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George Floyd, Elisabetta Canalis scende in piazza e manifesta

George Floyd, Elisabetta Canalis scende in piazza e manifesta

La morte di George Floyd è avvenuta il 25 maggio 2020, nella città di Minneapolis, in Minnesota, per mano di un agente di polizia razzista. L’episodio ha ottenuto immediatamente risonanza internazionale in seguito alla diffusione del controverso filmato dell’arresto di Floyd stesso. Clip dalla quale sono scaturite proteste e manifestazioni contro l’abuso di potere da parte delle forze di polizia in America. Spesso e volentieri con un sottofondo di discriminazione razziale. La showgirl Elisabetta Canalis, abita a Los Angeles con compagno e figlia ormai da tempo, e in questi giorni di tumulti ha deciso di partecipare a una manifestazione svoltasi nella sua città d’adozione.

Elisabetta ha documentato il tutto via social, scrivendo a fianco dei post da lei pubblicati una didascalia dai toni forti.

Elisabetta Canalis: i VIP scendono in campo

«Oggi sono stata per qualche minuto ad una manifestazione ed ho visto delle bellissime immagini di ritmo e cooperazione tra i partecipanti. Questo è il messaggio che deve passare, usare il dialogo per ottenere il ritmo. Coloro che stanno distruggendo, rubando ed usando violenza stanno sabotando il vero significato delle proteste facendo dei manifestanti dei criminali. Oggi le persone regalavano fiori e salutavano la Polizia che non era lì per picchiare nessuno. Spero che queste giornate diventino storia e che chi è al governo non perda questa grande possibilità per attuare un cambiamento».

Questa causa ha toccato il cuore di molti VIP, oltre ad Elisabetta Canalis anche il suo ex George Clooney, che pochi giorni fa ha scritto un lungo articolo sul Daily Beast. «Abbiamo bisogno di politici che riflettano l’equità di base per tutti i cittadini allo stesso modo. Non leader che alimentano l’odio e la violenza come se l’idea di sparare a dei rapinatori fosse da meno di una subdola propaganda razziale. Questa è la nostra pandemia. Ci colpisce tutti e in 400 anni non abbiamo ancora trovato un vaccino. Sembra che abbiamo smesso persino di cercarne uno e proviamo a trattare la ferita su base individuale. E di sicuro non abbiamo fatto un ottimo lavoro. Quindi questa settimana, mentre ci chiediamo cosa ci vorrà per risolvere questi problemi apparentemente insormontabili, ricordiamoci solo che abbiamo creato questi problemi in modo da poterli risolvere. E c’è solo un modo in questo Paese per portare un cambiamento duraturo: votare».

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