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Vera Consulting il lusso nella formazione

Intervista a Barbara Baudissard

Cosa trasforma aziende dal grande potenziale in aziende dal successo garantito?
La risposta sta in una perfetta organizzazione e in una forza lavoro coesa e ben formata.

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, andiamo a scoprire le chiavi del successo di una realtà italiana d’eccellenza. Stiamo parlando di V.E.R.A. Consulting, progetto di consulenza che utilizza la formazione, la valutazione e la progettazione di sistemi di gestione come strumenti per orientare e supportare il cambiamento delle persone e delle organizzazioni.

Per scoprire l’anima di questa azienda abbiamo intervistato Barbara Baudissard che, insieme a Franco Busacca, ormai 10 anni fa ha dato il via a questa avventura oggi legata ad alcune delle più illustri multinazionali del lusso e non solo.

Ci può spiegare i servizi offerti da Vera Consulting?
V.E.R.A. Consulting è un’azienda con 3 anime ognuna rappresentata da uno dei 3 soci.
Partiamo da Franco Busacca, socio fondatore con me e ingegnere gestionale. Franco si occupa della parte strutturale e organizzativa. Dal business plan al controllo di gestione passando per il project management.
Matteo Gritti, psicologo del lavoro, mette a disposizione la sua professionalità nell’area sviluppo delle risorse umane e dei percorsi di carriera in base a un’analisi ad personam di impronta psicologica e volta alla valutazione del potenziale.
Infine ci sono io che porto in azienda un approccio di formazione esperienziale.
Con il mio team di lavoro mi occupo di progettare corsi che siano vere e proprie esperienze in grado quindi di coinvolgere più intelligenze. Non si parla solo di ascolto e apprendimento cognitivo ma anche di un approccio diretto capace di coinvolgere l’interessato emotivamente generando così conoscenze specifiche per ogni individuo inserite però in un contesto di condivisione esperienziale per l’appunto.

Si tratta di momenti individuali o di gruppo?
Il lavoro avviene sempre in gruppo.
La formazione esperienziale nasce per sviluppare e coltivare intelligenze e diversità e con Vera Experience, un servizio che offriamo da quattro anni, riusciamo a mettere in atto strategie di apprendimento attivo principalmente legato alla vendita esperienziale nel mondo del lusso, ma anche all’interno di convention e meeting.

Quali sono le nuove frontiere?
Nel nostro caso sta proprio nel saper abbinare, e proporre, al nostro cliente la forza delle nostre tre anime. Possiamo infatti garantire un approccio a 360° incentrato sulla ricerca di percorsi e soluzioni originali,
creativi ed efficaci in risposta al problema o all’esigenza rivelata dall’azienda.
Questo ci dà la possibilità di non proporre un semplice corso di formazione ma di strutturare un progetto studiandone la comunicazione e facendo in modo che si trasformi in un evento formativo, dove ogni dettaglio si incastra in maniera coerente.

Parlando di metodologie, quali sono i vostri asset?
Ognuno di noi ha un approccio diverso dato dal proprio background ma in linea generale abbiamo sposato la filosofia del Solution Focus Work. Nato negli Stati Uniti in ambito psicoanalitico, in Italia non ha ancora preso piede al contrario degli altri paesi europei in cui è molto diffuso.
Si tratta della proiezione verso la soluzione in un mondo che invece è generalmente centrato sul problem solving. Il punto non è trovare e risolvere il problema, ma rispondere a una richiesta specifica attraverso una visione innovativa.
Il nostro approccio é sistemico, olistico e questo nel mondo del lusso funziona benissimo. Se ci pensa è l’alone che genera un oggetto prezioso a creare il sogno, l’emozione. E un prodotto formativo efficace deve rispondere agli stessi requisiti.

Ci può fare un esempio?
A un’azienda che ha individuato un problema nella comunicazione del proprio management al posto che un corso di public speaking proponiamo un progetto di cultura di comunicazione verso l’altro.
Un altro esempio potrebbe essere quello che ho proposto proprio in questi giorni a una grande azienda che sta per organizzare un meeting con tutti i manager provenienti da diversi paesi. Mi avevano chiesto di gestire 4 ore di team building, io invece ho chiesto loro di farmi dare coerenza a tutti i 4 giorni di convention. E’ importantissimo che in un evento formativo ogni dettaglio, dal titolo alla location, dal cibo alle attività, ogni cosa abbia un senso nell’insieme. Tutto deve essere allineato per essere davvero efficace.

Com’è cambiato negli anni il vostro lavoro?
Sicuramente è cambiato l’approccio e l’ascolto delle esigenze delle aziende a partire dai referenti prima responsabili della formazione ora anche direttori commerciali.
Questo ha fatto si che il nostro lavoro diventasse più completo garantendo un risultato finale sicuramente più efficace e fondato su una base più solida.
E’ in questo che leggo il vero plus della nostra azienda. Noi lavoriamo moltissimo in fase di progettazione, non esiste un corso preconfezionato e non diamo mai gli stessi imput ad aziende diverse.
Un lavoro completamente tailor-made garantisce un’esecuzione più fluida e snella e di conseguenza il raggiungimento di tutti gli obiettivi obiettivi prefissati.

Perché in un periodo storico come questo è bene che le aziende investano nelle risorse umane?
Può sembrare banale ma è proprio in questi momenti che le risorse umane fanno la differenza. Un team che funziona salva l’azienda e noi ne abbiamo le prove ogni giorno.
Chi sta continuando ad investire nelle persone, rimane vincente sul mercato mentre gli altri perdono quota.
A chi lavora in questo momento viene chiesto uno sforzo maggiore, in termini di ore e scarso profitto, l’affiliazione e il senso di appartenenza, che sono dunque la chiave di volta. Se chi lavora in azienda si sente motivato produce e il profitto, inevitabilmente, cresce.

Cosa vuol dire apprendere attraverso l’esperienza?
La formazione esperienziale dicono sia nata da un inglese che l’ha utilizzata nell’esercito. In realtà la cultura umana ci insegna che non basta l’intelligenza cognitiva, ovvero quella legata all’ascolto, per generare un effetto positivo.
L’intelligenza emotiva al contrario è totalizzante, una volta toccata quella hai buone probabilità di generare un cambiamento profondo e la caratteristica fondamentale per generare questo nuovo approccio è l’azione.
Questa cosa vale ancora di più oggi che le aziende hanno sempre meno tempo da dedicare ai processi formativi e a noi viene chiesto di concentrare tutto in un one day training. Capisce che per raggiungere l’obiettivo diventa fondamentale sollecitare il più possibile la persona che ho davanti.

Ci sono ancora differenze tra l’Italia e il resto del mondo?
Credo che la vera differenza sia più che altro legata alla matrice da cui proviene la multinazionale con cui lavoriamo. Ad esempio le aziende francesi sono molto sperimentali, quelle tedesche puntano più sulla fase organizzativa, il loro approccio formativo si accosta molto all’addestramento, mentre per le multinazionali americane e anglosassoni la fase esperienziale è alla base di ogni processo.
Se parliamo poi di aziende medio-piccole italiane il problema sta invece nell’approccio. I manager italiani tendono a voler copiare quello che funziona fuori dai nostri confini peccato che arrivino con 4/5 anni di ritardo quando gli altri stanno giù sperimentando qualcosa di nuovo. In poche parole potrei dire che in Italia, anche nell’ambito della formazione, siamo più per l’innamoramento che per la sperimentazione.
Quando andiamo a fare dei meeting internazionali tra formatori ci rendiamo conto di quanto fermento ci sia e anche voglia di condivisione.

Quali sono secondo lei le aziende che meglio sanno puntare sulla crescita personale per ottenere un buon risultato professionale?
In questo momento sicuramente quelle legate al mondo del lusso, assieme alle aziende di produzione di matrice anglosassone. Questo non è solo legato al potere economico, ma alla consapevolezza che in un momento come questo sono davvero le persone a fare la differenza e che solo un gruppo motivato raggiunge l’obiettivo di vendita.

www.veraconsulting.it

Francesca Zottola