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L’ascesa del sake in Italia: Sete di tradizione giapponese

L’ascesa del sake in Italia: Sete di tradizione giapponese

‍Il sake sta prendendo sempre più piede in Italia e la sua popolarità va oltre i ristoranti giapponesi. Il numero di produttori e importatori della tradizionale bevanda alcolica giapponese è aumentato costantemente negli ultimi anni, così come la varietà dei prodotti. Questo porta a nuove opportunità per la categoria, secondo gli esperti del settore. Infatti il numero di produttori e grossisti di sake in Italia è quasi triplicato in cinque anni, raggiungendo attualmente circa 30 produttori.

Questo è segno di un interesse sempre maggiori per nuovi tipi di prodotti relativi al beverage e alla ristorazione, desiderio che il sake interpreta pienamente visto che si tratta di una bevanda per niente banale, adatta anche ai palati italici.

Approfondiamo questo mondo proprio con ilsake, portale italiano dedicato a questa bevanda e alla cultura giapponese, che negli ultimi anni ha conquistato sempre più italiani.

Perché il sake?

Il sake è prodotto con acqua e riso fermentato, bianco o integrale, e ha un lungo processo di fermentazione. Può essere gustato sia freddo che a temperatura ambiente e viene generalmente servito in piccole tazze.

Il sake è sempre stato una bevanda comunemente associata alla cultura giapponese, ma la sua popolarità in Italia non è mai stata grandissima. Tuttavia, una recente rinascita dell’interesse per tutto ciò che è giapponese e la spinta della globalizzazione ha dato nuova vita alla bevanda. Il prodotto sta vivendo una rinascita nel mondo occidentale, grazie a concetti di cibo e bevande giapponesi come izakaya, sushi bar e prodotti artigianali, che ora sono più diffusi di un tempo e apprezzati da molti. La cucina tradizionale giapponese è diffusa nelle grandi città e i consumatori sono sempre più interessati anche alle bevande prodotte con metodi tradizionali, con un occhio di riguardo all’autenticità.

Il sake è al tempo stesso esotico e tradizionale, ma soprattutto non va confuso con gli alcolici che vediamo servire nei ristoranti giapponesi e cinesi: anche per il sake, come per le birre ed il vino, esistono molte qualità differenti.

Il sake in Italia: un mercato in crescita

L’Italia è stata uno dei primi Paesi occidentali a registrare un aumento della domanda di sake, con una presenza della bevanda nel Paese a partire dagli anni ’00. La crescita del mercato italiano potrebbe essere in parte attribuita alla crescente popolarità della cucina giapponese nel Paese, che è aumentata in modo significativo negli ultimi anni. Di conseguenza, i consumatori hanno espresso un maggiore interesse per i cibi e le bevande giapponesi, compreso il sake. In realtà il sake si sta diffondendo in Italia anche per l’attenzione a prodotti autentici e al buon bere.

Come gustare il sake nel modo migliore

Bere sake significa immergersi nella cultura giapponese, molto ricca e affascinante. Il modo giusto di gustare questa bevanda dipende dal tipo di sakè che ci si appresta a degustare, non esistono infatti delle regole universali. Per apprezzare appieno il sake secco o invecchiato, è meglio sorseggiarlo lentamente, lasciando che l’aroma e il sapore si sviluppino in bocca. D’altra parte, se si beve un sakè bianco o giallo freddo o caldo, lo si può bere più velocemente (senza trangugiare però!) lasciando che il sapore esploda in bocca. Si può anche aggiungere acqua al sake bianco o giallo: questo metodo è chiamato “oroshi” e viene spesso utilizzato quando il sake deve essere servito con il cibo.