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Intervista a Luca Roda

Le collezioni dedicate al nuovo dandy sono presentate a Firenze a Pitti Uomo 73

È presente a Pitti Uomo 73 anche Luca Roda, che lancia lo stile New Dandy, ovvero né classico né sportivo, ma caratterizzato da un lusso casual sofisticato.

Cosa significa per lei e per la sua azienda esporre al Pitti?
E’ stato un punto di arrivo e allo stesso modo un punto di partenza. Bello vedersi qui, ma le responsabilità aumentano.

Ricorda la sua prima volta alla Fortezza?
Sì, due anni fa, con la scritta ‘Roda’ che troneggiava nel mio stand. Mi sono detto: “ora non puoi più sbagliare”!

Se dovesse scegliere una polaroid delle passate edizioni, su quale si fermerebbe?
La polaroid migliore è sempre quella del mio stand pieno di compratori e giornalisti.

La soddisfazione più grande vissuta qui?
Il consenso ricevuto dai buyers verso la mia collezione. D’altronde al Pitti non si viene per fare poesia.

Quanto incide il Pitti sulle vendite successive?
Sicuramente incide, ma, come dicevo prima, sono passati solo due anni dalla mia prima partecipazione, per cui fatico un po’ a quantificare. Penso che si dovrebbe aspettare ancora un paio di stagioni per avere un’idea più chiara.

Essere presenti é più importante per una questione d’immagine oppure di fatturato?
Nelle nostre aziende, mi riferisco alle aziende italiane, l’immagine porta a incrementare i fatturati.

Essere presenti, la si può definire una scelta obbligata?
Obbligatoria no, però importante.

Come si prepara il Pitti? Anzi, lei come lo prepara?
Su quale aspetto mette l’accento? Cosa e come deve essere messo in evidenza?
 Il Pitti lo si prepara sei mesi prima con la collezione. Il mood dello stand lo preparo in modo maniacale, viene messo in evidenza il mio lifestyle, mettendo l’accento sulla collezione, che è la vera regina in quei giorni.

C’è un capo d’abbigliamento che, ovviamente al Pitti, vi ha dato, nel passato, una grossa soddisfazione?
Le nostre sciarpe. Io mi sono fatto strada con le cravatte, però le sciarpe mi hanno aiutato immensamente nel posizionarmi ed essere considerato come uno stilista fantasioso.

Per quest’anno cosa si aspetta?
Non lo dico per scaramanzia.

Secondo lei il buyer straniero cosa cerca al Pitti?
Una collezione che possa trasmettere emozioni.

Parlando in generale, il settore della moda come va?
Per noi bene. Per gli altri non vorrei pronunciarmi, per una questione di correttezza.

La battaglia per il Made in Italy, nel senso di evidenziare i prodotti realizzati all’estero, é una battaglia già persa in partenza oppure si potrebbe fare qualcosa?
Si potrebbe fare qualcosa ma troppe aziende italiane oramai producono all’estero e manca la volontà. Che é alla base di tutto. Per cui, battaglia persa.

Come target, come posizionerebbe la sua azienda?
Decisamente alto.

Per il 2007 avete raggiunto i traguardi prefissati?
Sì, fortunatamente sì.

Ci sono margini di crescita?
Questa domanda non può farla ad un imprenditore perché la risposta è scontata. Cioè Sì!

Per quello che riguarda i mercati stranieri, ci potrebbe dire quale lo soddisfa, dal punto di vista delle vendite?
Noi abbiamo una grande attenzione per il mercato giapponese e russo.

Un mercato dove vorrebbe espandersi?
Nei mercati arabi. E’ la nostra prossima mossa, il prossimo traguardo.

Durante gli anni ha commesso un errore che si potrebbe confessare? Ovviamente si tratta di un potenziale cliente trattato con sufficienza, oppure un mercato nel quale non avete creduto.
Di errori ne ho commesso, ne abbiamo commessi tanti, sicuramente non abbiamo mai trattato con sufficienza i nostri clienti. Li trattiamo tutti come piccoli principi e i mercati li teniamo tutti monitorati.

Potrebbe dirci qualche parola sulla vostra azienda e magari qualche numero?
La nostra è un’azienda giovane, io con i miei 41 anni sono il più vecchio. Questa la dice lunga. Stiamo cercando di imporre il nostro stile, io la chiamerei la terza via:’il new Dandy’.

Quando ha iniziato a lavorare nel settore della moda?
A 21 anni, cioè vent’anni fa.

Perché le piace tanto la moda, il suo mondo?
Più lo paragono ad altri settori più mi piace.

C’è un aspetto del suo lavoro che le piace in modo particolare?
Sì, la possibilità di viaggiare per lavoro.

Ha un sogno nel cassetto, legato all’azienda?
Non ho solo un sogno nel cassetto, ho dei sogni nell’armadio.

C’é un azienda, oppure più di una, che costituisce per voi un punto di riferimento?
Etro e Paul Smith mi piacciono molto.

Un leitmotiv che lo accompagna?
We are passionate.

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