
A Parigi, tra pietra storica e visioni avanguardiste, c’è un luogo che non è solo un quartier generale ma un vero manifesto estetico: la casa di Jean Paul Gaultier, che ha trasformato un palazzo ottocentesco in un tempio couture dove ogni dettaglio respira stile. Ma come è dentro? È possibile accedervi? Vi ci portiamo noi: gli interni sono un gioco di equilibri, con muri avorio, piastrelle grigio métal stile métro e pavimenti in resina nera lucidissima che diventano specchi per abiti e luci. Sopra, tre grandi vetrate high-tech in ETFE inondano di luce naturale l’ex sala da ballo, trasformandola in una scatola di cristallo contemporanea. Ogni materiale ha un ruolo preciso: il nero esalta le silhouette, le cromie neutre lasciano spazio alla couture, gli specchi monumentali e i lampadari firmati Hervé Audibert aggiungono teatralità senza mai cadere nell’eccesso.
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Architettura che respira moda
Dal piano nobile con le sue vetrate semicircolari ai dettagli di ferro battuto firmati Hannotin, fino alla scala interna che sembra scolpita nella luce, l’edificio racconta una nuova grammatica estetica: architettura come passerella permanente, sempre pronta a cambiare ritmo con la città. Ma il vero gioiello è il couture salon, spazio sospeso tra arte e mito. Qui, nel 2011, Lady Gaga si è seduta accanto a Gaultier per l’iconica intervista Gaga by Gaultier. Sul divano color crema firmato Philippe Starck, tra schizzi sartoriali e confidenze intime, è andata in scena una delle più leggendarie convergenze tra pop e haute couture. Camminare tra queste sale è come entrare in un sogno: le pareti bianche sembrano pelle tesa, le forme affiorano da dietro come presenze latenti, e la luce — fredda, pura, scolpente — trasforma tutto in una dimensione sospesa. Qui, la moda non si mostra soltanto: si abita.
La storia
Nato nel 1912 come sede della Mutualité e rimasto vuoto per anni, l’edificio ha trovato nuova vita nel 2004 grazie alla metamorfosi voluta da Jean Paul Gaultier. “Un luogo in cui le donne siano belle” — una frase semplice, quasi un incantesimo. Da lì prende forma la sfida: affidare ad Alain Moatti & Henri Rivière, allora estranei all’universo couture, la reinvenzione di un palazzo fermo nel tempo. Non si doveva immaginare solo un edificio, ma un mondo. E ci sono riusciti.
