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Buccellati si riunifica sotto il nome di famiglia

Buccellati si riunifica sotto il nome di famiglia

Intervista a Gianmaria BuccellatiLa riunificazione è arrivata al capolinea di un lungo percorso durato oltre 40 anni che ha visto i due rami della famiglia Buccellati operare sul mercato della gioielleria d’alta gamma come concorrenti.
E i membri della famiglia lo hanno fatto riunendosi sotto i valori fondanti che avevano guidato la vita professionale del nonno Mario fin dalla nascita della società nel 1919, ovvero tradizione, talento, eccellenza artigianale, creatività e materiali di altissima qualità.

Il processo è iniziato nei primi mesi di quest’anno quando gli eredi di Mario Buccellati attuano la riunificazione dei marchi Gianmaria Buccellati e Mario Buccellati sotto un unico brand di gioielli di lusso: Buccellati.

A dare sostegno alla ritrovata family company, a luglio, è arrivata anche Simest, finanziaria per lo sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero e sul territorio nazionale guidata dall’amministratore delegato Massimo D’Aiuto.

Buccellati è presieduta da Gianmaria Buccellati, seconda generazione della famiglia, mentre la struttura manageriale è composta dalla terza generazione.
Oggi Buccellati firma parure uniche di alta gioielleria, gioielleria, orologeria e argenteria.

L’alta gioielleria rappresenta il 50% del business; le collezioni di gioielli e quella degli argenti il 20% ciascuna; l’orologeria il 10%.
“Il gruppo Buccellati – spiega Gianmaria Buccellatia seguito della dipartita di mio padre Mario nel 1965, si era diviso in diverse aziende che facevano capo ad altrettanti membri della famiglia. In questo periodo, però, dopo anni di perseverante lavoro, quasi l’intero gruppo si è riunificato sotto il marchio “Buccellati” e può, con maggiore forza affrontare i mercati nazionali e internazionali e affermare la grande fama che ha nel mondo intero come uno dei marchi più prestigiosi del made in Italy”.
Tanto che il marchio ha conquistato il secondo posto nella classifica mondiale 2011 del Luxury Institute di New York per la gioielleria di lusso.

In che termini è stato stretto l’accordo con Simest?
Simest ha acquisito il 49% della Mario Buccellati Srl per un corrispettivo pari a 2,94milioni di euro. Dal 1980 questa società era di proprietà prima di mio fratello Lorenzo e, dal 2007, di Luca e Claudia Buccellati. Contestualmente alla cessione della quota a Simest, io ho acquisito il restante 51%. Mio nipote Luca è rimasto operativo nella nuova struttura e oggi detiene il 3% della holding.

Quali sono i vostri obiettivi a breve?
Nel giro di 3, 4 anni vogliamo arrivare a raddoppiare il fatturato. Il 2010 si è chiuso a quota 26,8milioni di euro (con una Ebitda del 3.6%), ma già a fine settembre 2011 il turnover era cresciuto del 12% per arrivare, a fine anno, la una crescita che si dovrebbe attestare al 30% (portando l’Ebitda al 5.5/6%).

Oggi ci sono due realtà a livello distributivo, come pensate di unificarle?
La nostra rete distributiva conta oggi sette boutique di proprietà a Milano, Cala di Volpe, Parigi, Londra, New York, Aspen e Beverly Hills e sette negozi in franchising a Firenze, Venezia, Capri, Mosca, Tokio, Hong Kong e Sidney e una forte rete di concessioni in Usa (Neiman Marcus, Bergdorf Goodman, Sak’s Fifth Avenue, Gumps e molti altri). Per quanto riguarda l’estero (che rappresenta il 79% del fatturato aziendale ndr) apriremo altre 3, 4 boutique a Ginevra, Madrid, Chicago e Singapore. Inoltre costituiremo una società in Cina che gestirà almeno due nuove boutique a Shanghai e Pechino e approfondiremo l’esplorazione dei mercati sud americani, indiani e mediorientali. Per quanto concerne l’Italia, nostro terzo mercato dopo Usa ed Europa, stiamo vagliando i clienti per scremare solo quelli in linea con il nostro livello qualitativo.

Cambieranno anche le strategie produttive?
Il nostro fulcro produttivo è nel nord Italia, dove realizziamo le nostre creazioni attraverso una rete di laboratori, in cui vengono tramandate le antiche tecniche orafe come l’incisione e il traforo dei metalli preziosi, elementi distintivi inconfondibili del marchio. Quindi è impossibile e impensabile lasciare questi artisti-artigiani per altre soluzioni.

Alessandra Iannello