Le grand soir di Claude LévêqueUn peristilio e un muro nero che cattura la curiosità del visitatore del Padiglione di Francia, alla 53. Biennale di Venezia.
Un catafalco interamente rivestito di oscurità e un rumore di vento portano a una sorta di gabbia, un percorso a croce greca che conduce a tre bandiere sventolanti : è questa l’installazione di Claude Lévêque curata con Christian Bernard. Un progetto articolato, fatto di luce e suoni, di giorno e notte, che occupa con forza lo spazio e gli spettatori. Una memoria nostalgica e traumatizzata di ferite dell’infanzia dominata dalla violenza del mondo, dall’ambivalenza di segni e sentimenti, dalla inquietudine esistenziale espressi attraverso una sintetica rievocazione della vigilia della Rivoluzione, ” il movimento della transizione verso il cambiamento”.
Claude Lévêque parla alla cultura popolare non in modo manifesto, ma con atmosfere, ambienti ed oggetti che valorizzano la percezione sensoriale in luogo della comunicazione diretta. Un lavoro spettacolare, impressionante, teatrale fatto di “arte per l’arte”, l’arte del reale nella sua crudeltà e l’arte del sogno nei suoi labirinti disturbati, arte di essere persi, al confine tra panico e meraviglioso.
Così “Le grand soir”: il mito della Grande rivoluzione in Francia, La Grande Sera del “mondo antico” ovvero dell’anciens regime per il quale “il gufo della libertà non volerebbe fuori – se volasse fuori – fino al cadere della notte”, è la speranza di un ideale per il cambiamento radicale della società che irrompe in un momento di incertezza sociale, quando gli uomini sognano l’insurrezione perché il buio delle loro esistenze è diventato troppo crudele. La notte cristallizza l’esperienza: e il Padiglione Francia alla 53 Biennale di Venezia riflettono sul rinnovamento della società che auspica a un nuovo mondo.