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I fisherman tra mito e storia

I fisherman tra mito e storia

In collaborazione con B&G Business & Gentlemen

Dalla Florida, la leggenda del fenomeno dei fisherman attraverso i modelli e le evoluzioni proposte dai grandi produttori col passare del tempo

Trattando delle imbarcazioni da diporto non si può fare a meno di esaminare quel fenomeno, tutto americano, rappresentato dal “fisherman” che nasce sulla east coast degli Stati Uniti d’America, in Florida, dove, sin dai primi del ‘900, molti facoltosi americani venivano a svernare preferendo il caldo sole delle Everglades ai rigidi inverni del New England.

La pescosità delle acque della Florida e delle vicine Bahamas favorirono la diff usione della pesca sportiva dalla barca e presto i cantieri si resero conto che era necessario costruire barche specifiche. Vennero quindi realizzate imbarcazioni intorno ai 40 piedi, con poppa a specchio, carene tonde semidislocanti. Famoso esempio ne è il Pilar di Hemigway, reso celebre dal suo romanzo “Il vecchio e il mare”. Nacquero in quegli anni gli accessori per la pesca quali i “divergenti”, sorta di lunghe aste indispensabili per tenere le lenze montate sulle canne più esterne lontane dalla carena così da poter utilizzare più canne contemporaneamente, e ancora i primi “flybridge” ed i primordiali “tuna tower”.

Dopo la forzata pausa dovuta alla seconda guerra mondiale vi fu una rapida e vigorosa crescita di questo mercato e, sia nel New Jersey che in Florida, numerosi cantieri convertirono la loro produzione in tali barche e tanti altri ne nacquero. In Florida nacque Merritt e Rybovich, in New Jersey C.P. Leek cominciò a costruire i primi fisherman e in breve la pesca sportiva dalla barca assunse dimensioni inaspettate e le gesta degli anglers fecero rapidamente il giro del mondo creando figure leggendarie.

In questo periodo si costruirono i più bei fisherman e si definirono i connotati che rendono unico questo tipo di barca: prua alta e imponente, masconi svasati per rendere la navigazione asciutta, cavallino sinuoso e degradante verso poppa che si chiude con un basso specchio poppiero per facilitare l’imbarco delle prede, sovrastruttura minimalista e caratterizzata dalle linee di contorno del fly e dei vetri, coperta di prua piatta e sgombera, manovrabilità massima anche a marcia indietro per agevolare il combattimento con i grossi rostrati. Perfetto esempio di questa tipologia è il Merritt 37, una magnifica barca costruita fra gli anni ’50 e ’60, caratterizzata da linee che oggi definiremmo senza tempo, sulla quale compare il tuna tower in forma moderna. Sulle linee di questa barca si definì la tipologia di fisherman che in New Jersey venne chiamato “convertible”.

Uno dei primi cantieri che si specializzeranno nella produzione di fisherman fu Egg Harbor, fondato nel 1946 ad opera di John Leek e Russel Post, il primo, figlio di C.P. Leek, famoso costruttore del New Jersey e discendente della più antica famiglia di costruttori di barche d’America, ovvero la dinastia dei Leek, che tutt’ora producono barche ininterrottamente dal 1722 e sullo stesso appezzamento di terreno comprato dagli antenati gallesi al loro sbarco in America.

Sempre in questi anni apparve sulla scena un altro grande nome destinato a divenire sinonimo di fisherman, Richard “Dick” Bertram che, nel 1960, fondò la famosa Bertram di Miami. Il primo modello fu ispirato alla barca con cui vinse la famosa regata motonautica Miami-Nassau, il “Lucky Moppie” di appena 31 piedi.
Da quella carena nacque nel 1961 il “31 sportifsh” destinato a diventare un oggetto di culto e rimasto in produzione per quasi 25 anni. Bertram intuì che il futuro era nella produzione in vetroresina e per primo cominciò a costruire fisherman con questo nuovo materiale. Il 31 segnò un’epoca. Infatti, grazie ad una perfetta industrializzazione del prodotto, in pochi anni se ne poterono costruire migliaia e non vi è angolo del pianeta in cui non se ne possa ammirare uno.

Negli anni ’60 altri cantieri si dedicarono alla produzione di fisherman, chi in modo artigianale come Viking, Post, Egg Harbor, tutti del New Jersey e chi in modo più industriale come Hatteras o Pacemaker e alla fine degli anni ’60 sia Bertram che Hatteras presentavano una estesa gamma di prodotti. Nei primi anni ’70 tutti i cantieri avevano in catalogo numerosi modelli che arrivavano a superare i 50 piedi. Già nel 1969 Hatteras aveva presentato il 53 convertible, all’epoca considerato un gigante e motorizzato con i più grandi motori allora disponibili ovvero i GM 12V71, che consentivano una velocità di crociera di 20 nodi, commercialmente allora suffi ciente.

Bertram sfornava modelli in continuazione e dopo il 31, nelle varie versioni, fu la volta del 38 convertible e poi del 46. Di entrambi i modelli ne furono fabbricati più di 500 esemplari. Ma gli altri costruttori non stettero a guardare, Viking, nel 73, per competere con il successo del Bertram 38, presentò il 40 sedan, con caratteristiche analoghe ma con un sapore più artigianale. Per quanto riguarda la tecnica costruttiva, Egg Harbor scelse invece una strada inconsueta, scafo in vetroresina e sovrastrutture in legno, per conservare il fascino delle barche costruite artigianalmente e negli anni 70 vennero prodotte diverse barche dalla linea sicuramente bella ed equilibrata, in puro New Jersey style, però la caratteristica di essere metà in legno e metà in vetroresina anziché un pregio si rivelò un difetto e nonostante le ottime premesse non ebbe successo.

Nel 1977  la famiglia Leek riunì le migliori maestranze dei marchi Egg Harbor e Pacemaker fino ad all’ora da loro controllati e fondarono la Ocean Yachts. Forti della esperienza fatta con i loro precedenti marchi e trovandosi al termine di una profonda recessione con ampie prospettive di crescita, presentarono il primo modello, lo chiamarono 40 Super sport a sottolineare le prestazioni estreme che questa barca poteva off rire. Infatti la ricercata carena disegnata da David Martin spinta da una coppia di 6-71 da 410 Hp era in grado di infrangere il muro dei 30 nodi, velocità che all’epoca era considerata elevatissima e che non era mai stata raggiunta da fi sherman di serie.

Nel 1980 Ocean Yacht presentò il 42 ss, evoluzione del precedente 40, ancora migliorato e fu di nuovo un successo. Un anno dopo fu presentato il 55 ss che, come affermato all’epoca, combinava le due chiavi del successo: “Speed and Beauty”. Un capitolo a parte meriterebbe la trattazione dell’evoluzione delle barche fra i 25 e i 35 piedi, iniziata con i piccoli leggendari Bertram nelle loro innumerevoli versioni, per giungere alla fi ne degli anni ’70 all’ingresso sul mercato di un nuovo tipo di fi -sherman: l’open, chiamato anche express. In questa tipologia, la barca probabilmente più venduta, e quindi di maggior successo, fu il Trojan 10 meter Express.

Nel 1981, anno della sua presentazione, destò stupore e fu criticato per via della sua eccessiva larghezza e per uno stile troppo “europeo” ma, grazie alle buone doti marine della sua carena “Delta Conic” si fece apprezzare dal pubblico. Molti furono i suoi pregi, non ultima la sua grande abitabilità. Durante gli anni ’80 il benessere economico aumentò notevolmente, la recessione degli anni ’70 era ormai lontana e il mercato dei fisherman ebbe nuovo sviluppo; i quattro grandi players erano ormai Bertram, Hatteras, Viking e Ocean ed i loro fi sherman, se in patria venivano utilizzati quasi esclusivamente per la pesca d’altura, così non può dirsi per le altre parti del mondo dove, come nel mediterraneo, queste barche ebbero un successo insperato soprattutto come barche da crociera.

È il 1987 l’anno in cui Bertram rinnova la sua gamma presentando il 37 e il 50 caratterizzati dalle linee anticipate dal 54 di 6 anni prima. Il 50 risulta molto innovativo e da molti considerato all’avanguardia per quegli anni. Per la prima volta appaiono a listino i motori MAN, più silenziosi e parchi nei consumi, frutto dell’alta tecnologia tedesca nel campo del diesel. Con quei motori la velocità superò i 31 nodi. Il 37 fu un altro grande successo, immediatamente apprezzato per la sua stabilità, tenuta di mare e velocità ottenuta con i nuovi GM 550.

In questi anni di grande benessere si pensò anche alla fascia delle grandi barche, e toccò a Ocean rompere gli indugi proponendo il 63 ss, un magnifi co esempio del classic Jersey style unito a prestazioni eccezionali per un fisherman di tali dimensioni. Davis non sta a guardare e presenta l’anno dopo il 61 sportfisherman. Lo stile è quello del North Carolina con la prua caratterizzata da una svasatura estrema, l’aspetto è quello di una barca custom al prezzo però di una di serie di elevata qualità. Gli interni hanno quattro cabine di cui due con letti matrimoniali, una con letti a castello e la quarta per l’equipaggio. Le prestazioni con i motori standard da 1050 hp sono similari all’Ocean 63. Donzi propone invece un semi-custom hitech di 65 piedi , che pur essendo più lungo delle altre due riesce ad essere la più leggera grazie all’utilizzo di materiali compositi ma la disposizione degli interni non fu particolarmente indovinata.

Anche Hatteras coglie la sfida e presenta nel ‘87 un 65 con enclosed bridge che finalmente si pone, a livello prestazionale, in linea con le altre barche della categoria. Bertram risponde all’offensiva di questi grandi Fisherman solo 3 anni dopo ma come al solito con grande stile, sono due i maxi fisherman un 60 e un 72, e per bissare il successo ottenuto con il 37, propone l’anno dopo il nuovo 43 convertible per sostituire l’ormai vetusto 42, stesso format del 37, motori 6V92 da 550 Hp, due cabine e due bagni, linee esterne moderne; anche questo fu un grande successo, specie in Italia. Intorno al 1989 Viking ampliò notevolmente la sua gamma dapprima verso l’alto con un grande 57 convertible e poi con un 43 ed un 38, due barche fatte per essere vendute in grandi numeri.

Agli inizi degli anni ’90, la profonda crisi legata alla prima guerra del golfo e le discussa luxury tax misero seriamente in difficoltà il mondo del fisherman, che iniziò così il suo lento declino ritornando ad identifi carsi quasi esclusivamente in una “fishing-machine” e lasciando il posto, nel teatro mondiale, alle nuove tendenze.

a cura di Roberto Magri

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