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A Milano la mostra fotografica “underwater”

A Milano la mostra fotografica “underwater”

Intervista a Giuseppe La SpadaSono un omaggio al poeta russo Fjodor Ivanovic Tjut ev, le 23 immagini di Giuseppe La Spada esposte alla Galleria 7.24×0.26 di Pier Giuseppe Moroni.

Con la mostra fotografica “underwater” che si concluderà il 28 febbraio, si riapre la stagione espositiva dello spazio culturale milanese.

Le visioni sott’acqua dell’artista siciliano (Giuseppe è nato a Palermo nel 1974) tendono alla ricerca di un silenzio assoluto, il contatto e il contrasto con la natura così spesso violenta nella sua maestosità sono le linee giuda attraverso cui si dipana l’emozionante sequenza di immagini.

L’attenzione alla natura è sempre stata protagonista delle opere di La Spada.
Nel 2007 vince il prestigioso Webby Awards, per il sito “Mono no Aware” a supporto del progetto “Stop Rokkasho” con il premio Oscar Ryuichi Sakamoto.  Nel 2008 collabora con Sakamoto e Fennesz per la tourne “Cendre”, conclusasi con lo spettacolo di Ground Zero a New York.
Nel 2009 La Spada realizza “Afleur” insieme al musicista Concetta, un live show che nel 2010 diviene un particolarissimo libro-oggetto dall’alto valore ecologico.

Negli anni grande è l’impegno di Giuseppe La Spada verso le tematiche ambientali. A conferma di questa attitudine dell’artista siciliano la performance di oltre 600 persone, un grande albero umano in piazza Duomo a Milano per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema inquinamento.

Ci spieghi il concetto di “underwater”?
Underwater e per me quel luogo che si trova al di sotto della “piega”, al di sotto di quella tensione superficiale. Una membrana che ci separa dal mondo reale. L’acqua e un momento di sospensione, una sospensione tra dualismi ancestrali, la vita e la morte, la luce e l’oscurita, il visibile e l’invisibile, nel fluire di questo eterno movimento che e la vita. Una dimensione in cui cambiano le percezioni sensoriali e i rapporti tra il reale e l’onirico, tra quello che viviamo e che abbiamo appena vissuto. Una dimensione perfetta per cercare di relazionarsi col profondo che e in noi, un viaggio verticale contemplativo, provando a fermare quello che e il continuo divenire.

Quanto l’essere nato in un’isola ha influito sulla scelta di scattare le sue foto sott’acqua?
Sicuramente è il fattore determinante. Il mare rappresenta una forma di primo deserto per noi occidentali, un luogo con cui confrontarsi non solo geograficamente. Da questa esigenza l’idea di perlustrare le zone sconosciute, capire cosa si nasconde sotto la superficie.

Gli elementi naturali sono sempre protagonisti delle sue opere, perché?
La Natura perde sempre più importanza anche visivamente nella realtà che stiamo vivendo, per non parlare dei “torti” che sta subendo da decenni. C’è sia la voglia di cercare elementi visivamente veri in una realtà di finzioni e alterazioni continue, c’è la speranza di sensibilizzare e rivalutare certi spazi e certi tempi assolutamente necessari per l’uomo.

Alessandra Iannello