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New York Fashion Week 2017: la moda sfida la politica e si fa sentire

New York Fashion Week 2017: la moda sfida la politica e si fa sentire

Alla New York Fashion Week 2017 è andata in passerella, sopra ogni cosa, la politica

Mai come quest’anno la moda è stata intrisa di politica: alla New York Fashion Week 2017 è stato un trionfo di messaggi e slang di matrice civile e di orientamento politico. Prevedibile che accadesse; se il fashion altro non è che lo specchio filtrato della società era inevitabile che negli Stati Uniti esplodesse la tensione derivata dall’elezione del Presidente più discusso della storia.

Basti pensare che fior di stilisti hanno pubblicamente reso noto il proprio rifiuto circa l’ipotesi di vestire la first lady, Melania Trump, e uno di questi grandi nomi è stato scelto per chiudere la New York Fashion Week 2017: Marc Jacobs. I temi più scottanti del momento sono – inevitabilmente – la questione razziale e la parità fra sessi. Pare che le grandi firme abbiano deciso da che parte stare e l’hanno reso noto con messaggi chiarissimi.

Dalla T-shirt che recita “we should all be feminists” (“dovremmo tutti essere femministi“) di Maria Grazia Chiuri per la collezione primavera-estate 2017/2018 di Dior alla “we are all human beings” (tradotto, “siamo tutti esseri umani“) di Creatures of Comfort passando da Public Schoolwe need leaders” (“abbiamo bisogno di leader“). Questo il tenore della “moda parlante” andata in scena a New York.