
È risuonato un applauso lungo e vibrante al termine della presentazione donna primavera/estate 2026 di Dior, la prima collezione femminile firmata da Jonathan Anderson come Creative Director di Dior, dopo il suo storico ruolo totale alla guida del brand – uomo, donna e haute couture. Jonathan Anderson ha saputo armonizzare il passato e il presente del marchio con audacia, reinterpretando codici iconici come la Bar Jacket, ma con proporzioni più fluide, dettagli “sconfinati” fra epoche e materiali. Soprattutto ha osato: cappotti Ottocenteschi rivisitati, gonne mini, denim, volumi e trasparenze che dialogano con la storia couture senza esserne schiavi. La scenografia ha sottolineato questo mix di memoria e sperimentazione: una gigantesca piramide grigia capovolta al centro della passerella, un montaggio di immagini d’archivio che riportano da Christian Dior a Gianfranco Ferré e John Galliano, prima del via agli abiti.
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Vip sotto i riflettori: i protagonisti dello show
Il front row e gli ospiti non sono stati da meno: Jonathan Anderson ha radunato una vera costellazione di celebrità, amici del brand, ex ambasciatori, e figure istituzionali. Ecco chi c’era – e come hanno interpretato il dress code, fra glamour, eccezionale ritorno e sguardi sul futuro.
Johnny Depp – Rientro atteso da tempo sulla scena della Fashion Week: ha assistito allo show Dior in jeans, blazer doppiopetto chiaro, fedora e occhiali da sole. Un’apparizione rarefatta, elegante nella sua nonchalance.
Brigitte Macron – seduta in prima fila, tra Bernard e Delphine Arnault. Presenza istituzionale e simbolica che sottolinea l’importanza dell’evento nella cultura francese.
Anya Taylor-Joy – ambasciatrice Dior, perfettamente in linea con la nuova estetica Anderson.
Rosamund Pike e Jenna Ortega – volti del cinema e della serialità contemporanea, entrambe molto attese; il contrasto fra la loro femminilità potente e gli outfit rigorosi (ma mai rigidi) ha dato slancio allo show.
Deva Cassel, Rosalía, Natalia Vodianova, Marisa Berenson ‒ tra le top model del passato e del presente, icone intramontabili che hanno fatto da ponte tra l’identità storica di Dior e l’audacia contemporanea.
Alessandro Michele, Anna Wintour, Law Roach — figure chiave della moda, testimoni dello statuto del debutto di Anderson come ‘momento storico’ del settore.



Il cambio al vertice
La sfilata segna più di un cambio al vertice: è una dichiarazione di intenzione. Anderson non tenta di cancellare il passato, ma di riscriverlo con ironia, sensibilità contemporanea e un occhio verso la “new luxury” – quella che esalta la s-artigianalità, la heritage, ma non rinuncia a disruption e inclusività. Inoltre l’appeal mediatico è altissimo (social, foto, copertine), utile anche per il posizionamento di Dior nel mercato attuale. Jonathan Anderson non è solo approdato a Dior. Ha inaugurato un capitolo che sembra orientato verso l’equilibrio perfetto: radici profonde, sguardo al domani. Ci sono le ossature del passato (Bar Jacket, sartorialità, heritage) e le ispirazioni fresche (giovani talenti, contaminazioni culturali, street culture). Il fatto che una figura come Brigitte Macron sia sullo stesso palco visivo di Johnny Depp, Rosalía, Natalia Vodianova, significa che Dior sta costruendo ponti: fra culture, generazioni, codici di stile.