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Federico Fellini, 25 anni fa ci lasciava il regista visionario del cinema italiano

Federico Fellini, 25 anni fa ci lasciava il regista visionario del cinema italiano

«Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lunsingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto!», con queste parole Federico Fellini, il più grande genio visionario di sempre commentava se stesso, la propria arte, il suo modo unico e inimitabile di fare cinema.

Il 31 ottobre 1993 alle 12 Federico Fellini si spegne, il giorno prima aveva compiuto 50 anni di matrimonio con la moglie Giulietta Masina, la tenera compagna nel set come nella vita, conosciuta nel 1942. I funerali di stato vengono celebrati dal cardinale Achille Silvestrini nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma in piazza della Repubblica. Su richiesta della moglie, il trombettista Mauro Maur esegue l’Improvviso dell’Angelo di Nino Rota, musicista con cui il regista riminese ha lavorato spesso per le colonne sonore dei suoi film. Dopo l’ultimo saluto, anche la moglie Giulietta Masina muore, cinque mesi dopo il marito. Era arrivato a Roma dalla sonnolenta provincia di Rimini, dove era nato il 20 Febbraio 1920, per diventare giornalista. Finirà per lavorare come fumettista al Marc’Aurelio, principale rivista satirica italiana, e proprio nella capitale gli fanno notare che la sua vena creativa cozza con l’attività di cronista. Il giovane Fellini comincia così a muovere i primi passi nel mondo della radio, poi è la volta del cinema. Negli anni ’40 lavora come soggettista, aiutoregista e sceneggiatore. Il battesimo dietro la macchina da presa avviene sul set di Paisà di Roberto Rossellini, che rimane particolarmente colpito dalla scena lungo il Po, girata dal giovane Federico. Non è che l’inizio: nel 1950 esce Luci del varietà, che dirige con Alberto Lattuada, poi è la volta de Lo sceicco bianco, che ha per protagonista Alberto Sordi, che diverrà grande amico del regista. A proposito di questa pellicola qualche critico parlò non a torto di fantarealismo, una tendenza ravvisabile anche nel film successivo I vitelloni, scritto in coppia con Ennio Flaiano. Da allora solo tanti successi: La strada, Il bidone e Le notti di Cabiria, che costituiscono una trilogia dedicata al mondo degli emarginati.

All’estero i film di Fellini incantano. Dopo essersi buttato alle spalle il Neorealismo, movimento a cui il regista non ha mai prestato fede con convinzione, è la volta dei film più «felliniani», più onirici : La dolce vita e 8 1/2, che segnano la consacrazione del cineasta italiano e il sodalizio artistico con Marcello Mastroianni. Difficile riassumere la ricca carrellata di pellicole girate da Fellini: Amarcord, Fellini Satyricon, Casanova, E la nave va e ancora Ginger e Fred, Intervista e La voce della luna, ultima pellicola di Fellini. Senza considerare il mistero che avvolge il film mai realizzato più famoso della storia del cinema Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. 

Federico Fellini amava ripetere che filmava i propri sogni o meglio ancora che faceva film alla stessa maniera in cui viveva un sogno. E a ben vedere le sue pellicole non si può pensare che si trattasse di una provocazione, ma della vocazione di un genio che vedeva nel cinema «uno straordinario giocattolo» con cui sperimentare. E nel Libro dei sogni, pubblicato da Rizzoli nel 2007, sono stati messi insieme tutti i desideri, fantasie, sogni del regista. Schizzi, disegni e frasi breve che riassumono l’arte di Fellini, di cui purtroppo il cinema sente e non poco la mancanza.