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Leila Janah, morta “l’imprenditrice dei poveri”

Leila Janah, morta “l’imprenditrice dei poveri”

Conosciuta in tutto il mondo come “l’imprenditrice dei poveri”, Leila Janah è deceduta lo scorso 24 gennaio a New York. Combatteva da tempo contro un sarcoma epitelioide, un tumore molto aggressivo che colpisce i tessuti molli. Si era più volte mostrata sui suoi canali social senza capelli e molto dimagrita, tutta la sua combattività però non è servita. Il mondo dell’imprenditoria piange la sua perdita.

Leila

Vita privata e carriera di Leila Janah

Leila Janah nacque il 9 ottobre 1982 a Lewinston, New York, vicino alle cascate del Niagara. Figlia di un ingegnere indiano, si è laureata in matematica e scienze e a soli dieci anni ha cominciato ad usare il cognome della madre, Janah appunto. Il desiderio di dedicarsi ai meno fortunati è cominciato alle scuole medie quando la famiglia si trovò in condizioni di povertà. Nonostante tutto sentì la necessita di unirsi ad associazioni di volontariato. Frequentò l’università in California e cominciò a viaggiare in Ghana per insegnare l’inglese ai bambini non vedenti. Lí apprese il sistema di scrittura Braille. Il continuo contatto con le popolazioni più bisognose portò Leila a creare un progetto tutto suo decidendo di passare all’azione in prima persona.

Leila Janah

Perché era conosciuta come “l’imprenditrice dei poveri”

Leila Janah nel 2008 fondò la sua vera prima azienda, Samasource. dal sanscrito “Sama” che vuol dire “eguale”, andò a Nairobi, in Kenya, con l’obiettivo di assumere persone, facendole lavorare nel campo digitale, per fornire idee, dati, progetti e strumenti poi utilizzati nei campi più vari, dai videogiochi alla meccanica per auto. Con l’azienda Lxmi, Janah ha assunto nel 2015 migliaia di persone impiegandole nel campo della produzione di creme per uso cosmetico. Il totale dei dipendenti ha superato quota 11mila, metà dei quali sono donne. 

Leila Janah

L’etica filantropica di Leila Janah

Leila Janah era diventata famosa anche per il suo fisico da modella. Ma di lei gli amici dicono «c’era spazio solo per “l’estetica della solidarietà”». «Il nostro obiettivo – scriveva l’imprenditrice nel 2018 – è indicare una nuova strada per gli affari, che preveda un senso di giustizia verso chi è povero, e non il raggiungimento del massimo profitto». Leila non aveva figli, lascia il marito Tassilo Festetics, al quale spetta ora il compito di potare avanti la sua missione.