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Occhialeria italiana, segni di ripresa

Occhialeria italiana, segni di ripresa

Bilancio 2009 e anticipazioni 2010 
L’industria dell’occhiale negli ultimi dieci anni ha quasi sempre segnato una crescita sia della produzione sia delle esportazioni, a riprova di un settore attento alle richieste del mercato e molto apprezzato sia in Italia che sulle maggiori piazze internazionali, grazie alla qualità e alla solidità delle nostre produzioni.
È inutile negare che la congiuntura dell’ultimo biennio ha intaccato questa solidità. Nel 2009, in particolare, la crisi economica globale si è manifestata in tutta la sua intensità e anche l’occhialeria italiana ne ha risentito, facendo intravedere solo nel suo ultimo trimestre qualche segno di debole ripresa.

La produzione dell’occhialeria italiana nel 2009 si è attestata a 2.251 milioni di euro segnando un -13,3% rispetto al 2008. A incidere maggiormente su questo decremento sono state, senza ombra di dubbio le esportazioni – che assorbono l’85% della nostra produzione e segnano un – 13,6% sul 2008, mentre il mercato interno segna un -7,2% (in valore, circa 988 milioni di euro).

In dettaglio, le esportazioni degli occhiali da sole nel 2009 sono diminuite del 14,8% rispetto al 2008, attestandosi a oltre 1.214 milioni di euro, mentre le esportazioni delle montature-vista sono diminuite del 12,5% (636 milioni di euro in valore).

A far intravedere uno spiraglio di cauto ottimismo è l’andamento trimestrale: la contrazione dell’export è andata attenuandosi nell’arco dell’anno, in particolare nell’ultimo trimestre del 2009. Si è partiti, infatti, da un -23,8% dell’export dell’intero comparto nel primo trimestre, per arrivare al -4,5% del quarto trimestre (-2,7% per le montature e -5,6% per gli occhiali da sole).

L’85% della nostra produzione – come si è detto – è destinata all’export e i mercati di riferimento per occhiali da sole e montature made in Italy si confermano essere l’Europa, con una quota del 54,9% e il mercato americano (nord, centro e sud America) che si attesta al 26,4%. La contrazione in percentuale verso il Vecchio Continente è dell’ 11,2% rispetto al 2008 (sole e vista), e ancora più marcata quella verso l’America: – 17,9%. Sul terzo gradino l’area asiatica con una quota di mercato del 14,3% che segna un -18% dell’export rispetto al 2008.

Qualche dato positivo viene da alcuni “virtuosi” paesi europei, come la Francia e il Portogallo mentre i paesi cosiddetti emergenti – che negli scorsi anni avevano fatto bene sperare in termini di crescita percentuale – hanno confermato la situazione economica globale nettamente negativa: Emirati Arabi Uniti (-24,4%), Russia (-48,8%), Brasile (-3,8%).

Tutti questi dati e la contrazione complessiva dell’economia hanno inciso anche su un aspetto fondamentale, quello delle realtà produttive – le aziende – e delle loro forze lavoro. La contrazione della produzione ha quindi avuto ripercussioni dirette sia sul numero delle aziende e sia su quello degli occupati, colpendo indistintamente piccole, medie e anche grandi imprese. Non solo, tutto questo ha dato vita a un circolo vizioso: da una parte la crisi ha accresciuto il fabbisogno di finanziamento delle aziende, e contestualmente si è verificato un irrigidimento delle condizioni di accesso al credito di fatto impedendo investimenti necessari per affrontare la crisi. In termini numerici il 2009 si è così chiuso con 950 aziende, – 5,5% rispetto al 2008, e con 16.600 occupati, in calo del 5,1% rispetto all’anno precedente.

Anticipazioni sul 2010
È fondamentale individuare i punti di forza da cui ripartire. A livello globale i dati del quarto trimestre 2009 confermano la ripartenza delle maggiori economie, ma anche la difficoltà ad accelerare il recupero e le diverse velocità a cui sta avvenendo: i consumi cinesi avanzano a ritmi multipli di quelli delle economie occidentali, mentre la spesa delle famiglie è in risalita negli Stati Uniti, seppure graduale. Nel nostro Paese le previsioni per il primo trimestre 2010 di tutti gli istituti sembrano delineare una fase nuova, di cauta fiducia. Dopo un susseguirsi di trimestri in caduta, molti settori dovrebbero invertire la rotta. Il timore diffuso è che questo avvenga senza che ci sia una contestuale crescita dell’occupazione.

Un analogo scenario si delinea per il settore dell’occhialeria. Considerando, infatti, l’andamento delle esportazioni, che sono il vero motore dell’occhialeria italiana, nel 2009, si potrebbe affermare che il settore abbia superato l’apice della crisi, ma che la strada della ripresa rimanga ancora molto in salita.

Il quarto trimestre 2009 ha confermato una lieve ripresa, ma anche l’estrema difficoltà di recupero con produzione e ordini ancora sottotono per la maggior parte delle aziende. Dal dicembre 2009 tuttavia le vendite sono migliorate e sono ripartite soprattutto all’estero. I primi mesi del 2010 sembrano confermare il trend di chiusura 2009: c’è un clima più positivo e di maggiore fiducia, anche se non si può parlare ancora di svolta. Sarà importante vedere l’andamento degli ordini a fine Mido.

Le imprese sono impegnate a cogliere ogni opportunità di ripresa.

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