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Gioielli fantasia a Palazzo Madama

Gioielli fantasia a Palazzo Madama

Da una collezione torinese

Gli appassionati di bijoux e gioielli non possono perdere una rassegna che sta per essere inaugurata a Pallazzo Madama, nella Sala del Senato, a Torino. Si tratta di “Gioielli Fantasia da una collezione torinese”, in programma dal 23 novembre 2010 al 23 gennaio 2011, e promossa dalla Fondazione Torino Musei.

La mostra, a cura di Enrica Pagella, prevede l’esposizione di circa 500 esemplari di Gioielli Fantasia provenienti dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Il percorso espositivo accompagnerà il visitatore attraverso la produzione di bijoux realizzati negli Stati Uniti tra gli anni ’30 e gli anni ’70, con alcuni esemplari anche degli ultimi anni. Saranno esposte grandi collane, coloratissimi orecchini, spille stravaganti, bracciali eccentrici.

La storia del gioiello non prezioso, dapprima legata alla semplice copia dei monili autentici e successivamente sviluppatasi come ambito di ideazione e produzione autonoma, trova un momento fondante negli anni Venti come complemento delle creazioni di alta moda, in particolare parigina (Chanel, Schiaparelli).

Sono tuttavia gli Stati Uniti ad accogliere, arricchire ed espandere il grande repertorio del Gioiello Fantasia (o Costume Jewelry), trasformandolo in un vero e proprio settore produttivo.

La Costume Jewelry è infatti la bigiotteria creata appositamente per adornare un vestito. Il termine viene usato per la prima volta in riferimento ai bijoux disegnati da Hobé per i costumi di scena delle Ziegfeld Follies, una serie di spettacoli teatrali prodotti a Broadway, e ha poi un considerevole sviluppo anche con il cinema muto di Hollywood.

Il grande boom del Gioiello Fantasia avviene nel periodo della grande Depressione del 1929-1939. Con la scomparsa dei prodotti di lusso, legata alle ristrettezza economiche e ai vincoli commerciali, la sperimentazione con materiali non preziosi diventa l’unica via di sopravvivenza per i gioiellieri.

I bijoux hanno finiture accurate e design sbalorditivi: per questo sono impiegati anche dalle dive del cinema, quali Greta Garbo, Marlene Dietrich, Bette Davis e Vivien Leigh, sui loro abiti di scena.

I colori, le forme e gli innumerevoli soggetti da giorno e da sera piacciono immensamente, tanto che, anche quando finisce la guerra e ritornano in auge i gioielli veri, i Gioielli Fantasia continuano ad essere realizzati. Anzi, la produzione continua a svilupparsi. E la loro storia procede parallelamente a quella dei gioielli veri e della moda.

La mostra a Palazzo Madama presenterà gli esemplari concepiti ed elaborati dai più importanti designer come Trifari, Marcel Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino, fino a Wendy Gell e Iradj Moini.

L’esposizione non avrà un unico criterio di selezione, ma differenti focus nell’ambito di questa affascinate e ancora poco conosciuta storia dei bijoux americani. Si farà luce sui materiali di grande impatto visivo, come la bachelite, la lucite, i cristalli, il rodio e sulle tecniche come la smaltatura.

Si presenteranno i soggetti naturalistici più suggestivi, floreali e animali, i temi patriottici con le iconografie legate alla storia degli Stati Uniti d’America come le bandiere a stelle e strisce e l’attacco a Pearl Harbor. Si individueranno alcune personalità di autori particolarmente rilevanti nell’evoluzione della Costume Jewelry.

Una sezione sarà dedicata alla celebrazione del Natale con luccicanti Christmas Tree.

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo dichiara: “Ho sviluppato interesse per questi gioielli fantasia perché rappresentano un patrimonio culturale che ci riporta a tempi difficili e a grandi cambiamenti sociali. E la depressione del ’29 fu un motivo ispiratore per fantastiche creazioni. E’ importante il significato e il contenuto che essi trasmettono, la loro aderenza e precisione col momento storico in cui sono stati realizzati”.

Prosegue la collezionista: “Nella Costume Jewelry ricerco la creatività, la fantasia e apprezzo l’uso di materiali innovativi, come la gomma vulcanizzata, la celluloide, la bachelite, il plexiglas e l’acrilico, capaci di anticipare tante tendenze future. Sono gioielli “poveri ma belli”, accessibili e alla portata di tutti. Mi sono appassionata  agli smalti di Marcel Boucher, alle spille eccentriche di Eisenberg, ai bellissimi Trifari (indossati anche da Mamie Eisenhower), alle forme glamour delle collane di Miriam Haskell, alle creazioni di Kenneth Jay Lane (il celebre bijoutier ricercato dalla Duchessa di Windsor, da Jackie Kennedy e dall’allora direttrice di Vogue Diana Vreeland), alle folli composizioni della giovane Wendy Gell, all’immaginazione sfrenata del contemporaneo Iradj Moini”.

www.palazzomadamatorino.it
www.fondazionetorinomusei.it