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Gucci dichiara il suo amore alla golden age di Hollywood: i colori degli anni ’40 e ’50

Gucci dichiara il suo amore alla golden age di Hollywood: i colori degli anni ’40 e ’50

Da quando ha assunto il ruolo di protagonista creativo in Gucci, nel 2015, Alessandro Michele, non ha fatto mistero della sua ammirazione nei confronti di Hollywood e delle celebrità che lo popolano. Oltre a circondarsi di una troupe di famose muse che include Jared Leto, Lana Del Rey, Dakota Johnson, Hari Nef, Florence Welch e l’inimitabile Harry Styles, le sue recenti collezioni includono cenni anche ai simboli iconici di Los Angeles come Chateau Marmont (Cruise 2019) e Paramount Studios (Autunno 2018). Nomi altisonanti e collezioni super esclusive.

Nell’ultimo anno, Gucci ha persino collaborato con Major League Baseball su una serie di pezzi decorati con il logo dei Los Angeles Dodgers, e ha organizzato una festa per i nuovi volti delle sue fragranze Guilty all’interno del cimitero Hollywood Forever. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che Michele e company abbiano preso questa visione romantica dello spettacolo e l’abbiano trasformata in una campagna pubblicitaria abbagliante per la collezione Primavera 2019 di Gucci. Girato da Glen Luchford, il photo shooting ed il video pubblicitario prendono ispirazione dai vecchi film di Hollywood degli anni ’40 e ’50, tra cui An American in Paris, Cover Girl, Non c’è business come show business, Gentlemen Prefer Blondes e Singin ‘in the Rain.

           

C’è sfarzo, glitter e glamour in abbondanza, così come un vivace mix di colori vivaci e un pizzico di umorismo. Ad esempio, le clip teaser per la campagna includono interviste sul finto tappeto rosso a una première immaginaria di un musical Gucci, tra cui una con un’attrice snob (accompagnata da un tonto dai capelli lunghi) che riesce a comunicare con gli uccelli. Infine, una clip coreografica incentrata sul classico di Irving Berlin Non c’è business come show business include personaggi interpretati dalla troupe Gucci che cantano, danzano, dirigono e lavorano dietro le quinte, creando una stravaganza musicale technicolor che dipinge squisitamente l’immaginazione selvaggia di Michele. It’s show o’clock, baby! 

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