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Vimercati accelera sulla qualità

Vimercati accelera sulla qualità

In collaborazione con B&G Business & GentlemenDa oltre sessant’anni l’azienda milanese, dedicata alla progettazione, industrializzazione e produzione di componenti e dispositivi per il mercato dell’auto, punta sull’eccellenza nella qualità e sull’affidabilità. Tra i suoi clienti vanta nomi come Bmw, Rolls Royce, Pininfarina e Ferrari.

La capacità di innovare è sempre stata la chiave. Fin da quando il timoniere Carlo Vimercati, da sbarre e tondini di ferro con soli tre torni, decise di produrre le viti filettate utili alle centraline e ai teleruttori della Telemeccanica Elettrica di Amati e Gregorini, partner della Telemecanique di Parigi.

Era il 1947 e la piccola società O.M.V. Srl (Officine Meccaniche Vimercati), trasferitasi da Torre de’ Busi, in provincia di Lecco, a Milano prima nel pittoresco quartiere milanese dell’Isola e poi nel 1950 nell’odierna “chinatown” – inizia a viaggiare veloce lungo il binario dell’innovazione: grani, bulloni e viti, non a caso, fin dai primi anni Cinquanta, invece di essere torniti da lunghe sbarre di ferro, iniziano a essere stampati con un processo più rapido ed economico.

Sono passati oltre sessant’anni da allora ma, nonostante l’evoluzione del mercato, la Vimercati Spa – azienda interamente dedicata alla progettazione, industrializzazione e produzione di componenti elettromeccanici ed elettronici, di interruttori, moduli, complessivi meccatronici e dispositivi integrati per il mercato dell’auto – continua a puntare sull’eccellenza nella qualità, sull’affidabilità e sul servizio offerto alla clientela.

Tre punti fermi per una realtà che oggi produce componenti destinati al primo equipaggiamento, che vengono forniti direttamente a clienti finali come Bmw, Rolls Royce, Volkswagen, Psa, Renault, Fiat, Alfa Romeo, Iveco, Pininfarina, Ferrari. Passata dal tessile al meccanico e poi all’elettromeccanico e all’elettronico, la Vimercati oggi ha anche avviato un progetto di delocalizzazione. Ma il percorso per arrivare qui è stato lungo e non sempre semplice, come ci racconta Aldo Bianchi Vimercati: il giovane timoniere, che già nel 1997 aveva affi ancato due nuovi partners finanziari, la statunitense General Electric e l’anglosassone 3i, nel maggio del 2005 trova come socio di maggioranza relativa la storica e italiana Mittel, al posto di GE e 3i. Nel marzo del 2008, infi ne, recupera la maggioranza, lasciando a Mittel il 10% del pacchetto azionario.

Una “rivoluzione” che ha permesso una crescita costante di fatturato, salito da 59.719.000.000 lire (pari ad oltre 30 milioni di euro) nel 1998 a oltre 40 milioni di euro oggi. Ma i venti della crisi hanno soffiato forte anche sulla Vimercati: “Non dimentichiamo – ricorda Aldo Vimercati – che il mercato dell’auto è stato uno dei primi a risentire degli effetti negativi della crisi. È un miracolo se oggi siamo ancora in piedi e siamo rimasti a galla con un volume di aff ari di 40 milioni di euro. Sopravvivere, però, è stato rocambolesco, con la cassa integrazione straordinaria e con l’elaborazione di piani ben specifi ci per rispondere ad un mercato profondamente cambiato”.

E l’elemento da cui ripartire è stato il prezzo del prodotto: “La nostra priorità è stata ricercare soluzioni tecniche alternative per generare risparmio. Per questo siamo ricorsi al design to cost, che considera il costo di un prodotto come elemento determinante nella progettazione. Questo ci ha permesso di risparmiare circa 1 milione di euro”. E nel futuro secondo Carlo Vimercati bisognerà sempre più guardare oltre i confi ni nazionali: “Occorre partire con un presupposto chiaro e cioè che il mercato non tornerà più indietro ai livelli del 2007. Molto probabilmente nel 2013 assisteremo ad una ripresa, ma la crescita futura sarà concentrata essenzialmente nei Paesi del Bric, Brasile, Russia, India e Cina, dove occorrerà investire parte delle nostre risorse”.

Ritratto d’azienda
La Officine Meccaniche Vimercati viene fondata nel 1948 da Carlo, Franca e Alessandro Vimercati. Negli anni Cinquanta la commessa ricevuta dalla Veglia Borletti di portalampade corpo in ottone per i cruscotti automobilistici delle Fiat e quella di rinvii per i contachilometri della Vespa, spingono Vimercati a investire in nuovi spazi, materiali e macchinari. Il 5 settembre del 1957 il consiglio di amministrazione delle OMV Srl, presieduto da Carlo Vimercati e dalla sorella Franca Bianchi Vimercati in funzione di consigliere e responsabile amministrativa, decide di acquistare un terreno edificabile di 3500 metri quadrati nel comune di Pero per trasferire l’officina sita in via Niccolini. Così nel 1958 viene inaugurato a Pero lo stabilimento di via Vincenzo Monti 38.

Nel 1962 lo stabilimento è ampliato con un secondo capannone di 400 metri quadrati dedicato per lo più alla capabilities di alberi per le lavatrici Indesit, San Giorgio, Zoppas e Ariston. In breve tempo si sviluppano i reparti di stampaggio, di trattamenti galvanici e di finitura. E’ l’epoca, dal 1963 al 1967, delle prime macchine Chappuis utilizzate per la lavorazione dei bossoli portalampade, delle macchine Davenport monomandrino o plurimandrini per la capabilities di alberi contagiri, che nel 1967 verranno sostituite dalle più audaci e precise Gieldemeister a 6 mandrini, delle Bihler RM25 tranciapiegatrici. Nel dicembre del 1989, adeguandola ai cambiamenti produttivi l’azienda cambia ragione sociale: le Officine Meccaniche Vimercati diventano la Vimercati SpA.

Nel 1993-94 la produzione raddoppia e negli anni 1991- 94 la Vimercati SpA produce 8 milioni di portalampade per i mercati francese e italiano. Intanto, accanto al mercato domestico dominato dal gruppo Fiat, la spinta all’esportazione avviata fin dai primi anni ’80 e consolidatasi negli anni ‘90, diviene evidente soprattutto in Germania e in Francia: la Vimercati ha così saldamente acquisito il ruolo di fornitore privilegiati, clienti del calibro di BMW, Rolls Royce, Volkswagen, Renault, PSA, Volvo, Fiat e Alfa Romeo. Aldo Bianchi Vimercati, che già nel 1997 aveva affiancato due nuovi partners finanziari, la statunitense General Electric e l’anglosassone 3i, nel maggio del 2005 trova come socio di maggioranza relativa la storica e italiana Mittel al posto di GE e 3i.

Nel marzo del 2008 infine il giovane timoniere recupera la maggioranza lasciando a Mittel il 10% del pacchetto azionario. Una “rivoluzione” che ha permesso una crescita costante di fatturato, salito da 59.719.000.000 lire nel 1998 a 41,7 milioni di euro nel 2007. Nel 2006, infine, si definisce la collaborazione con il Politecnico di Milano per lo sviluppo di nuovi dispositivi innovativi che saranno in futuro installati negli autoveicoli.

by B&G Business&Gentlemen