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Pitti Uomo 80, debutto con ottimismo

Moda maschile in ripresa al traino dell’export
Saranno on line da oggi il nuovo il nuovo sito web di Pitti Immagine, totalmente rinnovato, www.pittimmagine.com, e anche quello di Fondazione Pitti Discovery, www.pittidiscovery.com.

E queste sono solo due delle novità che caratterizzano l’80esima edizione di Pitti Uomo che apre i battenti oggi a Firenze. Per quattro giorni in Fortezza da Basso, 995 marchi (di cui 347, il 34,87%, provenienti dall’estero) di 825 aziende mostreranno le collezioni per la primavera estate 2012.

Questa edizione si apre su un mercato che sembra vedere, finalmente, la luce fuori dal tunnel. Infatti, ripartita l’economia mondiale, nel 2010 anche la filiera tessile-moda ha sperimentato un cambio di passo, segnando un recupero del giro d’affari complessivo pari al +7,2%.
Tuttavia, come nel 2009 la recessione aveva colpito con intensità variabile i diversi comparti, così nel 2010 si rilevano ritmi di recupero più o meno vigorosi a seconda del settore.

In particolare, il “monte”, in calo dal 2007, ha evidenziato dei veri e propri rimbalzi, mentre il “valle” ha mostrato una ripresa più contenuta e lenta. In tale contesto, la moda maschile italiana (ch significa l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) evidenzia una sostanziale stabilità rispetto alle performance del 2009, con un fatturato pari a 8,1 miliardi di euro.

Scendendo nello specifico è da notare che sul dato medio settoriale grava il risultato del vestiario esterno maschile (che concorre al 53,7% del fatturato totale), le cui vendite si sono contratte del -3,4%.
Al contrario, la maglieria esterna ha evidenziato già nel 2010 un recupero del +4,5%, mentre l’abbigliamento in pelle, dopo un biennio di contrazioni su tassi a due cifre, ha sperimentato un rimbalzo del +11,8%: questi buoni risultati, come anticipato, non sono stati tuttavia sufficienti ad assicurare al settore un’inversione di trend. Peraltro, gli altri due micro-comparti esaminati nel bilancio settoriale si sono mossi in area negativa: le cravatte chiudono il 2010 con una contrazione del -1,3%, la camiceria segna, invece, un -0,7%.

Import ed export

Il mondo della moda maschile è un comparto che strutturalmente genera all’estero oltre la metà del proprio fatturato (54,2% nel 2010), quindi la ripartenza del commercio mondiale si è rivelata il principale motore di crescita.
L’export
è tornato a registrare una dinamica positiva, mostrando un recupero su base annua del +3,4%. Pur essendo inferiore alle potenzialità (e insufficiente a ripianare le perdite del 2009), questa crescita ha consentito alla moda maschile di compensare, almeno in parte, le criticità del mercato domestico.

Il rilancio delle vendite estere si irrobustirà soprattutto nel corso del 2011, allontanando i colpi di coda del periodo recessivo, sulla spinta della domanda rappresentata dai mercati emergenti e della congiuntura tornata favorevole in mercati tradizionali come gli Usa, la Germania o la Francia.

Come facile attendersi dopo un ciclo recessivo, l’import è cresciuto in maniera più sostenuta rispetto all’export, sperimentando una dinamica del +7,7%, che riporta il valore complessivo sui 3,5miliardi. Alla luce di questi dati, la moda maschile italiana presenta un saldo commerciale ampiamente positivo, ma in netto ridimensionamento (893milioni di euro contro il miliardo del 2009).

Andamento 2011

Nell’anno in corso la ripresa verrà trainata dall’export come evidenziano se due mercati particolarmente importanti per la moda maschile italiana, quali la Francia e gli Usa. Infatti il mercato francese, sulla base dei primi dati relativi al primo quadrimestre del 2010, ha chiuso le vendite di prêt-à-porter maschile a +0,6%, grazie a un mese di aprile particolarmente brillante (+6,4% a valore rispetto all’aprile 2010).

Proprio in aprile i soli multimarca hanno evidenziato un recupero di moda uomo del +6,7%, mentre le catene del +4,5. Le statistiche ufficiali rilasciate dallo US Census Bureau indicano una crescita delle vendite al dettaglio dei “men’s clothing stores” che, nel primo trimestre 2011, si è attestata a un +6,3%. Per il mercato italiano, invece, nel periodo gennaio-marzo 2011 il sell-out di abbigliamento maschile permane (in valore e in quantità) in area negativa.

Alessandra Iannello

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