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Festival di Cannes 2015, altro che 50 Sfumature

Festival di Cannes 2015, altro che 50 Sfumature

Sesso e eros sulla Croisette con LoveSe la Berlinale ha ospitato la premiere di 50 Sfumature di grigio, considerato il film più provocatorio del main stream, il Festival di Cannes non poteva che alzare l’asticella.

Ieri, nono giorno di kermesse è stato all’insegna dell’eros con la proiezione di Love di Gaspar Noé.

Una fiumana di gente si è messa in coda davanti al Teatro Lumiere per assistere alla pellicola definita un porno d’autore in 3D, tanto che molti giornalisti non sono riusciti ad entrare.

Nel nuovo film del regista argentino, che avevamo già visto alla prova con Irreversibile (in cui Monica Bellucci veniva stuprata in un sottopassaggio ndr) non manca nulla: scene plurime e dettagliate di sesso, masturbazione, menage a trois con tanto di erezione in primo piano, una penetrazione ravvicinata e l’eiaculazione a tre dimensioni con “esplosione” sulla telecamera.

“Da anni sognavo di fare un film che raccontasse la passione di una giovane coppia innamorata nei loro eccessi fisici ed emotivi – ha detto Noè‘Love’ rappresenta la realta’ e non ha nulla di sgradevole”.

La storia è raccontata dal punto di vista di Murphy (Karl Glusman) che si sveglia il mattino del primo dell’anno con un cerchio alla testa mentre il figlio piccolo, avuto per errore da un’altra donna (Klara Kristin), piange e il telefono suona. È la madre di Eletcra (Aomi Muyock), che non ha notizie della figlia da mesi ed è preoccupata che le sia successo qualcosa. Parte così il flasback del loro amore disperato attraverso tutti gli stadi della loro relazione: la passione, la tenerezza, la volontà di sperimentare, il sesso a tre, il club per scambisti, il rapporto sessuale con un trans.

“All’inizio ho avuto problemi a rilassarmi sul set visto che c’erano nel migliore dei casi sei persone della troupe concentrate sui miei genitali – ha raccontato Glusman poi dal momento che il film era a basso budget mi sono trovato spesso nudo tra tecnici che posavano cavi e altri che piazzavano luci e alla fine della lavorazione non ci facevo più caso”. Poi Glusman, che sarà nei prossimi film di Emmerich e Refn, chiude con una battuta: “Mia madre è orgogliosa di me. D’altronde quando l’ho conosciuta non era vergine”.

Ieri è stato anche il giorno del quarto italiano in gara: in concorso nella sezione Un Certain Regard il film documentario, Louisiana (The other side) di Roberto Minervini nelle sale dal 28 maggio.

Dopo aver presentato due anni fa fuori concorso Stop The Pounding Heart – Trilogia del Texas, Atto III, Minervini torna sulla Croisette con un ritratto di un’America ai margini.

Minervini è partito dal Sud degli Stati Uniti e da uno tra gli stati più poveri, poi è salito fino al Nord Dakota. Quella che ha voluto rappresentare è “l’America più invisibile ma anche quella più significativa di oggi, dove si decidono le elezioni, dove si va a estrarre petrolio, dove prolifera il fracking. L’America più vitale per certi versi, quanto allo stesso tempo autodistruttiva”.

Presentati in concorso Dheepan di Jacques Audiard con Jesuthasan Antonythasan su un uomo in fuga dalla guerra dello Sri Lanka, dove è ora ricercato per il suo passato di guerrigliero, e The Assassin di Hou Hsiao-hsien con Shu Qi ambientato nella Cina dell’XI secolo una setta degli assassini.

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