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La verità su La Dolce Vita di Fellini: infarti, liti e spese folli. Dal disastro al trionfo

La Dolce Vita. Una delle pellicole cinematografiche più importanti del mondo svela le sue verità (finalmente) durante l’edizione del Festival del Cinema di Venezia 77. Prima di diventare il film italiano più celebre dall’alba dei tempi, La Dolce Vita, causò una catastrofe economica, costando quasi la reputazione e anche la vita al suo produttore. Giuseppe Pedersoli ne racconta gli inverosimili retroscena all’interno di un documentario in occasione della Mostra del Cinema.

Tutta la verità sul film italiano più famoso del mondo, “La Dolce Vita”: parla il produttore Giuseppe Pedersoli

La Dolce Vita rappresenta, senza ombra di dubbio, il capolavoro cinematografico italiano per eccellenza. Il cinema, in quell’epoca, sfornava un film più bello dell’altro e dietro la macchina da presa c’erano proprio loro: Fellini, Rossellini, De Sica, Visconti. Solo per citarne alcuni. L’era dorata delle pellicole italiane più famose a livello planetario (e tuttora conosciute a livello internazionale da intere generazioni) è iniziata proprio attraverso questi colossi del cinema.

Non è bastata la stella sulla “Walk of Fame” a Los Angeles per decretare il successo di questi straordinari attori e registi protagonisti. Bensì il merito di essere rimasti nella storia del cinema senza tempo. Tutt’oggi stimati e nominati. Oltre i registi, un insieme di produttori capaci di trovare il copione giusto e influenzare positivamente le pellicole con le proprie idee e il proprio carisma. Uomini che ci mettevano il capitale economico ma anche l’iniziativa, condizionando in maniera importante il risultato finale.

Luci e ombre di uno dei film più celebri del mondo

Giuseppe Pedersoli, figlio di Bud Spencer e nipote di Angelo Amato (produttore de La Dolce Vita) racconta a Venezia 77 quanto questo film abbia rappresentato l’inferno ,se così si vuol dire, del nonno. Angelo  s’innamora della sceneggiatura del film italiano (poi diventato il più famoso del mondo) a prima lettura e decide di investire una cifra faraonica di ben 400 milioni di budget e 3000 metri di pellicola con Fellini. Dopodiché si ottiene la firma del contratto da parte di tutti. Da qui parte un tormento personale per Amato. Per finanziare il film viene tirato in mezzo il cavalier Rizzoli, interessato a produrre cinema solo per ricavarne un cospicuo profitto.

La Dolce Vita: dal disastro al trionfo

Gli attori sui set non sanno cosa fare. Girare direttamente in via Veneto è altamente improbabile, così viene riprodotta al Centro Safa Palatino, dove Fellini gira per mesi, cercando altre location interessanti in tutto il Lazio. Il film ha ottenuto l’enorme successo che tuttora conosciamo grazie  alla gente comune e ai francesi. Più di centomila metri di pellicola e un costo esorbitante di oltre 800 milioni di lire, più del doppio rispetto alla cifra di partenza. Il primo infarto del produttore Amato si colloca proprio in questo periodo, tra il posticipare notevolmente l’uscita del film e la rottura del sodalizio ventennale con Rizzoli, costatogli altrettante cause e avvocati.

Il film costò “la vita” al suo produttore

Il film ebbe inizialmente pareri contrastanti, se non critiche ed appunti a sfavore di quest’ultimo. Quello che salvò il film dal disastro completo fu l’ondata di persone mai viste che assaltarono i cinema. Nella storia non era mai accaduto niente di simile. Tutti volevano vedere il film di Fellini. Il prezzo più caro però lo pagò proprio il suo produttore Amato che morì quattro anni dopo l’uscita della pellicola, a causa del cuore sempre più provato. Lo stress accumulato durante il periodo di realizzazione del film contribuì notevolmente sulle sue condizioni di salute. Nonostante ciò fu sempre orgoglioso della riuscita de La Dolce Vita del suo straripante successo.