiali, finiture. Si tratta di un lavoro di affinamento di una potenzialità già espressa, che trova nell’utilizzo delle nuove tecnologie, la possibilità di esprimere concetti di design interessanti e accattivanti.