Galleria ModenArte di Iseo
Dall’11 giungo al 29 luglio la galleria ModenArte di Iseo ospiterà Solitudine della realtà, una delle più importanti esposizioni di questi anni dedicate a Pietro Annigoni, pittore di intensi stati d’animo e di emarginati, l’artista che Bernard Berenson definì non solo il più grande dell’intero Novecento, ‘ma anche in grado di competere alla pari con i più grandi di tutti i secoli.’ ‘ Rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un epoca buia’.
Oltre a ventotto dipinti di assoluta qualità la mostra presenterà alcune bellissime formelle in terracotta, realizzate da Annigoni nei primi anni Quaranta e da allora scomparse dal mercato. Tra i dipinti, molti tra i più noti, si distinguono lo studio del Cinciarda, l’opera più conosciuta fra le tante dedicate alla gente del popolo, Anacoreti nel deserto, il capolavoro assoluto dell’artista, Natura morta con unicorno, d’ispirazione mitologica greco-romana e di clima apocalittico, La grotta di Platone, da cui emerge il fascino per i grandi pensatori che Annigoni subì e coltivò nel solco delle sue vaste curiosità intellettuali. E poi ritratti, paesaggi, nudi e un magnifico autoritratto del 1985.
Le altre opere in mostra sono lavori per lo più di piccole e medie dimensioni, ma da cui scaturisce tutta la forza espressiva dell’artista.
Quanto alle formelle, si tratta di cinque bassorilievi di piccole dimensioni, che raffigurano per due volte San Giovanni Battista, una Testa di uomo non meglio precisato, il Giuntini e una Salomè danzante. Se di dipinti dell’artista ne esistono tantissimi, la produzione di formelle si limitò a poche decine di esemplari: da qui l’importanza dei pezzi in mostra, esposti per la prima e ultima volta a Firenze nel 1944 alla Galleria Gonnelli.
Curata da Silvia Arfelli, ‘Solitudine della realtà’ rivela tutta la modernità della pittura di Annigoni e ne ricorda, nel titolo e nei contenuti, la dimensione esistenziale disperata di cui soffrì come uomo e come artista, e che riversò a piene mani nelle opere.
Solitudine, mista a una pietas di derivazione insieme mistica e romantica, che collocava prepotentemente Annigoni sulla scia dei grandi del passato. Solitudine, aggiunge, che fu per lui anche un’esperienza privilegiata, che gli consentì di riflettere e di meglio comprendere il rapporto con se stesso e con il mondo.
Pietro Annigoni
Figlio di un ingegnere e di una californiana, secondo di tre fratelli, Pietro Annigoni nasce a Milano nel 1910 e nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Firenze che resterà la sua base per tutta la vita. Fa studi classici ed entra all’Accademia di Belle Arti dove si diploma in pittura con Felice Carena, in scultura con Giuseppe Graziosi e in incisione con Celestino Celestini.
Negli anni ’30 inizia a esporre tra Firenze e Milano e ottiene i primi successi. E’ il periodo dei soggetti presi dal quotidiano: gli amici, le osterie, gli uomini incontrati in bettole o per strada. Annigoni guarda volentieri ai poveri, ai barboni, alla faccia scomoda ed emarginata della società. Dipinge anche altri temi: se stesso, lo studio nel quartiere di S. Croce, le prime opere di soggetto sacro, come gli affreschi nel Convento di San Marco, i familiari.
Nel 1937 sposa Anna Giuseppa Maggini da cui avrà due figli, Benedetto e Maria Ricciarda.
Annigoni è apertamente antifascista e subisce perciò l’ostracismo del regime fino alla caduta di Mussolini, ma i compromessi e lo scarso rigore morale che accompagnano il ritorno alla democrazia lo deludono al punto che ogni suo interesse diretto per la politica viene meno.
In aperto conflitto con l’arte astratta e le varie correnti informali di quegli anni, nel 1947, con Gregorio Sciltian e i fratelli Antonio e Xavier Bueno firma il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Quello stesso novembre il gruppo tiene a Milano la sua prima mostra, che si trasferisce poi a Firenze e a Roma e che viene replicata per ben cinque volte nei due anni successivi.
Al movimento si aggiungono altri artisti, tra cui Alfredo Serri, l’amico con cui Annigoni realizza dipinti a quattro mani firmati Seroni, dalla contrazione dei due cognomi. Il gruppo arriva a includere una ventina di membri, ma si scioglie nel 1949 proprio in vista della prima collettiva. Quello stesso anno Annigoni si trasferisce a Londra. Stenta all’inizio, ma il successo non tarda ad arrivare grazie a una serie di ritratti ben riusciti e alla fiducia di alcuni amici.
L’uomo ha enorme carisma, l’artista ha capacità tecniche uniche, che gli consentono di creare sia opere gigantesche che minuscole incisioni. Nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, Annigoni dedica consapevolmente la sua arte alla difesa della centralità e trascendenza dell’uomo di cui presagisce quasi profeticamente l’imminente declino.
Malgrado l’immensa popolarità, nei primi anni Cinquanta le inquietudini di Annigoni, dettate dalla riflessione sul destino dell’uomo, iniziano a riflettersi sull’opera, ora più introspettiva, e danno vita ai cicli delle allegorie, dei manichini, delle tre solitudini. Tutte opere in cui la solitudine umana si manifesta, insopportabile e schiacciante, in un mondo che sembra abbandonato da Dio. A questi lavori se ne affiancano altri di soggetto sacro, in apparenza inconciliabili con i precedenti. A Londra Annigoni espone alla Royal Academy e nelle più importanti gallerie. Gli dedicano mostre Parigi, New York, San Francisco. In Italia Milano, Torino, Roma, Firenze, le grandi e le piccole città.
Nel 1969 muore la moglie Anna. Alcuni anni dopo, nel 1976, l’artista sposa Rossella Segreto. Per tutta la vita non rinuncia alla passione per i viaggi da un capo all’altro del pianeta alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi sempre diversi, che coglie con eccezionale capacità di sintesi in schizzi, disegni e in un Diario in cui manifesta tutta la complessità del suo spirito. Muore a Firenze il 28 ottobre 1988.
Oggi le sue opere sono esposte nei più importanti musei – Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Musei Vaticani, Metropolitan Museum of Art di New York, Collezione Reale del Castello di Windsor, National Portrait Gallery di Londra, ecc. – e in molte chiese – a Firenze, Ponte Buggianese, Montecassino, Padova, ecc. I suoi affreschi ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità e intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori.
Pietro Annigoni
Solitudine della realtà
Galleria ModenArte, Vicolo Portelle n. 8 (angolo Piazza Garibaldi), Iseo (Brescia)
Tel. 059.367470
Fax 059.373841
Martedì – venerdì 18 – 22, sabato e domenica 10 – 12,30 e 15 – 22
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