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Carlos Ruiz Zafón è morto. “Se vede mio padre, gli dica che sto bene. Gli menta.”

Carlos Ruiz Zafón è morto. “Se vede mio padre, gli dica che sto bene. Gli menta.”

Carlos Ruiz Zafón è morto oggi, dopo aver combattuto una dura battaglia contro il cancro.

“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima. L’anima di chi l’ha scritto e di coloro che l’hanno letto e vissuto e sognato grazie ad esso.”

“Cada libro, cada tomo que ves, tiene alma. El alma de quien lo escribió, y el alma de quienes lo leyeron y vivieron y soñaron con él.”

(Continua dopo la foto)

Carlos Ruiz Zafón è morto, niente sarà più lo stesso

Le sue pagine sono affollate di scrittori mai esistiti e pseudobiblia: da Julián Carax a David Martín passando per Víctor Mataix. Tra i tanti nomi fittizi spunta anche quello di un’autrice realmente vissuta, poco conosciuta dal pubblico italiano, ma di importanza capitale per la Spagna: Carmen Laforet: “Nessuno scrittore opera nel vuoto cosmico: nel mio lavoro ci sono certamente influenze di autori e di libri delle quali sono consapevole, e altre delle quali probabilmente non lo sono. Nada di Carmen Laforet è forse il romanzo che mi ha cambiato di più, e credo che se dovessi consigliare un libro a qualcuno per cercare di capire davvero Barcellona sarebbe sicuramente questo. Perché compie un piccolo miracolo: permette al lettore di tuffarsi completamente nella città durante gli anni Quaranta, nel centro esatto della Guerra Civile. Ma parlando di autori che hanno influenzato e che scorrono nell’universo del «Cimitero dei libri dimenticati» non posso non citare Eduardo Mendoza.” (Continua dopo la foto)

La Guerra Civile rimane una ferita aperta nella storia della Spagna ed è visibile anche nei suoi libri. “Io sono nato nel 1964. Questo vuol dire che durante gli ultimi anni della dittatura franchista ero un bambino. Ai tempi il regime era già indebolito. Ciò che però mi colpiva era il silenzio su tutto ciò avvenuto prima: nel corso degli anni, provavo a chiedere informazioni, ma non ottenevo nulla. Nessuno voleva parlarne: dovevo arrangiarmi raccogliendo allusioni fatte sovrappensiero dai miei nonni o da mio padre, quando credevano non fossi nei paraggi. L’unica cosa certa era che qualcosa di brutto doveva essere accaduto se nessuno voleva parlarne. Credo che ancora oggi, camminando per Barcellona, sia possibile percepire di trovarsi in una città in cui, da qualche parte nel tempo, è successo qualcosa di terribile.”

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