Dario Fo, Premio Nobel e artista poliedrico, è morto. Con lui se ne va quella Milano “alla vecchia maniera”
Era nato a Varese nel 1926 Dario Fo, ma era stato il protagonista indiscusso di quella Milano intellettuale costituita da Pomodoro e Strehler, Marchesi e Jannacci. I signori della vecchia Milano: quella dei tram, dei sigari e dei mantelli contro la cortina di nebbia. Fo e la moglie Franca Rame sono stati mattatori mondiali della drammaturgia; artisti estremamente prolifici e poliedrici.
Attore, regista, drammaturgo, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, impresario e militante politicamente impegnato: Dario Fo era tutto questo e anche Premio Nobel per la letteratura. Ironia della sorte se ne va proprio il giorno in cui si assegna il Nobel per letteratura: onorificenza massima che nel 1997 gli venne conferita.
Fo si è spento all’ospedale Sacco di Milano in seguito, secondo le prime indiscrezioni, a delle complicanze polmonari. Il maestro era ricoverato già da diversi giorni. Cordoglio e pioggia di messaggi da parte del mondo dello spettacolo e della politica; come non ricordare ora la frase che ai funerali della compagna di una vita proprio Dario Fo aveva riservato: “C’è una regola antica nel teatro: quando hai concluso non c’è bisogno che tu dica un’altra parola: saluta e pensa che quella gente che hai accontentato nel pensiero e nella parola ti sarà riconoscente. Ciao!“.