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Carlo Verdone festeggia 68 anni: «Non sono stanco di recitare, sono malato di curiosità!»

Carlo Verdone festeggia 68 anni: «Non sono stanco di recitare, sono malato di curiosità!»

Carlo Verdone compie oggi 68 anni. Per gli amanti del cinema è una leggenda, molto più che un regista. La sua vasta produzione cinematografica parla da sola.

Come nessuno, ha saputo raccontare vizi e virtù degli italiani, le paranoie, le aspettative verso il futuro, le speranze, i sogni, i piccoli drammi quotidiani. Tutto condito sempre con ironia, con quella leggerezza, che appartiene soltanto a chi pur essendo un grande si guarda bene dal farsi chiamare maestro.

Una carrellata di personaggi indimenticabili: dal logorroico e ipocondriaco Furio di Bianco, rosso e Verdone al bambinone che fa fatica a capire le donne Mimmo, dall’hippie Ruggiero di Un sacco bello al giovane romano Oscar Pettinari di Un sacco forte. E ancora il venditore porta a porta Sergio Benvenuti di Borotalco, il fratello apprensivo Carlo in Io e mia sorella, il professore laureato con 110 e lode che fa il bidello Rolando Ferrazza in Acqua e Sapone. Quale sarà la prossima storia che Carlo Verdone vorrà raccontarci? Cosa ha in serbo per il suo pubblico? In un’intervista a Vanity Fair, il regista romano ha dichiarato: «Sento che è giusto risparmiare le forze e conservarle per dirigere gli altri. Non sono nemmeno stanco di recitare, di rappresentare quello che vedo, ma la situazione di oggi è complessa da raccontare. Non trovo più, in giro, la poesia di un tempo: allora le strade e le piazze erano immensi teatri di umanità, oggi vedo tante solitudini. Le persone non riesco più nemmeno a vederle in faccia perché stanno tutti con la testa bassa, sul cellulare. E nemmeno guardare sui social mi aiuta a trovare ispirazione: i post e i commenti mi sembrano tutti omologati, anche negli insulti». Quella poesia che caratterizza alcune scene oggi d’antologia dei suoi film: la passeggiata di Mimmo con l’affezionata nonna, interpretata da una maschera della romanità, l’indimenticabile Sora Lella, in un cimitero nel film Bianco, rosso e Verdone, oppure il finale strepitoso di Acqua e sapone con il protagonista che assieme ad alcuni amici in un campo di grano nei pressi dell’aeroporto improvvisa un balletto sulle note della celebre colonna sonora scritta dagli Stadio.

Ma Carlo Verdone è proiettato al futuro, ha ancora molto da dire. «Non c’è niente di più patetico di chi si attacca con disperazione al passato» – ha affermato sempre nell’intervista a Vanity Fair – «Ieri sentivo Tommy degli Who rifatta in un festival. La voce era diversa, i suoni meno anarchici, probabilmente suonavano pure meglio che nella prima versione. Poi, per quei casi dello shuffle, è partito il Tommy originale. E insomma: era proprio un’altra cosa, migliore. E anche io è come se avessi abbandonato la chitarra col distorsore e avessi preso la chitarra acustica. Continuo a suonare, ma in modo diverso!». Un gran curioso, ecco come si definisce. Un ottimo osservatore, se non fosse diventato l’attore che tutti conosciamo, molto probabilmente sarebbe stato un analista. Proprio perché è «un fanatico» del genere umano e si diverte a capire debolezze e punti di forza di quello stesso pubblico, che lo ama. «Mi piace frequentare chiunque, anche le persone lontane da me!», ha spiegato Carlo Verdone, che ha poi aggiunto: «Col passare del tempo, è successa una cosa: che prima di recitare ho avuto necessità di provare sempre di meno, facevo sempre meno fatica, il corpo sapeva cosa fare da solo». Certo, come se anche questi si fosse abituato ormai a seguire l’estro creativo di uno straordinario regista, le sue acute illuminazioni. Tanti auguri, caro Carlo!