Chi è il “booker”? Termine che tradotto dall’inglese significa “figura commerciale che lavora nell’agenzia di modelle/i e che ha il compito di proporre e vendere le prestazioni di questi ultimi ai clienti”. Molte persone comuni lo confondono come “agente”. Ma esistono diverse differenze. La carriera di qualsiasi modella (anche super top) inizia da qui. Ti presenti nelle agenzie più famose e nominate e ti affidi a loro: i bookers. Sono questi ultimi che decidono se vai bene oppure no. Prendono le misure delle tue circonferenze (90/60/90 in media) e ti scattano le polaroid (fotografie semplici, non ritoccate, per far vedere la modella al naturale).
Step successivo capire per quali clienti vai bene. Ogni booker ha una lista di acquirenti (brand, fotografi, ecc..) che hanno differenti richieste. C’è chi vuole una modella skinny, o plus (con qualche forma in più ), con i capelli corti o lunghi. Bionda o mora. Le differenze sono infinite. Loro hanno la capacità di capire quale modella è più adatta per un lavoro piuttosto che un altro. Hanno la possibilità di ” spingerti” (termine usato nel mondo della moda) per affermarti il prima possibile. Il bravo booker è colui che sa proporti con il book giusto e farti lavorare con una certa continuità. Con i migliori cachet, valorizzando la tua immagine. La scelta delle foto per il book è fondamentale: meglio non “troppe” perché così si rischia di confondere il cliente, e soprattutto ” rappresentative” dello stile della modella. Devono essere una decina ma perfette.
Questo è il compito di un bravo booker. Il migliore sulla piazza. Altrimenti si rischia di rimanere nel moan-board dell’agenzia senza lavorare. La scelta è molto numerosa, per cui il booker deve credere realmente nelle tue possibilità. Provare entusiasmo e la giusta enfasi quando ti propone ai clienti. La figura dell’agente, invece, è un livello successivo. Colui che non solo ti propone agli acquirenti (lavoro d’ufficio su computer ) ma capisce quale lavoro può “innalzare” il livello della modella. Molte modelle non possono lavorare più per determinati brand perché hanno raggiunto uno “statement” molto superiore e prestigioso. Gli agenti guardano il futuro della modella, pianificando un percorso lavorativo ben determinato. Sempre volto a migliorare.
Il booker va più per numeri, non per qualità. L’importante per quest’ultimo è guadagnare il più possibile e far guadagnare l’agenzia anche con lavori qualitativamente inferiori ma ben pagati come (ad esempio) gli showroom. Due prospettive lavorative molto diverse. Personalmente ho avuto diversi booker ed agenti che hanno scelto di rappresentarmi in questi anni. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, una diversa consapevolezza del mondo della moda. Mi hanno insegnato molto ma quella a cui sono più affezionata è sicuramente la mia prima booker, quella con cui ho iniziato, che mi ha scelta da zero. Non ero nessuno, avevo poca esperienza ed ero una ragazza molto ingenua, insicura e con molto da imparare. Lei, che mi aveva detto ” no” la prima volta che mi presentai in agenzia.
Già, perché non è stato amore a prima vista. Lei mi disse: ” il seno è bellissimo per una donna ma non per una modella” e mi rifiutò. La seconda volta, quando mi ripresentai, fu da subito un sì. ” Hai carattere, arriverai sicuramente”. I booker giocano molto sul giudicare negativamente una modella a livello fisico. Verificano quanto caratterialmente è sensibile al giudizio. Se ha la personalità giusta per fare questo lavoro duro e faticoso. Emotivamente e psicologicamente. Devo molto alla mia prima booker, è stata fondamentale per la mia carriera. Mi ha insegnato il “mestiere” nei minimi particolari, dal trucco leggero ai casting (perché i clienti vogliono vederti struccata al naturale) alle ore infinite nelle sale di posa per imparare a muovermi e a posare.
“Queste foto sono orrende, non vanno bene” e ricominciavo da capo. Fino a che sono arrivata ad avere il mio primo book. Poche foto, semplici, ma che per me significavano tutto. Una soddisfazione immensa. L’unica cosa negativa nel lavorare con lei era questa fissazione che aveva sui centimetri che dovevo perdere. Purtroppo capita che i booker o agenti si accaniscano troppo sul fisico della modella. Da qui gli innumerevoli casi di anoressia nell’ambiente. Per fortuna la maggior parte delle agenzie, oggi, è molto più sensibile a questa tematica. Ma c’è molto lavoro ancora da fare. Quando entravo in agenzia la prima cosa che mi sentivo dire era: ” Valentina, sei ancora 95 cm nei fianchi, devi scendere”. Inizialmente era diventato un problema enorme per me. Avendo delle forme tipicamente mediterranee arrivare a 90 cm di fianchi significava ammalarmi. Diventare brutta esteticamente, non riconoscermi più allo specchio. E da quel momento mi sono detta: ” le mie forme saranno la mia carta vincente nel mondo della moda, quelle che mi renderanno ” diversa” dalle altre modelle”. E così è stato. Mi sono lasciata scivolare via tutti i giudizi e le critiche sul mio seno e sui miei fianchi. Ho capito che la mia salute era la cosa più importante e da quest’ultima dipendeva anche la mia bellezza. “Io sono bella così, con una 40/42 e mi piaccio”.
Non ho mai voluto essere una ragazza “manichino” con le occhiaie che fa fatica a stare in piedi. Nella moda questo è un problema che ancora oggi si ripresenta. Purtroppo, per la ricerca di un’immagine non sana e che deve valorizzare solo i capi che indossa. Priva di sensualità e femminilità. Facendo della donna androgina un punto di riferimento. Ma la figura delle donna non è così. È ben diversa. E questa moda porta in passerella ragazze scheletriche ed evanescenti. Alcune di loro per mantenere le famose ” misure” mangiano una mela al giorno. Il booker consapevole è colui che non permette questi atteggiamenti malsani. “Se un fisico è così per costituzione va bene, altrimenti è inutile rendersi la vita un’inferno”. Apprezzo la sincerità. È giusto comprendere i propri limiti. Ho sempre saputo che non ero una modella adatta per sfilare ma allo stesso tempo ho avuto molte soddisfazioni dall’ambito della lingerie, costumi da bagno e dei magazine. Recentemente ho scattato con uno dei fotografi del celebre brand di lingerie Victoria’s Secret. Perché “niente è impossibile per chi crede”. Con consapevolezza. Con responsabilità.