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Ponti da artigiani a leader mondiali nella produzione di aceto: passione, qualità e innovazione

Ponti da artigiani a leader mondiali nella produzione di aceto: passione, qualità e innovazione

La storia di successo di Ponti, una delle più longeve Aziende familiari italiane, raccontata in un’intervista a Giacomo Ponti, AD e quinta generazione dell’Impresa di famiglia

Alla vigilia dei 150 anni della fondazione, ripercorriamo il successo di Ponti, una delle realtà aziendali italiane di proprietà famigliare più solide e riconosciute nel mondo, leader nella produzione di aceti, sottaceti e sottoli, condimenti e sughi pronti.

Dalla nascita nel 1867 – recenti indagini sull’albero genealogico fanno in realtà risalire al 1787 le prime attività di famiglia nel settore dell’aceto – la mission di Ponti è sempre stata quella di portare sulle tavole di tutto il mondo prodotti alimentari che uniscono la grande tradizione italiana del buon cibo con la ricerca di gusti innovativi, ai massimi standard di qualità.

Una storia di famiglia, come molte delle realtà di successo italiane, che prende il via a Sizzano, in provincia di Novara, dove il fondatore Giovanni Ponti, agricoltore e produttore di vino e aceto, inizia l’avventura tramandando la passione per un prodotto di qualità al figlio Antonio, il primo a pensare in grande e ampliare l’attività artigianale, portando il marchio anche all’estero. Fu lui a ricevere nel 1911 il diploma d’onore con medaglia d’oro per “vini e aceti” alla Fiera Internazionale di Parigi.

E’ la terza generazione, rappresentata da Guido Ponti, a promuovere la diversificazione avviando la produzione delle conserve vegetali all’aceto e all’olio di oliva e, nel 1948, inaugurando lo stabilimento di Ghemme, tuttora il quartier generale. La Ponti non è più una piccola azienda di famiglia, è un’industria i cui prodotti diventano leader del settore di riferimento.

La svolta definitiva avviene a partire dal 1965, quando prendono le redini i fratelli Cesare e Franco Ponti, figli di Guido, e trasformano la Ponti nella prima azienda italiana del settore. Sono loro a dare un impulso decisivo all’attività, con una politica di espansione che include l’apertura di nuovi stabilimenti, la conquista dei mercati internazionali e l’acquisizione dei maggiori acetifici concorrenti. In questa fase rientra anche nel 1991 l’investimento strategico nell’Azienda Modenaceti di Vignola, nel cuore della zona di produzione dell’aceto balsamico di Modena IGP. È infatti anche grazie al ruolo di Ponti, con la sua leadership nel mercato interno e la sua forza nell’esportazione, che questo prodotto inizia un trend di crescita nei consumi e, da prodotto locale, si diffonde poi in tutta Italia fino a diventare una vera e propria bandiera dell’export.
Contemporaneamente, viene ampliata l’attività di diversificazione e di ricerca e sviluppo per stare al passo con le esigenze del mercato e le tendenze di gusto. È così che nel 1986, da un’ispirazione nata durante un pranzo domenicale in famiglia, viene creato il marchio Peperlizia, che identifica una innovativa linea di conserve di verdura e definisce una nuova area di gusto per i consumatori più raffinati.

Ponti, l’Acetaia di Vignola

Mentre la quinta generazione fa il suo ingresso in Azienda, siamo nell’anno 2000, viene approvato un importante investimento per aggiornare infrastrutture e produzione, preparando la Ponti ad affrontare un mondo sempre più competitivo, per raggiungere l’ambizioso traguardo della leadership mondiale nella produzione di aceto di vino.

Il quartier generale di Ghemme (Novara), comprende tre stabilimenti: un acetificio, lo stabilimento di produzione delle conserve di verdura e un magazzino completamente automatizzato, inaugurati rispettivamente nel 1948, nel 1986 e nel 2002. Ponti è presente inoltre a Dosson di Casier (Treviso) dal 1974 con la produzione degli Aceti di Vino; ad Anagni (Frosinone) con l’acetificio inaugurato nel 1989, che funge da centro di produzione e distribuzione per il centro-sud e le isole. Infine, fiore all’occhiello di Ponti, è l’Acetaia di Vignola. Questo stabilimento, completamente ristrutturato nel corso del 1997, ospita la produzione dell’Aceto Balsamico di Modena IGP. La mappa si completa con lo stabilimento Achillea di Paesana (Cuneo), azienda montana acquisita da Ponti nel 2008 e dedita da oltre trent’anni alla produzione di succhi e conserve di frutta e verdura provenienti da agricoltura biologica certificata.

Ponti, quartier generale di Ghemme (Novara)

Abbiamo incontrato Giacomo Ponti, Amministratore Delegato e rappresentante della quinta generazione, per farci raccontare le chiavi del successo di una realtà d’eccellenza made in Italy esempio virtuoso di business in Italia e all’estero.

Lei rappresenta la quinta generazione dell’azienda di famiglia. Come siete riusciti a tramandarvi la passione oltre che il mestiere?
Credo che possiamo ritenerci fortunati per due ragioni. Da un lato, l’essere in pochi. Fino alla generazione di mio nonno, infatti, solo il primo figlio maschio aveva il diritto ad accedere in azienda. Mio nonno ha infranto la regola passando il testimone a mio padre e a mio zio, ma stiamo parlando comunque di due sole persone. Essere in pochi ha preservato la Ponti dalla minaccia di divisioni e debolezze.
La seconda ragione è che ci muoviamo in un settore come quello dell’aceto e delle conserve di verdura, prodotti di nicchia che sono meno interessanti per le multinazionali.
Così l’Azienda è rimasta in mano alla famiglia attraverso cinque generazioni, tutte accomunate dalla passione per la tradizione italiana del gusto, che portiamo sulle tavole di tutto il mondo.

Come vi state preparando alle celebrazioni dei primi 150 anni di Ponti?
In realtà, quest’anno celebreremo ben due anniversari. Abbiamo dato infatti incarico di indagare sulla storia della nostra famiglia e sono apparse nuove informazioni molto importanti. Al 1867 risale il primo documento ufficiale che attesta il mio trisnonno come produttore di vino e aceto. Dai registri consultati sono emersi documenti di fabbrica risalenti in realtà al 1787, quindi verosimilmente l’attività era antecedente di oltre 80 anni alla sua formalizzazione. E già nel 1600 la famiglia Ponti era impegnata nel commercio di tessuti e nell’agricoltura. Questo significa che nel 2017 l’attività della nostra famiglia nell’aceto compirà ben 230 anni.

Aceto certo ma Ponti è molto di più.
Nelle colline novaresi, dove tutto ha avuto inizio, alla fine del 1800 abbondava la materia prima vino. Così, il mio trisavolo, che era anche agricoltore, per ovviare alla stagionalità della produzione di aceto, che iniziava e finiva con l’estate, era attivo anche nella produzione e commercializzazione del vino, che pian piano è andata scomparendo. E’ il 1939 quando, dopo aver assorbito un laboratorio, la Ponti ha iniziato a produrre conserve con olio e aceto. Se il primo tentativo di diversificazione è stato quindi più una conseguenza che una scelta, storia differente è quella di Peperlizia che ha preso il via nel 1985/’86 con una precisa mission, quella di definire una nuova area di gusto per le conserve di verdura, con prodotti lavorati esclusivamente dal fresco e con il sapore caratteristico delle ricette fatte in casa.

Quali sono le chiavi del successo della diversificazione e come avviene la scelta?
E’ frutto di un lavoro che posso definire scientifico. Si parte dall’intuizione dei segnali deboli che arrivano dal mercato per passare poi ad un’analisi attenta di dati di mercato e dei costi di industrializzazione e di lancio. Su cento prodotti lanciati sul mercato ogni anno ne sopravvivono due o tre. I fattori da valutare attentamente sono dunque moltissimi, se non per azzerare i rischi quanto meno per tentare di limitarli.

Quali sono i mercati dove raccogliete maggior soddisfazione e quali le nuove frontiere?
Ponti è presente in 71 mercati, più quello italiano che oggi rappresenta il 75% dei ricavi totali dell’azienda.
Guardando all’estero, dove la crescita è sempre più costante, i mercati più interessanti rimangono quelli a economia occidentalizzata.

Il vostro Sistema di Qualità è uno dei fiori all’occhiello delle vostra azienda, quali sono i principi sui quali si fonda?
Le due colonne su cui si fonda il nostro Sistema di Qualità sono, da una parte, la sicurezza alimentare e, dall’altra, la tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti.
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, ci atteniamo ad un manuale di controllo e ad un check di qualità rigidissimo, reso possibile anche dall’introduzione di macchinari super tecnologici, da quelli a raggi x a soffiatrici ad aria sterile, solo per citarne due, che costituiscono barriere che impediscono a bottiglie e vasi di essere inquinati.
Quando parlo invece di tracciabilità e rintracciabilità mi riferisco al numero di lotto che è inciso sul tappo di ogni nostro prodotto. Partendo da quel numero, possiamo risalire a tutte le informazioni sul singolo prodotto: dalle materie prime utilizzate al processo di produzione, ai fornitori, fino alla consegna. Questo sistema ci permette, da una parte di conoscere la storia del prodotto in questione a 360°, e dall’altra di intervenire in tempo reale qualora ci fossero anomalie.
Sottolineo un altro elemento per noi molto importante, ovvero l’attenzione maniacale riposta nella scelta dei nostri fornitori e delle materie prime secondo rigidi capitolati. Per realizzare buoni prodotti non basta saperli fare, ma è fondamentale utilizzare le migliori materie prime. Infine si aggiunga la grande professionalità delle nostre maestranze e dei nostri laboratori di controllo qualità.

Avete lavorato molto anche sul concetto di sostenibilità intesa come impatto nel territorio e benefici prodotti. Ci spiega la vostra idea di sviluppo sostenibile?
Poniamo grandissima attenzione a lavorare nel pieno rispetto dell’ambiente in cui operiamo e delle persone che lavorano per noi.
Abbiamo stretto una partnership con un consorzio che ci fornisce energia elettrica per i nostri sei stabilimenti proveniente solo da fonti rinnovabili. Inoltre, con l’introduzione delle bottiglie in PET, una vera innovazione nel settore, abbiamo ridotto notevolmente l’utilizzo di autotreni che erano preposti alla consegna e al ritiro del vetro; oltre ad ottimizzare la logistica, le bottiglie in PET, essendo più leggere ed infrangibili, offrono un ulteriore servizio anche ai nostri consumatori.

Francesca Zottola

Aceto Ponti