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6 – Nebbiolo di Piemonte e della Valle d’Aosta

6 – Nebbiolo di Piemonte e della Valle d’Aosta

Approfondimento sul “terzo gruppo”

Roero DOCG.
Prodotto nell’omonimo territorio, nella zona nord-occidentale della provincia di Cuneo, il Roero è un’altra interessante interpretazione del vitigno nebbiolo, anch’esso contraddistinto dall’ambita DOCG. Prodotto con uva Nebbiolo, per almeno il 95-98%, il Roero DOCG può impiegare anche una piccola percentuale di Arneis, vitigno a bacca bianca tipico della zona. L’invecchiamento minimo è di 20 mesi, che sale a 32 per la Riserva (in entrambi i casi almeno 6 mesi in botti di legno).
Rispetto ai suoi quattro cugini piemontesi (Barolo, Barbaresco, Ghemme e Gattinara) si distingue per la sua leggerezza e per la sua maggiore morbidezza. I suoi profumi sono più fruttati ed è pronto da bere, senza richiedere lunghi periodi d’invecchiamento. Per questi motivi è ideale per accompagnare piatti più delicati, come i bolliti misti o gli stufati di carne bianca, che verrebbero “schiacciati” da altri Nebbiolo più famosi.

Nebbiolo d’Alba DOC. Langhe Nebbiolo DOC.
Due DOC per chi vuole conoscere anche il lato più leggero e delicato del vitigno Nebbiolo. La gradazione alcolica è tra le più basse: 12% per il Nebbiolo d’Alba, 11,5% per il Langhe Nebbiolo. L’invecchiamento non supera l’anno.
Siamo quindi di fronte a due espressioni del Nebbiolo ideali per i piatti più leggeri. In particolare una delle pietanze più rappresentative del Piemonte, il Bollito Misto, troppo spesso, maltrattato in abbinamento con tipologie di Nebbiolo più potenti.
Da non perdere, i Nebbiolo d’Alba o i Langhe Nebbiolo, prodotti senza l’utilizzo di botti di legno. Un’occasione per apprezzare maggiormente le note fruttate, oserei dire semiaromatiche, del Nebbiolo. Un’occasione unica, considerato che i disciplinari di altri Nebbiolo impongono, sempre, un periodo minimo di affinamento in legno.

Carema DOC.
Ci addentriamo nella parte più settentrionale del Piemonte al confine con la Valle d’Aosta. Ci lasciamo alle spalle le prealpi ed affrontiamo i primi dislivelli alpini. Siamo nel territorio del Carema DOC, prodotto con un nebbiolo “alpino”. Un nebbiolo che presenta una spiccata grazia ed eleganza. Il Carema DOC è prodotto, per almeno l’85%, con uva nebbiolo, con un suo carattere ben preciso, influenzato da una diversa tipologia dei terreni (rocce di origine morenica). L’invecchiamento minimo è di 3 anni (minimo 2 in botti di rovere o castagno). Presenta una gradazione alcolica più contenuta (12% minimo) ed il bouquet dei profumi è ampio e diverso dagli altri Nebbiolo. Da abbinare con arrosti di carne rossa, selvaggina e formaggi a media-lunga stagionatura.

Il Nebbiolo in Valle d’Aosta: Arnad-Monjovet e Donnas.
Da qualche anno i vini della Valle d’Aosta sono riconosciuti ed apprezzati. Ma pochi sanno che anche qui, a pochi chilometri con il confine francese, si coltiva il vitigno nebbiolo, per produrre vini unici, alquanto diversi dai cugini piemontesi. Un vitigno che qui prende il nome di Picutener o Picotendre, in italiano Picotendro.

L’Arnad-Montjovet prevede un minimo del 70% di Nebbiolo, al quale si possono aggiungere (per un massimo complessivo del 30%) altri vitigni quali Dolcetto, Pinot Nero, Neyret, Freisa e Vien de Nus. Da non perdere la versione “Supérior”, ottenuto da vigneti a resa limitata, con una gradazione alcolica del 12-13%. Molto interessanti vini dove il Nebbiolo si accompagna al Pinot Nero, vitigno con la giusta personalità per bilanciare ed “imbrigliare” il carattere ruvido del Nebbiolo giovane.

Nel Donnas, la percentuale minima di Nebbiolo sale all’85%. Il restante 15% può essere costituito da Freisa, Vien de Nus e Neyret.
A tavola, oltre ai classici abbinamenti, imperdibile l’accompagnamento con il locale Lardo d’Arnad.

Danilo della Mura

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