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Dolce&Gabbana contro il Comune di Milano

Dolce&Gabbana contro il Comune di Milano

Continua il braccio di ferro

Continua la querelle tra Dolce&Gabbana e il Comune di Milano.

Il Sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, dopo aver mantenuto i toni bassi per giorni e tentato di smorzare le polemiche, ha tuonato contro i due designer affermando: “Adesso basta! Gli indignati siamo noi. La reazione di Dolce&Gabbana è decisamente sopra le righe, inaccettabile: dovrebbero chiedere scusa a Milano”.

E poi: “Se la prendano con la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate, i pubblici ministeri e la stampa. Da ultimo con la città di Milano”. Anche perché, ricorda Pisapia, “la frase infelice dell’assessore è stata chiarita immediatamente”.

L’antefatto è cosa nota: la maison ha deciso di chiudere i propri negozi meneghini per tre giorni a causa della loro “indignazione”, scaturita dalle parole dell’assessore milanese al commercio Franco D’Alfonso, colpevole di aver affermato di non voler concedere spazi pubblici di pregio ai “condannati per evasione”.

Come sappiamo, Domenico Dolce e Stefano Gabbana nei giorni scorsi sono stati condannati in primo grado per omessa dichiarazione dei redditi ad un anno e otto mesi e al pagamento di una provvisionale di 500mila euro.

Ritenendosi oggetto delle dichiarazioni dell’assessore, i due stilisti hanno prontamente e pesantemente risposto via Twitter “Comune fai schifo”, dicendosi anche disposti a restituire l’Ambrogino d’Oro che proprio il Comune gli ha assegnato nel 2009.

Ieri Dolce e Gabbana hanno comprato una pubblicità a doppia pagina su alcuni quotidiani nazionali per spiegare le ragioni che li hanno portati a chiudere i battenti delle loro boutique e affidare ai loro legali il compito di fornire una spiegazione tecnica di quanto accaduto.

Ecco alcuni stralci del comunicato.

“Non siamo più disposti a subire ingiustamente le accuse della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, gli attacchi dei Pubblici ministeri e la gogna mediatica a cui siamo sottoposti ormai da anni”.

“Questo non solo per per noi stessi, ma soprattutto per tutti coloro che lavorano con noi”.

Dopo aver ribadito la loro indignazione, i due ricordano di essere nati a Milano “e a questa città siamo sempre stati grati. Dobbiamo però dire che negli ultimi trent’anni a questa città abbiamo anche dato tanto: prestigio e visibilità internazionale, posti di lavoro e sviluppo economico. Solo presso i nostri negozi sono impiegate oltre 250 persone che, nei prossimi giorni, saranno comunque regolarmente retribuite, sebbene le attività resteranno chiuse”.

“Nonostante la nostra passione e il senso di responsabilità ci spingano a continuare a lavorare con la dedizione e la volontà di sempre dichiariamo di esserci stancati delle continue diffamazioni e ingiurie che stanno togliendo serenità al nostro lavoro e ci stanno distogliendo dal nostro vero compito di stilisti”.

“Abbiamo la fortuna di collaborare con persone di vera e rara eccellenza sia dal punto di vista tecnico-professionale sia dal punto di vista umano, che credono fortemente in noi e per le quali tutto questo è demotivante. La chiusura dei negozi è un segnale del nostro sdegno”.