La nostra inviata speciale in LagunaCon la vittoria di Pieta del coreano Kim Ki-Duk, un film scabroso e perturbante che non partiva certo favorito (ma Ginevra Elkann e i suoi soci di Good Film ci hanno scommesso su senza esitazione molti mesi fa per distribuirlo in Italia) si spengono le luci sulla 69esima Mostra del Cinema di Venezia, un festival che ha scontentato tanti quanti sono invece rimasti soddisfatti della kermesse.
Il vincitore Ki-Duk ha ringraziato cantando, il perdente Marco Bellocchio ha ringraziato sibilando che la stampa mondiale lo acclama e i festival lo invitano, la bella Hadas Yaron, che si è aggiudicata la Coppa Volpi per la Miglior interpretazione femminile per Fill the Void ha ringraziato incredula e piangendo. Infine Philiph Seymour Hoffman ha curiosamente dovuto premiare sé stesso e il suo cast e ha ringraziato sbadigliando, essendo arrivato in aereo appena prima, dopo essersi vestito al volo in un bagno dietro le quinte.
Insomma tanti colpi di scena, qualche gaffe e qualche sorpresa, qualche errore e qualche malignità sul verdetto: per far vincere finalmente Bellocchio e Rai Cinema, grande sponsor del Festival, non è bastato neanche escludere dal Lido la Medusa Film di Berlusconi, eliminare il suo film con Penelope Cruz sulla guerra di Bosnia dalla batteria dei finalisti e negare alla giuria le mitiche feste di Carlo Rossella, che quest’anno ha portato i suoi party da sogno direttamente a Toronto…
La 69esima edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia si chiude tra le polemiche, è piaciuta più alla critica che al mercato, più ai cinefili che alle star: la selezione dei film in concorso era stimolante ma dal punto della strategia commerciale si è notato che erano assenti le major americane e che si sono venduti meno biglietti del solito. Dunque qualcuno dovrà farsi i conti e qualcuno ne pagherà le spese.
Anche perché il glamour dei party e delle star non è mancato, ma il tono, anche secondo tutti gli attori, italiani e stranieri, è stato senz’altro minore. La crisi dell’Eurozona non c’entra con questa edizione sobria o sottotono, definizione a piacere: mancava, diciamo, un tocco di stile. Prova ne è la partenza anticipata rispetto ai programmi di produttori e bravi addetti ai lavori, volti meno noti al grande pubblico ma spesso decisivi per la buona riuscita di un film, che hanno disertato il Galà di chiusura e cambiato i biglietti per volare subito al Festival di Toronto.
Riguardo alle feste, diciamo subito che quasi tutte quelle con base al Lido, dopo il rito del red carpet – eretto di fianco alla scomoda voragine del cantiere che non è neanche stata nascosta allo sguardo impietoso della stampa internazionale – hanno perso la loro storica allure, nonostante le buone intenzioni dei promotori. La colpa, dobbiamo dirlo, va ai pierre locali.
Quasi tutt i party si sono riempiti più di veneti che di vip e hanno brillato più per gli swarowsky che per i rubini e i diamanti. L’hotel Excelsior ha faticato non poco in queste serate per far entrare i romani delle produzioni e tener fuori dalle sue terrazze lo scomodo esercito di veterani locali delle liste che arrivavano in maglioni di cotone, camicie nere sciancrate da poco prezzo e ragazze in acetato, zeppe cinesi e zirconi, armate di Galaxy e Iphone che comunicavano in dialetto o via sms.
La bellissima festa Cheek to Ciak, la più attesa e divertente con dj set siderale e animazione in stile circense per festeggiare i 40 anni del film i “I Clowns” (Principe Maurice indossava uno dei costumi da clown originale, disegnato da Federico Fellini) ha superato la prova pioggia con mille e più partecipanti tra cui molti bravi attori come Gianmarco Tognazzi, ma ha fatto perdere la pazienza a vip del calibro di Laetitia Casta, rimasta in coda troppo tempo di fianco alle starlette di casa nostra come Lory del Santo e ai giornalisti di ogni paese e mezzo, da Radio 24 a Variety.
Si può dunque ben comprendere come mai le celebrities, appena finiti i red carpet, i bagni di folla flash e le proiezioni, abbiano optato per i pochi party divertenti o di alto livello organizzati da griffe, riviste, da privati come Paul Allen ex socio di Bill Gates sul mega yacht Tatoosh o da addetti ai lavori: feste sbarrate, brindisi blindatissimi per scongiurare l’arrivo del “generone” locale che trasformava in happy hour universitario qualsiasi evento di questa edizione targata Barbera.
Giudizi unanimi positivi piovono sulle location storiche ed emergenti dei party veneziani. Sull’Excelsior che ha ospitato come sempre il Lancia Cafè e i party delle griffes, una festa magnifica tra terrazze e spiaggia per la chiusura della Mostra. Ma ha operato bene anche ogni giorno fin dall’alba per accontentare tutti, le star in cerca di privacy e la folla di ragazzini che si assiepava sulla strada attendendo per ore la comparsa dei nuovi giovanissimi divi, da Selena Gomez a James Franco.
Le sensuali protagoniste di Spring Breakers, Vanessa Hudgens, Selena Gomez, Ashley Benson e Rachel Korine –heist movie a base di giovani ladre in bikini, coinvolte in un giro malavitoso più grande di loro grazie a uno spacciatore/trafficante d’armi, interpretato da un irriconoscibile James Franco hanno letteralmente galvanizzato l’Excelsior.
Impeccabile anche il Danieli dove alloggiavano molte star, l’Hilton alle Zattere con la sua piscina mozzafiato dove i vip si recavano in incognito e la Villa del Bauer, sempre alle Zattere, dove si sono tenuti gli incontri più segreti fra attori e produttori. Ambitissima la Palazzina Grassi disegnata da Philip Stark, che ha fatto l’en plein di tutti i dinner più eleganti, con sponsor del calibro di Moet & Chandon e Chopard, giusto per citarne alcuni. Nella sua incredibile hall che è anche discoteca, ristorante e cocktail bar non stop, hanno festeggiato la produzione di The Master, dato per vincitore fino all’ultimo, è arrivata la Canalis in era post Clooney, ha ballato Clive Owen e ha cenato più volte Colin Flirth, premio Oscar del film Il discorso del Re.
Impeccabile la festa di Jaeger Le Coultre alla Biennale con Catherine Deneuve, Freida Pinto, Cristiana Capotondi, Ksenia Alferova, i giocatori di polo Eduardo Novillo Astrada e Luke Tomlinson e il party in apertura festival firmato Valentino e W Magazine all’Hotel Cipriani, organizzato per lanciare una nuova collezione di occhiali ispirati al cinema italiano degli Anni Sessanta disegnati da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli.
Bellissima la festa del settimanale Diva e Donna all’Hotel Centurion condotta dalla statuaria Tiziana Rocca, con la partecipazione di Barbara De Rossi, Ornella Muti, Nicoletta Romanoff . Ospiti eleganti in giardino e sulla terrazza bord de mer sul Canal Grande, dove passava in motoscafo Charlotte Casiraghi, figlia di Carolina di Monaco. Ospiti vip nei salotti con luci soffuse, cena placè per i premiati, finger food squisito, Moet Magnum e molte toilette Gucci, Chanel e Valentino, musica lounge e cadeau firmati Carlo Pazolini, il nuovo top designer italiano di calzature di lusso. Tra i premiati Barbara De Rossi e il campione Massimiliano Rosolino, che tirava l’alba di queste notti alla Capsula, discoteca preferita anche da Ramona Badescu, creata da Nicola Parente per il Festival presso il Casino di Venezia.
Tra gli happy hour più divertenti per iniziare queste serate da sogno, quello firmato Levis con Martina Stella alla Fondazione Guggheneim tra opere d’arte e vista mozzafiato sul Canal Grande e quello specialissimo sulla spiaggia e terrazza del De Bains, organizzato dal magazine Venezia, con la statuaria Natalia Bush in rosso jungla e Guido Bagatta in total white, un omaggio a Robert Redford, in Laguna per presentare The Company You Keep.
L’ultima opera del settantacinquenne regista-attore, dedicato al tema del terrorismo pacifista dei Weather Underground negli anni ’70 e sulla loro eredità nel nuovo millennio, vista attraverso gli occhi di un giovane reporter, Shia LaBoeuf, che ha strappato urli da stadio sul red carpet.
Il festival sl chiude con una standing ovation per la madrina del festival, l’attrice polacca Kasia Smutniak, sbarcata in Laguna con outfit firmati Valentino e Jil Sander, sempre sorridente e misurata in ogni commento. Per l’apertura della mostra ha sfoggiato un abito di Giorgio Armani con schiena a vista. Ha indossato poi un Valentino giallo oro per la festa esclusiva organizzata all’Hotel Cipriani.
Per il primo red carpet hanno scelto Giorgio Armani anche Pierfrancesco Favino e Matteo Garrone, buoni frequentatori di Palazzina G. Laetitia Casta, è apparsa in Dolce&Gabbana: una scelta attesa, visto che la bellissima francese membro della giuria è testimonial dell’ultimo profumo della griffe.
Sul primo red carpet ha indossato un abito grand soiree in pizzo, mentre per la foto ufficiale con il presidente Michael Mann ha scelto un abito a fiori. Total black invece anche per i numerosi party in città, dove l’ha incontrata il nostro amico Principe Maurice Agosti Montenaro Durazzo, reduce dal cocktail di apertura con il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta.
Winona Ryder, in Laguna per presentare il film fuori concorso The Iceman, ha sfoggiato un lungo abito Dolce&Gabbana, scegliendo però scarpe Louboutin. Tra le regine di eleganza sul red carpet, Kate Hudson, che ha cenato alla Palazzina G con il compagno Mattew Bellamy, frontman dei Muse. Per l’arrivo in Laguna ha indossato un completo Gucci, per la serata di apertura ha scelto un total look Versace ricamato con cristalli Swarowsky e gioielli Fabergè.