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Orologi, questione di stile

Orologi, questione di stile

Parla Paolo Gobbi, giornalista e grande esperto di alta orologeria

Passione e ossessione, lusso e tecnologia, artigianalità e storia. L’orologio è tutto questo e molto di più. Può essere un pezzo unico o un pezzo di storia, ma mai un pezzo di metallo e basta, specialmente se si parla di alta orologeria. Un mondo, questo, che Paolo Gobbi, giornalista specializzato con oltre vent’anni di esperienza nel mondo delle due lancette, conosce molto bene. Proprio con lui, con il guru delle “complicazioni”, Luxgallery ha fatto questa chiacchierata tra il personale e il professionale.

Cosa distingue, oggi, un orologio di lusso da un ottimo segnatempo?
Il termine “lusso” in orologeria è abbastanza ostico da utilizzare, in quanto vengono da sempre realizzati segnatempo costosissimi il cui unico vero valore sono le pietre utilizzate per adornare la loro cassa. Preferirei quindi parlare di “alta orologeria” e in questo caso ci sono dei valori imprescindibili che vanno tenuti in considerazione: originalità, creatività, livello costruttivo, finiture di prestigio, armonia del disegno, serietà del produttore, garanzia post-vendita… Per mettere assieme tutto ciò bisogna “spendere” molto non solo economicamente, ma anche in tempo ed energie: in parole povere sono pochissimi a riuscirci.

In un momento difficile come questo, gli orologi di lusso possono essere visti come beni rifugio?
Personalmente sono da sempre convinto che gli orologi, tranne pochissimi casi, debbano essere considerati dei “soldi spesi bene” piuttosto che una vera e propria forma di investimento. E’ però evidente e confermato dai dati di mercato, che alcune case ed alcuni modelli negli anni si sono dimostrati un interessante bene rifugio ed anche, in alcuni casi, una fonte importante di investimento. La realtà è che anche per gli orologi, come per qualsivoglia titolo in borsa, le quotazioni salgono e scendono, magari con tempistiche più lunghe, ma comunque evidenti. Ad esempio oggi l’orologio che va per la maggiore è senza dubbio il Daytona, sia il manuale che l’automatico, le cui quotazioni spaziano, per i modelli vintage, dai 15mila euro fino a oltre i 500mila euro.

Tra Basilea e Ginevra la Case hanno proposto tante novità: le tre che metterebbe sul podio.
Tanti, per fortuna, anche quest’anno i modelli presentati. Impossibile stabilire una classifica, anche perché correrei il rischio di farmi troppi nemici. Indubbiamente però di Ginevra meritano di essere ricordati, tra gli altri, il Cronometro Jules Audemars dell’Audemars Piguet, l’Egizio della Panerai ed il Polo Fortyfive Chrono della Piaget. Di Basilea, molto interessanti sono stati il Cronometro Senator della Glashütte Original, il C1 QuantumGravity della Concord e il Monaco Twenty Four Concept Chronograph della TAG Heuer. Ma sono stati talmente tanti i modelli presentati che mi sento di stare facendo un torto a più di uno. Merita comunque di essere citato anche il Sotirio, un bel modello con cui la Bulgari festeggia i suoi 125 anni.

Al polso di Paolo Gobbi: cronografi o solo tempo? Oro o acciaio? Automatici o manuali?
Fino ad oggi solamente cronografi e subacquei, rigorosamente in acciaio. Ma con il passare degli anni ho scoperto quanto possa essere bello, elegante e comodo un extrapiatto.

L’orologio del “vorrei ma non posso” e l’ultimo sfizio che si è tolto.
Ci sono diversi modelli oggi in produzione che amerei indossare al polso, ma quelli realmente irraggiungibili sono alcuni pezzi vintage di straordinaria bellezza ed eccezionale rarità. L’ultimo sfizio che mi sono tolto é invece un orologio realizzato in gran parte a mano, con un quadrante in smalto Champlevé realizzato dalla Zannetti.

Davide Passoni