x

x

Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Chirurgia estetica, non è peccato

Chirurgia estetica, non è peccato

Ricerca di Donne e Qualità della VitaMigliorare il proprio corpo non è peccato, e il “ritocchino” non dà sensi di colpa quando la scelta è condivisa con qualcuno, che sia la mamma, il partner o un amico/a. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dall’associazione Donne e Qualità della Vita, coordinata dalla psicologa Serenella Salomoni, su un campione rappresentativo di 800 donne e uomini, di età compresa tra i 25 e i 50 anni, presentata qualche giorno fa a Milano nell’ambito di un’iniziativa promossa da LaClinique, prima organizzazione di Cosmetic Surgery in Italia, per valorizzare le conseguenze positive della chirurgia estetica sulla vita di tutti i giorni e sfatare i luoghi comuni.

Stando al campione preso in esame, per otto italiani su dieci tutte le decisioni importanti devono essere prese insieme a qualcuno: il partner (42%), un amico (33%) o un familiare (25%).
E se è scontato trovare ai primi posti della classifica tra le decisioni di coppia le scelte del matrimonio (decisione da prendere insieme per il 97% del campione), di mettere su famiglia (95%) e di prendere casa (87%), sorprende che il 68% del campione consideri un intervento di chirurgia estetica una delle principali decisioni da prendere insieme a qualcuno, davanti ad altre scelte come dove trascorrere le vacanze (52%) o relative all’ambito lavorativo (38%).

“La chirurgia estetica non è vista tanto come un capriccio (solo il 3% del campione associa un intervento di chirurgia estetica alla vanità) – spiega Serenella Salomonima come un importante strumento per migliorare la propria vita, e come tutte le decisioni che implicano un cambiamento radicale manifesta quindi la necessità di appoggio e sostegno da parte di una persona amata.”

Condividere insomma fa bene, ma non tutto può essere oggetto di complicità e partecipazione. E tra le azioni da non condividere con i propri cari, di cui più ci si vergogna, alcune sono vissute come veri e propri peccati. La gola (indicata dal 20% del campione) è al primo posto seguita dal trascurare il proprio aspetto fisico (14%). Gli italiani si rivelano dunque molto attenti alla salute del proprio corpo, e il 91% degli intervistati, direttamente interpellato, ammette di non considerare un peccato il ricorrere a un intervento di chirurgia estetica. Sul terzo gradino del podio si posiziona il dedicare troppo spazio alla propria vita virtuale con i social network come Facebook o Twitter (13%).

Seguono lo shopping compulsivo (11% degli intervistati, 17% considerando le sole donne), il tradimento che viene sempre più spesso consumato online (10%), l’esibizionismo con l’ostentazione di un look eccessivo, piercing e tatuaggi pur di apparire e fare colpo (9%), il trascorrere troppo tempo al cellulare o ai videogiochi (8%), l’intossicazione da high-tech, con la necessità di possedere gli ultimi ritrovati tecnologici (6%, 11% considerando soltanto gli uomini), il non saper resistere al richiamo del gioco, sia esso gratta e vinci, poker o scommesse (4%) e infine il cercare lo ‘sballo’ a tutti i costi (3%).

Insomma, migliorare il proprio aspetto è un obiettivo per molti. Stando agli intervistati le motivazioni per ricorrere a un ritocco sono soprattutto il desiderio di sentirsi più apprezzati dagli altri (42%), di sentirsi più sicuri di sé (34%), di migliorare la propria presenza nel contesto sociale e lavorativo (21%).

La condivisione del percorso serve soprattutto per ottenere conferme e sostegno (53%), per vincere la paura ed essere più sicuri (22%), per combattere i dubbi e gli eventuali sensi di colpa (15%). Proprio la paura (del bisturi, dell’anestesia o di un risultato insoddisfacente), rappresenta un ostacolo che per il 59% degli intervistati è più facile superare in coppia. E il 52% del campione confessa che preferirebbe affrontare l’intervento insieme a qualcuno. Nella scelta di un intervento a due, il compagno preferito è il proprio partner (41%), la mamma o la figlia (23%), l’amica o l’amico del cuore (22%).