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Perché etichettiamo le persone? Conosciamo noi stessi

La risposta più immediata a questa complessa domanda potrebbe essere che etichettare il prossimo ci serve per comunicare. Dopo tutto siamo nient’altro che una tribù, nonostante ci sforziamo di civilizzarci, di trovare espedienti più o meno efficaci per convivere tra di noi non abbandoneremo mai il nostro istinto animalesco.  

Se a questa necessità di scambiarci messaggi comunicativi aggiungiamo l’evoluzione (o talvolta involuzione) del cervello umano arriveremo presto alla risposta: etichette. Grasso, magro, alto, basso, stupido, intelligente, introverso, estroverso, potremmo andare avanti all’infinito, sono tutti espedienti umani che ci permettono di estendere i nostri confini, esplorare il diverso per crescere.

Etichettare il prossimo per raccontarci a noi stessi

Spesso e volentieri, però, il lavoro di riflessione sul prossimo che l’esigenza di comunicazione e crescita ci induce a fare non è altro che la trasposizione verbale di ciò che pensiamo dell’altro e di come, in parte vediamo noi stessi. In buona sostanza attribuiamo agli altri etichette preconfezionate solo perché in loro vediamo qualcosa di molto simile a noi o, al contrario di molto diverso.

Ci reputiamo persone di carattere? Tutto ciò che apparirà diverso potrebbe trasformarsi in “rammollito“. Siamo persone estroverse? Chi non ci somiglia diventerà per forza un “introverso” e così discorrendo per ogni categoria umana che conosciamo. Talvolta questo meccanismo è costruttivo per la nostra persona, se infatti pensiamo di avere dei difetti etichettare l’altro con aggettivi diversi può spronarci a migliorare. Talvolta però potrebbe trasformarsi in una reazione di rigetto dell’altro finendo per pregiudicarne l’integrazione e l’accettazione.

Etichettare per giudicare: i canoni classici di una bellezza convenzionale

Molto spesso è proprio la società a stabilire per noi come etichettare le persone. Se ci concentriamo sui canoni di un mondo illusoriamente perfetto vedremo persone eternamente giovani, coraggiose e audaci, intelligenti, magre e bellissime. Il problema è proprio che nulla rispetto a questi canoni è più lontano dalla realtà dei fatti. Il mondo non crea persone perfette, la perfezione arriva nel momento in cui gli individui imperfetti accettano l’imperfezione: questa è la vera ricchezza.