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Armani SS26, l’ultima sfilata disegnata dal Re: cosa ha creato e cosa abbiamo visto

“Non ho mai amato gli stilisti che ignorano la vita reale”, ripeteva spesso Giorgio Armani. Ed era proprio da quella quotidianità che aveva tratto la forza dirompente del suo Emporio: jeans con l’aquilotto e bomber diventati emblemi generazionali, accessibili e desiderabili allo stesso tempo. Una rivoluzione silenziosa che ha saputo cambiare il linguaggio della moda, rendendo la raffinatezza un codice comune. Oggi, per la prima volta senza il suo fondatore in prima fila, Emporio Armani torna a sfilare e lo fa con una collezione che è dichiarazione di leggerezza. Una leggerezza che non parla di fragilità, ma di libertà: liberarsi dai vincoli, alleggerire le forme, restituire alla femminilità un’essenza limpida e moderna. È come rientrare in città dopo l’estate — portando con sé la memoria del sole, ma anche il desiderio di una nuova eleganza quotidiana.
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La prima sfilata dopo la scomparsa di Re Giorgio

A Palazzo Brera stasera l’anima di Giorgio Armani è diventata luce pura, riflessa nelle note di Ludovico Einaudi e nei 127 abiti che non hanno solo sfilato, ma sono un vero e proprio testamento della sua eleganza senza tempo. Agnese Zogla chiude questi attimi memorabili indossando un vestito blu con il ritratto di Giorgio Armani. La commozione, l’emozione, il silenzio, celebrano il ricordo di un uomo e di un artista indelebile. La primavera-estate 2026 si accende con tonalità lattiginose e riflessi di glicine, beige sabbia e grigi madreperla. Tailleur destrutturati, giacche dalle spalle arrotondate, pantaloni ampi e fluidi inaugurano la passerella. Le suggestioni viaggiano tra il Marocco e l’amato Giappone, tra rimandi cinematografici e tessuti di ricerca, dando vita a una femminilità che è insieme spavalda e sognante, radicata nella consapevolezza di sé. Poi la palette si arricchisce: blu polverosi, trasparenze sottili, fiori appena suggeriti. Sovrapposizioni leggere come veli costruiscono un romanticismo sospeso: camicie diafane che scivolano su gonne liquide, gilet materici che dialogano con tessuti evanescenti. Maxi borse intrecciate e occhiali dalla geometria decisa restituiscono alla città un’anima urbana, vibrante di energia.

Il sentimento Armani

Nella seconda parte, i toni si fanno intensi: dal blu notte ai grigi metallici, con bagliori di lilla e turchese. Gli abiti da sera si trasformano in sculture liquide, drappeggi che ondeggiano come mare in tempesta, plissé verticali che amplificano i gesti e catturano la luce. Tessuti a rete tempestati di cristalli, frange e perline sospese nell’aria compongono un epilogo visionario, quasi un rito collettivo. L’applauso finale non è solo un addio, ma una promessa: l’eredità di Armani continuerà a respirare nelle fibre stesse della moda contemporanea.