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Il gentleman contemporaneo: torna la ricerca di Reda

Il gentleman contemporaneo: torna la ricerca di Reda

Sostenibilità, etica, tutela dell’ambiente, tempo liberato da impegni e doveri per il gentiluomo di oggi

Torna la ricerca di Reda sul gentleman contemporaneo. Lo studio condotto con Future Concept Lab chiarisce come quella del gentiluomo sia una figura ancora attuale. Se l’anno scorso l’indagine aveva sottolineato come essere gentleman non sia una dote innata ma un fatto di educazione, quest’anno la ricerca quali-quantitativa, condotta su un campione di 450 uomini, tra i 30 e i 54 anni, ha esplorato i valori del gentiluomo contemporaneo, con una particolare attenzione al tema della qualità della vita e dell’impegno concreto verso i temi della sostenibilità e dell’etica.

La sostenibilità

Secondo i risultati della ricerca, la figura del gentiluomo è ancora di grande attualità: gli intervistati, pensando alla propria vita, si sentono personalmente gentiluomini al 67%, su una scala da 1 al 100% (l’attualità del gentleman è sentita in modo particolare dagli uomini sopra i 50 anni, che ritengono abbia ancora molto senso, oggi, parlare di gentiluomo nel 49,4% dei casi, rispetto ad una media nazionale pari al 42,2%).

Ma cosa significa esattamente essere gentiluomini? Quali i valori trainanti?
Per la maggior parte del campione intervistato essere gentiluomini è un modo di sentirsi e di comportarsi al di là del proprio status (93,8%); lo si può diventare attraverso l’educazione (69,6%). E’ curioso sottolineare come entrambe queste definizioni siano sentite soprattutto dai target dei trentenni e dei cinquantenni, con percentuali che salgono rispettivamente a 96,3% e 96,1% per la prima auto-definizione e a 71,4% e 72,7% per la seconda. I valori portanti del gentleman risultano essere l’investimento negli affetti, l’assunzione di responsabilità, sia in ambito lavorativo che come impegno civile e sociale, la discrezione nel non avere atteggiamenti esibizionisti e l’educazione, aspetto fondamentale per diventare gentiluomini, al di là del proprio status di nascita ed economico.
La ricerca ha evidenziato inoltre che il gentiluomo contemporaneo si attiva personalmente per migliorare la società e ha a cuore l’ambiente (35,6%). Colpisce in modo particolare che siano soprattutto gli over 50 ad esserne convinti (le percentuali salgono infatti per loro a 57,1% e 51,9%) a sfatare il luogo comune che siano i giovani a credere nell’importanza di agire personalmente, nella propria quotidianità, per migliorare la società in cui viviamo.
 
Il lusso e la qualità di vita

Avere più tempo per sé, potersi godere le proprie ritualità quotidiane rallentando i ritmi e avere a disposizione prodotti e servizi che non penalizzino la qualità ma puntino anche al rispetto per l’ambiente: questi gli obiettivi del gentiluomo per “vivere meglio”.
Il vero lusso diventa quindi la libertà di poter derogare ai propri obblighi, ritagliandosi maggior tempo libero (oltre il 70% del campione dichiara infatti l’importanza del tempo liberato come bene più prezioso oggi).
L’importanza dello spazio sale in modo particolare al Sud (33% vs il 30% del media nazionale) e tra coloro che vivono in centri di media grandezza (39%).
La qualità di vita risulta sempre più legata a doppio filo con la qualità del tempo, solo però se in stretta alleanza con la qualità dello spazio, da preservare e difendere con impegno costante e personale.

Dall’ecologia all’etica

Se per il 75% del campione intervistato, essere gentiluomini ha a che fare con l’ecologia, ben il 92% ha dichiarato che il gentlemen si misura quotidianamente anche con l’etica.
Un ambiente di vita sostenibile, giusto e piacevole per tutti, non è più solo un diritto, ma viene percepito come un dovere (52,2%), una responsabilità che motiva direttamente all’agire.

Ma cosa è disposto a fare concretamente il gentleman?
Su una scala da 1 a 100, la disponibilità personale a spendere di più per servizi e prodotti che siano attenti all’ecologia è pari a 65 (in modo particolare al Nord-Est – 68,4 – e nel Centro Italia – 70,1) e a più di 66 per servizi e prodotti attenti all’etica (anche in questo caso la disponibilità sale nel Nord-Est e nel Centro Italia con punteggi rispettivamente del 68,9 e 71,6).
Nel dettaglio, il campione sarebbe disposto a cambiare le proprie abitudini di vita quotidiane (41,3%), spendere del tempo per dare aiuto diretto (36,4%) e acquistare prodotti “eticamente corretti” (12%). É curioso come siano in modo particolare gli over 50 che si dichiarano pronti ad agire in prima persona cambiando il proprio stile di vita (la loro percentuale sale infatti da 41,3% a 46,8%).
Dalla ricerca emerge come per il gentiluomo il confronto con il valore dello spazio abbia significato per lui il passaggio dall’area dell’ecologia a quella più allargata dell’etica. L’etica, percepita quindi come processo superiore, evolve al crescere dell’età: i giovani sono più attivi nella sostenibilità ambientale, mentre gli uomini più maturi capiscono e condividono un maggior impegno verso le regole dell’etica. Si passa così dalla consapevolezza ad un vero e proprio agire, che deve essere del singolo cittadino, come delle istituzione e delle aziende.

Le aziende

Secondo il gentiluomo contemporaneo, gli attori principali di correttezza etica e ecologica sono i singoli individui, ritenuti i primi a doversi occupare di sostenibilità secondo quasi la metà del campione (48,9%), seguiti dalle istituzioni (40%) e solo alla fine dalle aziende (11,1%).
E’ da sottolineare come tale giudizio sia anche legato al contesto geografico: al Nord, sia Est che Ovest, la scelta cade sulle aziende più della media (14,4% e 15,6%), mentre al Sud l’accento è posto soprattutto sulle istituzioni più che sul singolo (52,7%).
Se dalle istituzioni pubbliche ci si aspetta che diano un’educazione virtuosa (48%), guardando alle aziende, il fair gentleman chiede che venga posta più attenzione sulla correttezza del processo di produzione (34%), seguito dalla salvaguardia attiva dell’ambiente (18,4%). 
Alla concreta maturità del gentiluomo in fatto di sostenibilità ed etica, deve corrispondere quindi l’agire in tal senso anche da parte delle aziende, attraverso la fornitura di prodotti e servizi “fair”, che diano valore al processo produttivo guardando al tempo come garanzia di qualità dei processi produttivi  ed utilizzando materie prime di qualità e, ove possibile, naturali.

Secondo i risultati della ricerca, etica ed estetica devono essere sempre più legate: il bello e il buono non possono essere contrapposti. Alle aziende si chiede oggi che investano in prodotti che siano giusti, autentici, ben fatti, oltre che belli; si desiderano prodotti realizzati secondo gli standard di sostenibilità, ma non si sacrifica per questo l’estetica. Ben il 65% del campione ha dichiarato infatti che sarebbe disposto a rinunciare solo in parte alla bellezza di un vestito, ad esempio, a favore della sua eticità, poiché ritiene che un’azienda debba garantire entrambe le qualità.
Il Tempo e lo spazio, parametri cardine della qualità della vita individuale diventano valori anche nella scelta di un prodotto: è fondamentale che un vestito duri nel tempo (il 47,3% del campione ha dato voto 9 o 10 su scala da 1 a 10) e possa garantire un’etichetta Made-in-Italy (38,2%), a indicare provenienza dei materiali e rispetto delle regole etiche nel processo di lavorazione.
Il gentiluomo desidera che le aziende comunichino il loro impegno sostenibile con opuscoli informativi allegati al capo d’abbigliamento (32,9%)  (percentuale che sale al 42,9% per gli over 50enni) e una certificazione di fonte non aziendale (19,3%). Il ruolo dell’etichetta diventa prioritario, poichè si desidera avere prima di tutto garanzia di una produzione etica (20,9%), di naturalità dei materaili (18.9%) e il marchio Made in Italy (17,6% – che sale a 28,6% per il campione sopra i 50 anni).

L’impegno che si vive come responsabilità personale diventa quindi anche una richiesta alle aziende. E se la qualità del vivere bene, per i gentiluomini, significa trovare i giusti tempi, questo vale anche nei processi produttivi, dove la meccanicizzazione di alcuni passaggi produttivi deve essere fatta per poter rallentare invece su quelle fasi della produzione dove è fondamentale il ritmo lento dell’esperienza e della tradizione.

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