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Giorgio Armani contro Anna Wintour

Giorgio Armani contro Anna Wintour

Assente al suo defilè

Dopo la “querelle da fashion week” tra Roberto Cavalli e Michael Kors, ecco spuntare una nuova polemica a margine di Milano Moda Donna.

“Oggi, ultimo giorno della settimana della moda, non c’era un nome di appoggio al mio: sono il solo stilista di peso. Così c’e’ chi ha preso l’aereo ed è volato a Parigi”.

Con queste parole, dopo la sfilata autunno inverno 2014-2015, Giorgio Armani ha iniziato il consueto incontro con la stampa nel backstage.

Anche senza fare nomi, il destinatario della polemica è più chiaro che mai: chiunque fosse presente alla sfilata di Re Giorgio non poteva non notare l’assenza di Anna Wintour.

L’ultimo giorno di Milano Fashion Week prevedeva un solo “big”, forse troppo poco per convincere i nomi più blasonati a modificare i propri piani e rimanere nella città meneghina.

“E la Camera cosa fa per proteggere la moda italiana? Io ne sono diventato socio di recente, ma se si continua così faccio in fretta anche a uscirne. Perché devo essere penalizzato e veder partire una signora che comunque, la si ami o la si odi, ha il suo peso? Ma forse ho peso anch’io”, ha continuato Armani.

Il direttore di Vogue America ha fatto sapere di aver mandato al defilè alcuni dei suoi più stretti collabotratori.

“Chi deve essere presente alla mia sfilata non può mandare i suoi collaboratori: è come andare da un dentista di fama e trovare il suo assistente”, ha risposto il designer 79enne.

Un portavoce di Vogue US ha detto a WWD che “Anna ha il massimo rispetto per Giorgio Armani e per tutto ciò che ha fatto per l’Italia e per la moda in tutto il mondo” ma che purtroppo, visto il fitto calendario delle fashion week, “ci sono sfilate a cui Anna non riesce ad essere presente”.

Secondo le ultime indiscrezioni, la Wintour non sarebbe volata a Parigi ma bensì a Londra: il suo celebre caschetto è stato avvistato a pranzo al The Wolseley in compagnia di Christopher Bailey, direttore creativo di Burberry.

Armani, infine, non le manda a dire nemmeno ai suoi colleghi.

“La tendenza a spettacolarizzare fa sì che a settembre la gran parte di ciò che si vede in passerella non arrivi nei negozi. Ho molto rispetto per il lavoro dei miei colleghi riconoscendo che alcuni sono anche bravi a trasformare il défilé in uno show, ma con questo si perde il valore del vero rinnovamento. Nessuno ha il coraggio di dire che la moda italiana non deve essere uno specchietto per le allodole ma una bandiera della nostra cultura e della nostra identità”.