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Riaperture 18 Maggio: dalla Lombardia al Veneto, le decisioni regionali

Riaperture 18 Maggio: dalla Lombardia al Veneto, le decisioni regionali

Riaperture ristoranti, bar, pub, parrucchieri, e chi più ne ha più ne metta, sarà addirittura totale in qualche regione d’Italia. Quasi sicuramente il Governo avanzerà una proposta base, ma sarà poi compito delle singole Regioni modulare le aperture in base alla situazione epidemiologica locale. Vediamo insieme le scelte dei vari presidenti delle regioni italiane!

Riaperture 18 Maggio: dalla Lombardia al Veneto, le decisioni regionali

Giovanni Toti, presidente della Liguria, si è dichiarato soddisfatto di tutta questa autonomia perché Conte ha ascoltato le richieste delle Regioni. Enrico Rossi, presidente della Toscana, ha parlato di decisione “prudente e condivisibile”: necessario decidere in base agli accadimenti delle singole regioni. Grande soddisfazione anche da parte di Luca Zaia, presidente del Veneto, che ha prontamente annunciato un programma di riapertura totale per la sua regione. Si unisce al coro anche Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia-Giulia, dichiaratosi dello stesso avviso. Fontana, presidente regione Lombardia ha proposto: differire l’ingresso al lavoro lungo le 4 ore comprese tra le 8 e le 12; consentire la riapertura dei negozi solo dalle 11 e di disincentivare nelle ore di punta tutti gli spostamenti non motivati dalla necessità di raggiungere il posto di lavoro. Insomma, maggio-coraggio.

Giuseppe Conte e Attilio Fontana

Intanto in piazza

Ristoratori scesi in piazza per protestare contro il governo, secondo loro causa della profonda crisi economica negli ultimi mesi di emergenza Coronavirus. In seguito ad una mattinata di protesta, la Polizia di Stato ha sanzionato  titolari di ristoranti, bar e pub milanesi per essersi assembrati nonostante sia vietato. Le multe effettuate sono state in tutto 15, da 400 euro. La bufera politica non ha tardato ad incombere, e chi meglio dell’ex ministro degli interni è bravo a gettare legna sul fuoco.  Matteo Salvini ha infatti dichiarato: «Non ho parole! Imprenditori e commercianti in piazza a Milano, con mascherine, distanza ed educazione. Risposta dello Stato? 400 euro di multa… Gli italiani chiedono aiuti e supporto, non multe e burocrazia. Lo Stato e il Comune di Milano». Una provocazione a cui il sindaco Beppe Sala si è trovato a dover ribattere: «Matteo Salvini, campione di fake news, mente sapendo di mentire. Il Comune e la polizia locale non c’entrano. Ma, al netto di queste strumentalizzazioni, sono ben conscio del problema di questi commercianti e, senza slogan o proclami, ho chiamato il prefetto e chiesto di ricevere il prima possibile una loro delegazione».

Ferita che sanguina

La categoria di ristoratori e imprenditori del campo, è profondamente ferita dalle misure decise dal governo per l’emergenza sanitaria che il mondo sta attraversando. Su settemila esercizi in territorio milanese si stima che alla data di ripartenza, oltre 2 mila non riusciranno ad riaprire, e che parecchi di quelli che ce la faranno rischiano invece di rimanere vuoti. Quasi cinque ore di assembramento, vietato dalla legge a causa dell’emergenza sanitaria, la Polizia di Stato è dovuta intervenire multando i 15 manifestanti. È stata un’operazione inevitabile, poiché la questura aveva già fatto chiarito ai manifestanti che non fosse possibile assembrarsi in questo dato periodo storico. Ricordiamo infatti che gli assembramenti, da quando è in vigore il dpcm, sono sempre stati sottoposti a sanzioni. Dalla questura dichiarano:«È già accaduto il 25 aprile con diversi gruppi di sinistra che volevano rendere omaggio ai partigiani, il 29 con i gruppi di destra che invece volevano commemorare Sergio Ramelli». Insomma, forse per la prima volta, la legge è uguale per tutti.
I ristoranti ci mancano eccome.

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