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7 – La Storia delle bollicine

7 – La Storia delle bollicine

Quando e dove nascono le bollicine?

Alla domanda da dove nascono le bollicine molti risponderanno: in Francia.
Esatto, ma dove? E qui molti, se non tutti cadranno in errore. No, non è la Champagne la culla delle nostre tanto amate bollicine.

Le origini dei vini spumanti vanno ricercate un po’ più a sud, nella Francia meridionale, a Limoux, nella regione del Languedoc-Roussilon, terra oggi famosa per i suoi vini rosati. Narra la storia che nel 1531, presso l’Abbazia di Saint-Hilaire, per una fortuita combinazione, i monaci benedettini scoprirono la rifermentazione in bottiglia. Vino progenitore della Blanquette de Limoux, prodotta con uve Mauzac. Un vino leggero (6 – 7 % di alcol) da bersi giovane.

Dovranno passare oltre 150 anni perché il vino spumante, rifermentato in bottiglia, venga scoperto anche nella sua più celebre regione di produzione: la Champagne. Narra sempre la storia che, solo nel 1688, un altro padre benedettino, l’abate Dom Pérignon, scoprì (per caso o per volontà non è chiaro) il progenitore dei moderni vini spumante a Metodo Classico.  Secondo alcuni voci, ovviamente provenienti da Limoux, sembra che lo stesso Dom Pérignon si recò più volte in visita all’abbazia di Saint-Hilarie, dove prese più di un’idea per mettere a punto la sua “invenzione”. Ma qui siamo nel campo del “si dice”.

Da documenti recenti, sembra che le bollicine in Champagne esistessero ancor prima delle scoperte di Dom Pérignon, e pare che tali bollicine fossero già apprezzate oltremanica.  A Dom Pérignon và il merito di aver scoperto e migliorato alcune tecniche ancora oggi utilizzate dalle grandi maisons. In particolare, la raccolta e la vinificazione separata dell’uva, l’assemblaggio.

Altro nome decisivo per la nascita del moderno Champagne è  Clicquot. Si deve ad un dipendente di questa maison, la nascita del rémuage, la tecnica di rotazione della bottiglie con l’obiettivo di concentrare i lieviti nel collo della bottiglia e facilitarne l’espulsione. È grazie al rémuage che lo Champagne, da torbido diventa il limpido e cristallino vino che siamo abituati ad apprezzare.

Per quanto riguarda invece i sapori, fino alla metà del 1800 e primi anni del secolo successivo, lo Champagne era prevalentemente Dolce o Demi-Sec. Fondamentalmente per un motivo tecnico: l’aggiunta dello zucchero era necessaria per coprire l’eccessiva acidità e “ruvidità” dei vini, dovuta alle tecniche di cantine ancora rudimentali. Ciò determinò un gusto diffuso verso vini decisamente abboccati. Una moda difficile da superare, anche quando i produttori iniziarono a puntare sul Brut. Si arriva a metà del secolo scorso. Le mode sono cambiate, da oltreoceano si richiedono vini più secchi.  Si afferma la moderna tipologia Champagne. Secco:  pas dosé o, più diffusamente, brut. Un vino più elegante, più fine, in grado di abbinarsi piatti più pregiati e di accompagnare un intero pasto.

Ed in Italia? Anche qui storia e leggenda fanno risalire i primi vini con le bollicine agli antichi romani, per passare poi ai fasti del medioevo. Ma se si parla di vino spumante Metodo Classico, anche in Italia c’è una data ed un nome preciso: 1865, Carlo Gancia. La sua idea: creare il primo metodo classico Italiano. Per fare ciò si reca a Reims, capitale storica della Champagne, dove apprende i segreti della rifermentazione in bottiglia. Membro della storica casa piemontese, famosa per la produzione del Vermouth, Carlo Gancia applicò quanto imparato oltralpe ad un vitigno autoctono della sua zona: il Moscato. Nacque così il primo Metodo Classico italiano, dolce. Dopo un primo periodo a Chivasso, la produzione viene spostata al centro del territorio da cui nasce il moscato: Canelli. Ancora oggi Canelli è un cuore pulsante, dal quale nascono grandi metodi classici, non più solo a base moscato, in grado di rivaleggiare con importanti concorrenti italiani e stranieri. Vale la pena recarsi a Canelli per visitare il labirinto di cantine sotterranee che si sviluppa per diversi chilometri.  

Con l’arrivo del secolo successivo, il 1900, il metodo classico si diffonde in altre importanti aree del nord Italia, prima tra tutte in Trentino, grazie all’opera di un altro grande pioniere del Metodo Classico Italiano: Giulio Ferrari.

Nei primi anni del 1930 le prime produzioni di Metodo Classico nell’Oltrepò Pavese. Nel 1961, la nascita del Franciacorta, ad opera di Franco Ziliani e Guido Berlucchi. Due tipologie diverse di vino spumante, accomunate dalla DOCG.

Questo per quanto riguarda il Metodo Classico.

Ma in Italia esiste anche un altro affascinante percorso, legato all’altro metodo di rifermentazione: il Metodo Martinotti-Charmat. Percorsi che si snodano in Piemonte, nell’Astigiano, dove nasce l’Asti Spumante, o nella vicina Acqui Terme dove si produce il Brachetto d’Acqui.

O più ad est, in Veneto, nel Trevigiano, terra di elezione del Prosecco, il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene. Tre grandi vini, tre DOCG.

 Danilo della Mura

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