Il nuovo millennio è appena cominciato, ma si è immediatamente palesata l’importanza del digitale. In meno di 50 anni tanti elementi della vita umana, dai servizi ai prodotti, hanno fatto esperienza del passaggio da analogico a digitale. Basti pensare alla musica, “migrata” da vinili e CD-ROM a file MP3, passando per prenotazioni di hotel e servizi, un tempo fattibili solo nelle agenzie specializzate, concludendo con la comunicazione, ora possibile tramite chat e con persone a centinaia di km di distanza.
Tutto ciò ha un nome, e si chiama digitalizzazione, fenomeno facente parte di quella che sociologi ed esperti definiscono come “quarta rivoluzione industriale”. Ma come tutti i cambiamenti e le rivoluzioni avvenute nel corso del tempo, anche la digitalizzazione ha dei rischi, e questi riguardano da vicino dati sensibili degli utenti, sicurezza dei conti bancari come Mastercard o Visa, e privacy di foto e conversazioni.
L’importanza della password
La parola password è un composto di due termini inglesi “pass”, passaggio, e “word”, parola. Sta appunto ad indicare una chiave d’accesso, o parola d’ordine che l’utente deve prima creare e poi introdurre per entrare in un servizio. Con la digitalizzazione questo vocabolo è diventato di uso comune in tutto il mondo, e utilizzato da chiunque abbia un conto online, sia esso di un servizio di posta elettronica, o di social media.
L’eventuale perdita di una password è fonte di preoccupazione proprio come quella di una chiave fisica di un’auto o di un’abitazione ed è per questo motivo che va creata, e poi custodita con estrema attenzione. I grandi marchi della moda e del settore del lusso, non fanno eccezioni: ogni grande o piccola azienda, deve essere in grado di proteggersi da attacchi delle rete.
A proposito di ciò, l’infografica di ExpressVPN sulle password più comuni al mondo ci fa notare che su questo argomento in Italia, così come nel resto del mondo, c’è ancora poca sensibilizzazione: nel nostro Paese, infatti, fra le password più utilizzate c’è “juventus”, quarta parola d’accesso più usata in Italia, e scelta ovviamente da fan della squadra di Torino, oppure ancora “123456”, che è invece la prima scelta degli italiani.
Bisognerebbe dunque fare molta più attenzione alla creazione di una password, e soprattutto cambiarle almeno ogni sei mesi per esseri sicuri di non essere attaccati da malintenzionati.
Tenere sotto controllo account “chiusi”, e non mescolare vita privata e lavorativa
Profili social, account di posta elettronica, blog personali e in generale tutto ciò che ci riguarda in rete contiene informazioni personali e dati sensibili da custodire gelosamente. A proposito di ciò diventa fondamentale, soprattutto per chi con Internet ci lavora, creare una separazione netta e distinta fra account di social network privati e quelli di lavoro, e lo stesso vale per le email.
Bisognerebbe infatti avere l’accortezza di creare un account di posta elettronica, Gmail, Yahoo o su altri provider, per comunicazioni private con amici e parenti, e un altro per gestire invece questioni professionali. Un’altra fonte di pericolo può essere rappresentata da account in disuso, che abbiamo chiuso senza eliminare il proprio indirizzo o che siano stati messi in pausa.
Ecco, anche in questi piccoli spazi di Internet gli hacker potrebbero trovare informazioni, foto, e conversazioni private che dovremmo invece tenere segrete. Il consiglio è dunque quello di chiudere definitivamente conti di servizi che non si utilizzano più, onde evitare spiacevoli sorprese.