
Il complesso architettonico composto dall’Eremo o Rotonda di Montesiepi e dalle rovine della grande Abbazia di Circestense di San Galgano è uno dei più suggestivi della Toscana. Vediamo insieme perché …
«Chiunque estrarrà la spada da questa roccia sarà proclamato di diritto re di tutta l’Inghilterra». La leggenda di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda è nota a tutti: qualcuno avrà visto magari anche l’omonimo film d’animazione disney, che in chiave fiabesca racconta le vicende del giovane Semola istruito a dovere da Mago Merlino.
Anche l’Italia vanta la sua Excalibur, ossia la sua spada conficcata nella roccia impossibile da estrarre. L’arma si trova nella splendida abbazia cistercense a Montesiepi, che a partire da settembre è passata dallo Stato al Comune di Chiusdino, vicino Siena. Il luogo, noto anche come Rotonda di Montesiepi, è un edificio antico a pianta circolare, costruito in seguito alla morte di San Galgano, in corrispondenza della capanna in cui questi trascorse gli ultimi giorni della sua vita. San Galgano era un giovane nato a Chiusdino che, a seguito di ripetute visioni religiose, aveva deciso di ritirarsi in solitudine e di vivere da eremita. Prima di farlo però aveva scelto di rinunciare alla vita di cavaliere. Ed è proprio per questa sua volontà che la sua storia è arrivata sino ai giorni nostri. San Galgano, infatti, per rompere i ponti con la sua vita passata, piantò con forza la sua spada nel terreno. Molto probabilmente quella spada avrebbe dovuto rappresentare la conversione, vista la rassomiglianza dell’arma con la croce. La spada a distanza di diversi secoli è ancora lì, custodita nell’eremo, consacrato ufficialmente nel 1185. Oggi la spada di ferro è protetta da una teca trasparente. A partire anni dagli Settanta del Novecento, non sono mancati, infatti, atti di vandali e squilibrati che credendosi novelli re Artù, hanno provato ad estrarre la spada, recando non pochi danni alla stessa e alla pietra in cui essa è conficcata.

Attorno alla Rotonda di Montesiepi, visitabile gratuitamente tutti i giorni a partire dalle nove (tranne la domenica, perché viene celebrata la messa) si sono intrecciate diverse leggende: quella già citata di Re Artù e quella del Santo Graal. Partiamo dal legame con Re Artù: innanzitutto Galgano Guidotti è un personaggio realmente esistito, nato nel 1148 a Chiusdino e morto nel 1181, come attestano documenti ancora esistenti; mentre re Artù e tutti i suoi cavalieri sono avvolti nella leggenda. Gli atti poi del processo di beatificazione di san Galgano risalgono incontestabilmente al 1185, dunque cinque anni prima che Chrétien de Troyes scrivesse il suo «Perceval». Per quanto riguarda, invece, il legame con il Santo Graal la vicenda è più complessa: secondo la leggenda, infatti, il Santo Graal arrivò a Montesiepi, protetto dalla spada del santo. In effetti la forma dell’Eremo ricorda vagamente quella di una coppa rovesciata. Alcuni sostengono addirittura che il Santo Graal si trovi addirittura in uno dei sotterranei, dietro una pietra ben nascosto. Nessuno però ha mai trovato niente, anche perché gli scavi per ispezionare i sotterranei non sono mai stati approvati. Tutto è ancora avvolto nel mistero, sospeso tra storia e leggenda.