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Nino Negri 5 Stelle Sfursat

Nino Negri 5 Stelle Sfursat

L’essenza della ValtellinaValtellina, terra dura ed aspra. Una valle sormontata da montagne dalle pareti scoscese e ripide. Terra di frontiera. Difficile immaginare che su quelle stesse pareti, ogni anno, decine di aziende, coltivino e raccolgano migliaia di grappoli, dai quali nasce uno tra più preziosi vini italiani: lo Sforzato di Valtellina, o meglio lo Sfursat. Un vino, una DOCG, corposa e dura, come duro è il lavoro di vendemmia, effettuata, in gran parte, a mano, trasportando sulle spalle le pesanti gerle. Le pendenze rendono pressoché impossibile l’utilizzo dei trattori. In alcuni casi si utilizzano gli elicotteri.

L’uvaggio è tra i più nobili ed esclusivi che si possano trovare: uva Nebbiolo, varietà Chiavennasca, per almeno il 90%. Uva autoctona: italiana al 100%. La si trova solo in Valtellina e nel vicino Piemonte, dove si trasforma in Barolo e Barbaresco.

Il nome Sfursat nasce  dalla sua particolare tecnica di produzione: l’appassimento dell’uva. Prima di essere pigiate le uve sono sforzate, sottoposte ad un  appassimento naturale, attraverso il quale gli acini perdono acqua, con conseguente concentrazione degli zuccheri. Zuccheri che si trasformeranno in alcol, con tassi che, mediamente, si aggirano tra il 15% ed il 16%. Un processo inusuale per i vini secchi, utilizzato nella produzione dello Sfursat e di un altro grande vino rosso italiano: l’Amarone.

Conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo, il “5 Stelle Sfursat” è tra le più splendide espressioni dello Sforzato della Valtellina. Prodotto dall’azienda Nino Negri, vanta premi e riconoscimenti per ogni singola vendemmia. Azienda che per prima, nel 1956, ha prodotto lo Sfursat con appassimento naturale delle uve.

Il successo del “5 Stelle Sfursat”  nasce da un’attenta selezione delle uve, coltivate solo nei vigneti più vocati delle sottozone di Inferno, Grumello, e all’interno della Fracia, cru di esclusiva proprietà della Nino Negri. Vigneti posti a 400-500 metri di altitudine, bene esposti a sud.

I grappoli, raccolti tra l’ultima settimana di settembre e la prima di ottobre, sono selezionati in modo più che accurato. Posti all’interno di apposite cassette, appassiranno fino alla metà di dicembre, prima di essere pressati e sottoposti ad una prolungata macerazione “in rosso”.

Successivamente, il vino è messo in barrique francesi nuove di Alliere e Nerves, dove riposerà per sedici mesi. Infine, l’affinamento in bottiglia, prima di essere messo in commercio.

Il risultato è un vino da un intenso colore granato. Il “5 Stelle Sfursat” si presenta al naso con profondi profumi di frutta a bacca rossa, aromi balsamici, liquirizia, gli inconfondibili aromi di cacao, pepe nero, prugne secche, fichi secchi e l’immancabile, seppur discreta, vaniglia, segno distintivo dell’affinamento in botte piccola.

In bocca, i sapori, profondi e persistenti, confermano le sensazioni olfattive. I tannini ben presenti, ma non aggressivi. Un vino ben equilibrato ed armonico.

Il “5 Stelle”, come tutti i grandi Sforzati, è un vino che sa premiare le persone pazienti. È infatti un vino da lungo invecchiamento. Mai come in questo caso, il consiglio è di acquistare almeno una cassa da sei bottiglie per ogni vendemmia. Dopo cinque/sei anni se ne apre la prima, per poi proseguire con cadenza annuale. In questo modo sarà possibile apprezzare, fino in fondo, la potente capacità evolutiva di questo grande vino.

Una volta portato a tavola, lo Sfursat deve essere servito in ampi bicchieri ed ad una temperatura di 18 gradi (da evitare la famigerata “temperatura ambiente”!). Predilige piatti importanti, in particolare i secondi di carne rossa, la cacciagione, in particolare la cacciagione di pelo, ed i formaggi di media/lunga stagionatura. Da provare anche fuori pasto, accompagnato con un bel Bitto stagionato.

Danilo della Mura