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Lusso, è finita la crisi

Lusso, è finita la crisi

I dati di Altagamma
Lasciato alle spalle il 2009, annus horribilis del mercato del lusso, il 2010 vede di nuovo gli indicatori preceduti da segno positivo.

Nel primo semestre di quest’anno – afferma Santo Versace, presidente di Altagamma (l’associazione delle aziende italiane che operano nella fascia più alta del mercato) e alla sua prima volta per la presentazione dell’Osservatorio del mercato del lussoavevamo parlato di luce in fondo al tunnel. Ora, considerati i preconsuntivi 2010, possiamo senz’altro confermare la tendenza positiva. Il periodo di maggior sofferenza, conseguenza di una crisi esogena, generata dalla finanza americana, è alle spalle e constatiamo con orgoglio che le imprese di questo segmento hanno saputo trovare in fretta le contromisure per reagire alla contrazione dei consumi”.

Infatti i dati resi noti dal Monitor Altagamma sui mercati mondiali (realizzato da Bain&Co con Fondazione Altagamma) vede una significativa inversione di tendenza che contrappone al -9% registrato nel 2009 un +10% per quanto concerne la crescita di quest’anno.

Di tutti i segmenti dei luxury goods – spiega Claudia d’Arpizio, partner di Bain&Co – quello che lo scorso anno ha sofferto di più è stato la nautica di lusso ed è l’unico che quest’anno segna ancora un risultato in flessione. Se nel 2009 la decrescita è stata del 22% rispetto all’anno precedente (facendo raggiungere al comparto i 7,6miliardi di euro di fatturato ndr) per il 2010 è previsto un’ulteriore calo del 16%. Il segmento più impattato, con un -30%, è stato quello degli yacht oltre i 15milioni di euro mentre per le barche più ‘democratiche’ ovvero fra i 750mila e i 3,5milioni di euro il risultato è positivo di un +6%”.

Per quanto concerne l’arredamento di alta gamma la crescita si ferma a un +9% che fa registrare al segmento un fatturato complessivo di 17,5miliardi di euro. L’imbottito e il mobile (racchiusi in un unico segmento che dopo un -14% segnato nel 2009 stima nel 2010 di crescere dell’11%) calano in modo sostanziale per la crisi generalizzata dei consumi mentre l’arredo bagno (-7% nel 2009 e +8% previsto per il 2010) è il settore meno impattato dalla crisi grazie a un trend che vede il bagno sempre più centrale nella casa tanto che è diventato un ambiente da vivere per i momenti di relax.

Il segmento “più popoloso” dei beni di lusso è quello che raggruppa la produzione dedicata alla persona che conta ben 230 brand e che, in soli 18 mesi, è passato da una decrescita dell’8% (che ha portato il fatturato globale del 2009 a 153miliardi di euro) a un incremento del 10%.

La crisi – spiega la d’Arpizio – ha confermato che grande è bello. Ovvero le aziende più grandi, fortemente managerializzate, spesso leader di categoria con un forte heritage di brand hanno reagito meglio alla depressione economica. Le aziende con la dimensione media maggiore (con un retail value di 1,8miliardi di euro ndr) si sono dimostrate vincenti registrando, nel 2009, una crescita del 5%”.

Il segmento più performante è stato quello delle borse e degli accessori in pelle, che, unico nel 2009, ha segnato una crescita del 2% diventato addirittura +20% nelle previsioni per l’anno in corso. Dopo la tremenda crisi che ha segnato lo scorso anno per il settore orologeria e oreficeria (-14%) nel 2010 si prevede una forte ripresa (+13%) guidata principalmente dai paesi emergenti. Riprendono anche l’abbigliamento che segna un +10% per quanto riguarda l’anno in corso dopo il calo dell’8% del 2009, la profumeria e i cosmetici (-6% nel 2009 a cui corrisponde un +4 per il 2010) e le calzature (-4% nel 2009, +16% nel 2010).

La ripresa del mercato dei personal luxury goods – prosegue l’analista – è trainata dai consumatori cinesi che acquistano non solo in patria ma anche quando vanno in giro per il mondo. Infatti dopo una crescita del mercato cinese del 20% nel 2009 e del 30% nel 2010, il paese vale 9,2miliardi di euro. Se poi si analizza la Grande Cina, ovvero si aggiungono Hong Kong, Taiwan e Macao, il turnover complessivo è di 17,5 miliardi di euro ed è il terzo mercato del lusso dopo gli Usa (46,5miliardi di euro) e il Giappone (18miliardi di euro). I nostri primi due mercati di sbocco hanno visto, nel 2010, andamenti contrastanti. Infatti gli Stati Uniti hanno segnato una ripresa del 7% a cambi costanti e del 12% a valori nominali mentre il Giappone continua a calare dell’8% se calcoliamo in Yen dell’1% se contato in euro”.

Nel 2011 si prevede un’ulteriore ripresa del mercato che è stimata fra il 3 e il 5% che ne porterà il valore fra i 173 e i 176miliardi di euro, superando così il valore di picco di 170miliardi di euro segnato nel 2007.

Alessandra Iannello