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Crisi e lusso: soluzioni e prospettive

Crisi e lusso: soluzioni e prospettive

Da Porto Cervo lo studio 2009 dell’Osservatorio sul Lusso

Il DeLUXE di Porto Cervo non è solo un momento in cui il lusso si mette in mostra e si autocelebra, ma è anche l’occasione per fare il punto su un mondo e un mercato che, in questo 2009, soffrono anch’essi dell’incertezza che caratterizza l’economia mondiale. Lo studio 2009 dell’Osservatorio sul Lusso rileva infatti come, a causa della recessione, il settore del lusso sarà chiamato a subire ancora una contrazione delle attività nel corso dell’anno. Secondo alcuni analisti, il giro d’affari di 170/175 miliardi di euro che il mondo del lusso ha generato a livello mondiale nel 2008, potrebbe scendere di una quota di almeno il 10%, scivolando così a circa 155 miliardi di euro di fatturato.

Il settore che più sta manifestando sofferenza è quello dell’alta moda, con cali tra il 20 e il 30% delle vendite. In difficoltà anche l’abbigliamento e gli accessori, ma con flessioni meno vistose, nell’ordine del 10-15%. Si dovrebbe invece mantenere stabile il reparto dei profumi e cosmetici.

Di fronte a questa sensibile flessione, che colpirà quasi tutti i segmenti e quasi tutte le aree geografiche, ad eccezione della Cina e di alcuni Paesi arabi, la parte dell’offerta dovrà attuare un riposizionamento strategico dei prodotti e della loro commerciabilità. Anche se in alcuni Paesi come l’Italia la popolazione dei ricchi (con oltre 500mila euro di patrimonio finanziario) e dei super-ricchi (con oltre 10 milioni di euro di patrimonio) è in calo come conseguenza della crisi, il ceto medio tiene e anzi, a livello mondiale sta avanzando. Sulla base delle stime di alcuni Centri Studi internazionali, la popolazione che al mondo può vantare un reddito compreso fra i 60 e i 100mila dollari sta sfiorando i 50 milioni, grazie allo sviluppo di nuova ricchezza nei Paesi emergenti. Per alcuni produttori questa è un’opportunità da cogliere, sfruttando così la possibilità di creare una filiera di prodotti di alta gamma al fine di catturare anche questa nuova parte di gente benestante.

L’intreccio di diverse tendenze porta a concludere che nel futuro diversi marchi preferiranno articoli più dimessi, per non ostentare, ma sempre e comunque caratterizzati da alto fascino e da artigianalità.

All’interno della comunità degli operatori una parte sta sposando l’idea che anche il settore del lusso debba guarire dagli eccessi del passato e che debba tornare alla sobrietà, intesa come gusto, ragionevolezza, discrezione. A questo filone di pensiero è stato dato il nome di scuola dei moralisti, a sottolineare l’impostazione etica di fondo.

Per un’altra parte degli operatori, invece, il lusso non dovrebbe cambiare ma dovrebbe attendere la fine del ciclo recessivo, per riprendere poi con rinnovato vigore. A questa scuola di pensiero è stato dato il nome di tecnici, per evidenziare la sostanziale visione economica del fenomeno.

Oltre a ciò, dopo il lusso etico e quello tecnologico, che erano già stati presentati nel Primo Osservatorio sul lusso (edizione 2008) la novità del 2009 è costituita dalla tendenza ecologista: potrebbe infatti prendere piede anche il lusso legato alla green economy, attento a non inquinare e a rispettare l’ambiente. Diverse soluzioni con queste finalità si stanno presentando, ad esempio, nella nautica e nell’arredamento, anche se la comunità degli operatori considera ancora marginale questo tipo di applicazioni. In Italia il pubblico che si dedica all’acquisto di prodotti di lusso si conferma un pubblico maturo, di età compresa fra i 50 e i 60 anni, in genere imprenditori, manager e gente di spettacolo.

Secondo l’Indice Ifiit, che misura il sentiment degli imprenditori verso gli investimenti in innovazione tecnologica, il comparto del lusso ha manifestato una tendenza superiore alla media nel corso dell’autunno-inverno del 2008, ma a partire dalla primavera del 2009 si è registrata una progressiva tendenza a ridurre o a procrastinare gli investimenti in miglioramenti del processo produttivo. Solo agli inizi di quest’estate sembra di scorgere qualche segnale promettente di maggiore attenzione verso l’innovazione da parte delle industrie e dei distretti dedicati.