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Milano Fashion Global Summit 2014, cosa è stato detto

Milano Fashion Global Summit 2014, cosa è stato detto

Personaggi del lusso a confronto su moda e food

Moda e cibo, due eccellenze del made in Italy su cui investire per attirare acquirenti da tutto il mondo.
A dirselo alcuni dei più importanti personaggi del mondo del lusso chiamati a partecipare al Milano Fashion Global Summit 2014.

Andata in scena ieri all’Auditorium Testori di Milano, la tredicesima edizione del convegno organizzato da Class Editori in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana, The Wall Street Journal Europe e Bank of America–Merrill Lynch, ha avuto infatti come tema principale “Fashion is Food, Food is Fashion”.

Il fitto programma non ha deluso le aspettative. Come di consueto il Milano Fashion Global Summit 2014 è iniziato con l’illustrazione dell’evoluzione economico finanziaria di Moda e Lusso, per poi concentrarsi sugli incroci che ci sono tra Fashion e Food, spiegando come l’interazione crei valore, quali siano le strategie dei top player, quali le opportunità di mercato e come coglierle e di come l’insieme delle tre F, Fashion, Food and Finance, costituisca la speranza per la salvezza del made in Italy.

Cibo e moda diventano dunque le due facce di una stessa medaglia da sfruttare anche in vista di Expo 2015. Un occhio di riguardo naturalmente va verso est. “La Cina vedrà 400 milioni di abitanti delle campagne cambiare vita e andare nelle città – ha detto Boselli – e attraverso varie fasi arrivare a consumare anche i nostri top brand, ma anche quelli medi”.

La Cina dunque si conferma essere uno dei bacini di utenza più importanti per i prossimi anni ma non solo lei, secondo Patrizio Bertelli, CEO di Prada, “anche il Giappone, i Paesi del Golfo e il Brasile” sono pronti a riservare grandi soddisfazioni in termini di export.

Ecco un assaggio dei principali interventi della giornata.

Interessante lo scenario illustrato da Diego Selva, Head of Investment Banking Italy Bank of America Merrill Lynch, durante l’introduzione ai lavori del Milano Fashion Global Summit 2014: “Il mercato italiano del lusso ha performato bene fino a maggio poi, nella seconda metà dell’anno, ha rallentato a causa di alcuni fattori tra cui una limitata esposizione su online e digital, e il rallentamento del turismo proveniente da Russia e Cina. Per il futuro tendiamo a focalizzarci su quei marchi che investono anche sui canali digitali come veicolo di crescita ed espansione.
Parlando del Food ci si chiede se potrà replicare i paradigmi di crescita del fashion degli ultimi anni. È possibile ma dovrà tenere conto di alcuni fattori fondamentali come: distribuzione, presenza internazionale, percezione di qualità e scala di produzione”.

Mondo digitale perfettamente raccontato da Martin Angioni, Country Manager, Amazon Italia, e Federico Marchetti, Founder and CEO, YOOX Group.
“Siamo partiti vendendo libri con un sito molto rudimentale. Oggi vendiamo anche fashion con un negozio di moda online – ha detto Angioni. – Ma vendere moda non è come vendere un computer. Abbiamo lavorato sull’esperienza d’acquisto per migliorare la visualizzazione grazie alle animazioni. Ci rivolgiamo al consumatore medio e non di lusso anche se abbiamo negozi monomarca come quello degli orologi di Gucci o quello di Ugo Boss. Circa il food abbiamo iniziato a sperimentare negli USA, a Seattle, San Francisco e New York. Abbiamo bisogno di aree urbane piuttosto grandi per poter organizzare dei magazzini di fresco”.

Raccontando l’esperienza di YOOX Group, Federico Marchetti ha poi detto “Le prospettive sono sempre più rosee. Mi piace pensare che il meglio debba ancora venire. Il 2014 ha avuto oggettivamente tanti venti contrari, tra cui i cambi valutari e le tensioni geopolitiche, che hanno reso fondamentale mantenere la nave sulla giusta rotta, e come Yoox ci siamo riusciti.
Per il prossimo anno ritengo che potremo affrontarlo con un maggior vento in poppa per andare più veloci.
Per avere successo però è fondamentale continuare a investire nell’innovazione tecnologica. Nel 2013 abbiamo avviato un piano in investimenti e innovazione di 100 milioni di euro, che per il 70% saranno dedicati puramente all’innovazione tecnologica per rimanere al passo e continuare a essere leader e garantire a clienti e brand una piattaforma d’avanguardia customizzata sulla moda e sul lusso.
Un altro elemento fondamentale è riuscire ad anticipare le tendenze: nel 2006, ad esempio, abbiamo iniziato a investire nel mobile e questo oggi rappresenta il 50% del nostro traffico, posizionandoci tra i top 10 retailer al mondo per commercio mobile.
Per il futuro vediamo una maggiore integrazione tra canale tradizionale e canale digitale, un fattore su cui dovrebbero puntare maggiormente anche le strategie delle imprese di settore”.

E se il mondo digitale sembra davvero godere del panorama più roseo ecco che, come abbiamo detto la Cina si presenta al Milano Fashion Global Summit 2014 come uno dei mercati più interessanti. Michele Norsa, CEO and Group Managing Director, Salvatore Ferragamo, ha infatti sottolineato “Bisogna avere una visione di medio termine, i prossimi 5-10 anni ci offrono opportunità straordinarie dal punto di vista dei viaggiatori e in particolare la classe media cinese che rappresenta un bacino di consumo mai visto, per cui l’attenzione a quest’area del mondo, che rappresenta ormai il 50% del nostro business, dovrà essere il focus principale.
L’Italia è il sogno per i cinesi, la destinazione più ambita ma non sempre facile da raggiungere. La visita del premier Renzi ha sicuramente aiutato a velocizzare alcuni aspetti burocratici, ma serve uno sforzo maggiore per promuovere, anche in occasione dell’Expo 2015, l’immagine di un paese che non ha solo la qualità ma anche l’eccellenza di alcune categorie di prodotti”.

Milano Fashion Global Summit 2014 - Patrizio Bertelli, CEO PradaCome anticipato è Patrizio Bertelli, CEO, Prada, a guardare anche verso altri mercati. Nel suo intervento si è focalizzato sulla scelta da parte del Gruppo di rilevare, lo scorso marzo, l’80% della società Angelo Marchesi, proprietaria della storica pasticceria Marchesi di corso Magenta a Milano. “In questi anni abbiamo imparato che un marchio come il nostro deve avere una visione più globale su tutti gli aspetti del lusso, anche nell’ambito del food. In quest’ottica abbiamo acquisito il marchio Marchesi, che si inserisce nell’ambito di un progetto per solleticare l’interesse del consumatore non solo nella moda, ma anche in settori collaterali. Abbiamo preferito acquisire Marchesi, ritenendo più giusto che i punti vendita legati all’alimentazione fossero associati a un marchio esistente, con cui quindi abbiamo attuato una coniugazione di marchio. Con Marchesi apriremo innanzitutto nuovi spazi a Milano in Galleria e in Montenapoleone, ma stiamo progettando aperture anche all’estero, come a Dubai, Hong Kong e Tokyo. Per l’EXPO 2015 abbiamo in progetto il nostro museo, che sarà inaugurato a maggio del 2015”.

Bertelli poi non si è lasciato sfuggire l’occasione di dire la sua sul servizio di Report contro Moncler. Secondo il numero uno della firma italiana, “Portare in televisione il tema dei maltrattamenti causati alle oche per imbottire giacche e piumini fa parte di una cultura del passato oramai sorpassata, per questo la Gabanelli è stata stupida”. Bertelli ha poi continuato “Naturale che in un mondo globalizzato un’impresa cerchi risorse produttive con costi più contenuti, per esempio in Ucraina o in Slovenia, e non si può impedirlo in un mercato liberale. Questo non vuol dire che noi dobbiamo fare i carabinieri sui produttori ai quali ci affidiamo”.

Guarda al futuro Tomaso Trussardi, CEO, Trussardi Group, che promuove la diversificazione: “Il marchio Trussardi esprime l’italianità nel mondo, e l’italianità è strettamente connessa al Food oltre che al Fashion, dato che sono entrambi parte integrante del lifestyle italiano.
Oggi puntiamo molto sul modello del Trussardi Cafè che vogliamo esportare anche all’estero. Siamo infatti in trattative molto avanzate per aprire un Trussardi Cafè a Dubai e presto apriremo anche il nostro primo caffè anche all’interno della Fiera di Colonia. Il 2014 è stato un anno sofferto per tutti, tuttavia abbiamo tenuto, grazie ai tre marchi che hanno garantito un bilanciamento, grazie anche alla strategia commerciale in Russia e Cina, che sono stati i mercati trainanti”.

Food al centro anche di Kiton Group. Il CEO Antonio De Matteis ha infatti detto “Nel 2015 apriremo a Milano il nostro primo ristorante. Tutto nasce dalla nostra passione per il cibo in cui vogliamo portare lo spirito che contraddistingue le nostre collezioni: tradizione e semplicità. Speriamo di essere pronti per l’Expo 2015 con il nostro nuovo negozio/ristorante come vetrina permanente aperta a tutti.
Per tramandare la nostra artigianalità puntiamo molto sui giovani, per questo abbiamo aperto un’Accademia per formare i nuovi sarti. Oggi l’età media delle persone nella nostra azienda è di 37 anni. Se in passato i giovani quasi si vergognavano di dichiararsi sarti oggi ne sono orgogliosi”.