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Amarone 2007

Amarone 2007

Un’annata eccezionale

Una vendemmia eccezionalmente ottima. Vini da acquistare e conservare gelosamente in cantina.
È l’Amarone, annata 2007, presentato in questi giorni a Verona, durante l’immancabile “Anteprima Amarone”.

Per l’Amarone, il 2007 è stata una vendemmia a “5 stelle”. Un’annata  che continua la serie positiva degli ultimi dieci anni, iniziata con l’indimenticabile vendemmia 2000.

Ed è proprio al 2000, oltre che al 1997, che in molti paragonano la vendemmia 2007 dell’Amarone. Un’annata che ha prodotto vini di estrema eleganza e complessità.

“Il 2007 è stato caratterizzato da un andamento meteorologico fuori dal comune” commenta Daniele Accordini, vice presidente del Consorzio di Tutela del Vino Valpolicella
“Abbiamo avuto un inverno ed una primavera molto caldi che hanno fatto anticipare la germogliazione, e la successiva vendemmia, di circa 15 giorni”
. Nel complesso, il 2007 è stata una stagione asciutta, che ha consentito un’alta concentrazione degli zuccheri”.

Nel bicchiere, quasi tutti gli Amarone 2007 in degustazione, hanno evidenziato un avanzato, ma non ancora completo, stato di evoluzione. Al contrario dell’annata 2006, caratterizzata da un Amarone già pronto da bere, per l’Amarone 2007 occorrerà ancora qualche mese prima di poterlo apprezzare a pieno.

Nel bicchiere, l’Amarone 2007 si presenta con uno splendido colore rubino intenso. Al naso un bouquet di profumi alquanto complesso, caratterizzato dai tipici aromi di frutta a bacca rossa, tra i quali spicca l’immancabile ciliegia. In bocca, la conferma dell’evoluzione ancora in corsa: i tannini ci sono e si fanno sentire. Un dettaglio che, insieme ad un’intensa mineralità, sono indici che l’Amarone 2007 è vino destinato ad una lunga longevità. Un vino da acquistare e da conservare gelosamente in cantina, per almeno altri tre anni, ma che sarà in grado di superare i 15-20 anni di invecchiamento.

Con l’eccellente annata 2007, l’Amarone si conferma come uno tra i più importanti portabandiera dell’enologia italiana in tutto il mondo.
Oltre l’80% delle bottiglie prendono la strada dei mercati stranieri” spiega Luca Sartori, presidente del Consorzio di Tutela del Vino Valpolicella. “Soprattutto verso i mercati del nord Europa, come la Germania, il Regno Unito ed i Paesi Scandinavi. Ma anche gli Stati Uniti ed i nuovi mercati emergenti, tra i quali Russia, Cina ed India. Nel corso del 2010, le vendite di bottiglie di Amarone hanno superato la soglia dei 13 milioni con una crescita di oltre il 44% rispetto ai 9 milioni dell’anno precedente”.
Un dato importante, considerando che altri importanti vini italiani hanno fatto registrare un aumento medio delle vendite che non è andato oltre il 14%.

L’Amarone, dunque, sempre più vino importante e richiesto. Un vino di tutto rispetto, che si colloca in una fascia di prezzo medio-alta, e che, nonostante la persistente crisi, registra alti tassi di crescita nelle vendite.
Un trend sostenuto anche da una sapiente strategia, attuata dal Consorzio di Tutela, sotto la guida dell’attuale presidente Luca Sartori, volta a bilanciare la voglia, giustificata, dei produttori di aumentare le vigne da destinare alla produzione dell’Amarone, e la necessità, altrettanto giustificata, di tenere l’offerta al passo con l’andamento delle domanda. “Abbiamo richiesto il blocco dei nuovi impianti, per i prossimi tre anni, e prorogatola riduzione della percentuale di uve da mettersi a riposo, ferma al 50%. Sono scelte importanti per mantenere le quotazioni di mercato ed evitare pericolose inflazioni sul prodotto”.

Alla base del successo dell’Amarone, anche, la capacità, da parte di molti produttori, di coniugare tradizione nello stile di produzione, e modernità nell’immagine e nel consumo.
“Nel corso degli ultimi anni l’Amarone è diventato un vero e proprio vino da meditazione. Un vino conviviale, da bersi conversando, anche fuori dal pranzo” commenta Olga Bussinello, direttrice del Consorzio di Tutela del Vino Valpolicella. “L’Amarone è un vino sempre più apprezzato da un pubblico giovane, di elevato livello culturale e, soprattutto, da un pubblico femminile”.

“I consumatori stranieri sono attratti dal nome e dal metodo di produzione, ma anche dalla facilità con la quale riescono ad avvicinarlo rispetto ai sangiovese e nebbiolo” aggiunge Carlotta Pasqua, titolare dell’omonima azienda e neopresidente dell’AGIVI, l’associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani.

Danilo della Mura