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Il botulino e… i cattivi pensieri

Il rapporto tra la medicina estetica e la psicologia in un incontro con i Professori Polenghi e Signorini

Senso di mancanza, perdita, il non riconoscersi più: sono queste alcune delle cause che portano le persone a richiedere l’intervento del medico estetico e del trattamento con la tossina botulinica.

Sono intervenuti sull’argomento in un incontro al Park Hyatt Hotel di Milano la Professoressa Maria Monica Polenghi, Psicoterapeuta e dermatologa, già Coordinatrice dell’Ambulatorio di Dermatologia Psicosomatica all’Università degli Studi di Milano e il Professor Massimo Signorini, Specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Responsabile Sezione Chirurgia Dermatologica IDE.

L’attenzione è stata posta in particolare sul botulino e sugli effetti che ha il trattamento sul benessere psicofisico dei pazienti. “Toglimi questi cattivi pensieri” è il titolo del video da cui è partita la riflessione sull’argomento, titolo che vuole ricordare la richiesta dei pazienti al medico.

“Chi si rivolge alla medicina estetica – spiega la Prof. Polenghi – desidera essere attraente non tanto per gli altri ma per sé stesso, vuole ritrovare la sua armonia, e i trattamenti sicuramente aumentano l’autostima, eliminando l’insicurezza. Per questo il medico deve aiutare il paziente a riflettere e a fare progressi dal punto di vista globale. In questo senso, i casi meno problematici e più frequenti sono quelli di chi vede la medicina estetica come una pausa da dedicare a sé stesso, un premio per ciò che ha dato. In altri casi, però non c’è un miglioramento dal punto di vista psicologico”.

Questo nel contesto di un’epoca in cui si dà molto peso alle mode: il rinnovamento continuo di abiti e accessori è riproposto anche per il corpo e la chirurgia permette di essere persone sempre diverse.

Un miglioramento psicologico deve esserci o è inutile il trattamento chirurgico o medico – puntualizza il Prof. Signorini – Oggi in questo ci sono degli eccessi: si va dal medico per richieste banali. Ogni richiesta ha senso se migliora una persona nel suo sentirsi bene. In quest’ottica, il botulino è un trattamento che ha molti aspetti positivi: innanzitutto è un intervento temporaneo e questo è molto rassicurante per i pazienti, inoltre non ha tempi di recupero lunghi come la chirurgia, non ha effetti negativi ed è sicuro. La cosa più importante, poi, è che non porta a uno stravolgimento del volto e non cambia la fisionomia degli individui, ma dona solo una sensazione di freschezza con un risultato naturale e gradevole”.

“Noi comunichiamo col volto, sia in termini psicologici che fisici: con l’intervento ci viene richiesto un restauro del volto, togliendo i cambiamenti che non piacciono più. Infatti – continua la prof.ssa Polenghi – non c’è un vero e proprio identikit del pubblico, che è vario e diversificato dal punto di vista dell’età, del sesso e dell’appartenenza sociale. Una cosa però accomuna tutti: sono persone con sentimenti di perdita, vuoi della bellezza e della giovinezza, vuoi per esperienze che le hanno segnate. Ci sono casi di separazioni o lutto, ad esempio, avvenimenti che portano all’autocritica e a sentire di essere cambiati in maniera non positiva. L’intervento diventa così un rito di passaggio grazie a cui ci si vede meglio e si torna a sentirsi una bella persona”.

Desideri che toccano ancora in maggior parte le donne. “In Italia – precisa Signorini – sono ancora pochi gli uomini che si rivolgono al chirurgo plastico, questo per un fatto di cultura e anche perché l’uomo è più pauroso rispetto alla donna. Le donne, inoltre, risultano essere molto più informate”.

Per quanto riguarda l’età, non si ha un aumento dei pazienti più giovani, “per lo più sono compresi tra i 40 e i 50 anni di età, il momento in cui si prende coscienza di ‘non essere eterni’. Oltre questa fascia di età i pazienti richiedono la chirurgia.”

“In aumento, invece, le persone che si rivolgono al trattamento per necessità professionali – aggiunge la Prof.ssa Polenghi – Tra questi c’è un aumento dei pazienti maschili”.

Un identikit vario, quindi, quello del paziente che si rivolge al trattamento con botulino, che cerca soprattutto di superare un momento difficile con una piccola attenzione per sé.

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